Torna a salire la tensione tra Siria e Israele dopo che il regime di Damasco ha puntato i suoi missili su Tel Aviv, che "sarà colpita - dicono fonti vicine ad Assad – se ci saranno nuovi raid" dei caccia dello Stato ebraico.
Radio Vaticana - Israele, dal canto suo, ribadisce che "sarà fatto tutto il possibile" per impedire il trasferimento di armi agli Hezbollah, che sono stati determinanti nella caduta della città di Qusayr nelle mani del regime. Il servizio è di Marina Calculli: Audio. Questa mattina l’esercito siriano assieme all’alleato libanese Hezbollah ha lanciato un'offensiva contro la città di Qusayr. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani i raid aerei stanno piovendo sulla città mentre la tv governativa sostiene che la conquista sia già avvenuta. A metà strada tra il Libano e Homs, Qusayr è un punto strategico fondamentale per collegare i due paesi – in particolare la fertile valle della Bekka, una terra controllata da Hezbollah. L'opposizione denuncia questo attacco come un sabotaggio verso l'ipotesi della conferenza di pace proposta in questi giorni da Stati Uniti e Russia. Bashar d’altra parte ha già detto senza mezzi termini che a questa conferenza la Siria non parteciperà. Intanto cresce la tensione con Israele. Il regime ha puntato le proprie batterie di missili terra-terra Tishreen contro Tel Aviv. Assad non sembra intimidito dall’escalation – per ora solo verbale – e ribadisce : nel caso di un nuovo raid israleliano sul nostro territorio risponderemo con il fuoco. Secondo il Sunday Times, non si tratta solo di parole. I militari, "hanno ricevuto ordine di colpire Israele in caso di altri attacchi".
Sui rischi di questo scenario di tensione tra Siria e Israele, Salvatore Sabatino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze: Audio.
R. – Certo, lo scenario dell’incidente è sempre possibile. E’ anche vero che i missili russi di cui Assad dispone, e altri che potrebbero arrivare, sono praticamente sempre in mano a consiglieri militari russi, che ne decidono l’uso e ne guidano il lancio. Quindi non è il regime che ne dispone interamente. E’ indubbio che sia questi missili già disponibili sia altri di cui Mosca ha assicurato l’arrivo, in base a vecchi contratti, sono pedine da giocare sul terreno di una trattativa diplomatica, su cui sia Mosca sia Washington hanno concordato dovrebbero avere luogo in giugno. E a questa trattativa Mosca, e quindi la Siria, vuole arrivare da posizioni di forza.
D. – Israele, dal canto suo, ribadisce che sarà fatto tutto il possibile per impedire il trasferimento di armi agli Hezbollah. Il Libano insomma torna ad essere un attore di primo piano nella regione...
R. – Soprattutto Hezbollah torna ad essere un attore e questo non gli giova nello Stato di casa, dove finora si era presentato come forza di governo e quindi, in qualche modo, di garanzia e di stabilità. Difendendo l’alleato siriano rischia molto proprio nella sua base di partenza.
D. – Molti analisti valutano che in caso di attacco Israele si troverebbe, comunque, impelagata su più fronti, innanzitutto con l’Iran. Lei cosa ne pensa?
R. – Non credo che l’Iran abbia intenzione di attaccare Israele se Israele attaccasse per una qualche ragione convogli siriani, destinati ad Hezbollah. Non ci pensano nemmeno. L’Iran, non dimentichiamolo, nei prossimi mesi avrà appuntamenti e nodi elettori e politici importantissimi e su questi si concentrerà.
Radio Vaticana - Israele, dal canto suo, ribadisce che "sarà fatto tutto il possibile" per impedire il trasferimento di armi agli Hezbollah, che sono stati determinanti nella caduta della città di Qusayr nelle mani del regime. Il servizio è di Marina Calculli: Audio. Questa mattina l’esercito siriano assieme all’alleato libanese Hezbollah ha lanciato un'offensiva contro la città di Qusayr. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani i raid aerei stanno piovendo sulla città mentre la tv governativa sostiene che la conquista sia già avvenuta. A metà strada tra il Libano e Homs, Qusayr è un punto strategico fondamentale per collegare i due paesi – in particolare la fertile valle della Bekka, una terra controllata da Hezbollah. L'opposizione denuncia questo attacco come un sabotaggio verso l'ipotesi della conferenza di pace proposta in questi giorni da Stati Uniti e Russia. Bashar d’altra parte ha già detto senza mezzi termini che a questa conferenza la Siria non parteciperà. Intanto cresce la tensione con Israele. Il regime ha puntato le proprie batterie di missili terra-terra Tishreen contro Tel Aviv. Assad non sembra intimidito dall’escalation – per ora solo verbale – e ribadisce : nel caso di un nuovo raid israleliano sul nostro territorio risponderemo con il fuoco. Secondo il Sunday Times, non si tratta solo di parole. I militari, "hanno ricevuto ordine di colpire Israele in caso di altri attacchi".
Sui rischi di questo scenario di tensione tra Siria e Israele, Salvatore Sabatino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze: Audio.
R. – Certo, lo scenario dell’incidente è sempre possibile. E’ anche vero che i missili russi di cui Assad dispone, e altri che potrebbero arrivare, sono praticamente sempre in mano a consiglieri militari russi, che ne decidono l’uso e ne guidano il lancio. Quindi non è il regime che ne dispone interamente. E’ indubbio che sia questi missili già disponibili sia altri di cui Mosca ha assicurato l’arrivo, in base a vecchi contratti, sono pedine da giocare sul terreno di una trattativa diplomatica, su cui sia Mosca sia Washington hanno concordato dovrebbero avere luogo in giugno. E a questa trattativa Mosca, e quindi la Siria, vuole arrivare da posizioni di forza.
D. – Israele, dal canto suo, ribadisce che sarà fatto tutto il possibile per impedire il trasferimento di armi agli Hezbollah. Il Libano insomma torna ad essere un attore di primo piano nella regione...
R. – Soprattutto Hezbollah torna ad essere un attore e questo non gli giova nello Stato di casa, dove finora si era presentato come forza di governo e quindi, in qualche modo, di garanzia e di stabilità. Difendendo l’alleato siriano rischia molto proprio nella sua base di partenza.
D. – Molti analisti valutano che in caso di attacco Israele si troverebbe, comunque, impelagata su più fronti, innanzitutto con l’Iran. Lei cosa ne pensa?
R. – Non credo che l’Iran abbia intenzione di attaccare Israele se Israele attaccasse per una qualche ragione convogli siriani, destinati ad Hezbollah. Non ci pensano nemmeno. L’Iran, non dimentichiamolo, nei prossimi mesi avrà appuntamenti e nodi elettori e politici importantissimi e su questi si concentrerà.
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