Una giornalista del canale ‘all news’ Al Ikhbariya è stata uccisa nei
pressi di Qusayr, nell’ovest del apese, da giorni teatro di violenti
combattimenti tra soldati dell’esercito regolare e ribelli armati.
Misna - Lo ha confermato l’emittente per cui la ventiseienne Yara Abbas, originaria di Homs, lavorava, precisando che la sua morte è avvenuta vicino l’aeroporto di Dabaa, a nord della città. Il decesso della giovane reporter è stato confermato anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong basata a Londra ma con una fitta rete di contatti nel paese, secondo cui un cecchino ha colpito la troupe del’emittente ferendo altre due persone.
La morte della giornalista porta a 24 il numero dei reporter uccisi in Siria dall’inizio del conflitto, senza contare i 58 cittadini-giornalisti anch’essi uccisi nelle violenze in corso dal novembre 2011. Minata dalle divisioni interne e stretta tra le pressioni internazionali intanto, la Coalizione nazionale di opposizione, da giorni riunita a Istanbul, resta paralizzata e incapace di eleggere i nuovi rappresentanti delle forze moderate che – sostenute dagli alleati occidentali per ridurre il peso dei movimenti islamici – intendono entrare a far parte della piattaforma.
A qualche settimana dalla Conferenza di Ginevra II, voluta da Russia e Stati Unti, l’opposizione rischia dunque di arrivare impreparata all’incontro, unica iniziativa diplomatica ad aver sollevato qualche speranza negli ultimi mesi, mentre il timore che il conflitto si estenda aumenta con il passare dei giorni.
Ieri mattina due razzi hanno colpito un quartiere sciita di Beirut, in Libano, considerato uno dei bastioni del movimento Hezbollah, impegnato con le sue milizie a Qusayr, in sostegno dell’esercito siriano. Intanto, a Tripoli nel nord a una trentina di chilometri dal confine con la Siria, ha raggiunto quota 31 morti il bilancio negli scontri fra i sostenitori di Bashar al Assad, e i cittadini sunniti, che fiancheggiano i ribelli.
Misna - Lo ha confermato l’emittente per cui la ventiseienne Yara Abbas, originaria di Homs, lavorava, precisando che la sua morte è avvenuta vicino l’aeroporto di Dabaa, a nord della città. Il decesso della giovane reporter è stato confermato anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong basata a Londra ma con una fitta rete di contatti nel paese, secondo cui un cecchino ha colpito la troupe del’emittente ferendo altre due persone.
La morte della giornalista porta a 24 il numero dei reporter uccisi in Siria dall’inizio del conflitto, senza contare i 58 cittadini-giornalisti anch’essi uccisi nelle violenze in corso dal novembre 2011. Minata dalle divisioni interne e stretta tra le pressioni internazionali intanto, la Coalizione nazionale di opposizione, da giorni riunita a Istanbul, resta paralizzata e incapace di eleggere i nuovi rappresentanti delle forze moderate che – sostenute dagli alleati occidentali per ridurre il peso dei movimenti islamici – intendono entrare a far parte della piattaforma.
A qualche settimana dalla Conferenza di Ginevra II, voluta da Russia e Stati Unti, l’opposizione rischia dunque di arrivare impreparata all’incontro, unica iniziativa diplomatica ad aver sollevato qualche speranza negli ultimi mesi, mentre il timore che il conflitto si estenda aumenta con il passare dei giorni.
Ieri mattina due razzi hanno colpito un quartiere sciita di Beirut, in Libano, considerato uno dei bastioni del movimento Hezbollah, impegnato con le sue milizie a Qusayr, in sostegno dell’esercito siriano. Intanto, a Tripoli nel nord a una trentina di chilometri dal confine con la Siria, ha raggiunto quota 31 morti il bilancio negli scontri fra i sostenitori di Bashar al Assad, e i cittadini sunniti, che fiancheggiano i ribelli.
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