martedì, maggio 28, 2013
Si chiama “housing sociale” ed è un progetto che nasce a Torino per aiutare chi si trova in difficoltà economica ed ha bisogno di un posto in cui vivere

“Sharing” è un albergo sociale che nasce con l’intento di offrire casa a chi non ha la possibilità di permettersene una. Si tratta di uno dei cavalli di battaglia di tante campagne elettorali, che finalmente si è concretizzato, permettendo di attenuare, seppur in minima parte, il problema dell’alloggio. Il palazzo in questione era un vecchio edificio abbandonato di Torino in cui una volta c’erano le Poste e che, dopo le dovute restaurazioni, ha avuto una "seconda possibilità", così come i 9mila ospiti dell’edificio durante il primo anno.

Come spiega Mario Ferretti, uno degli amministratori dell’albergo sociale: “L’idea è nata perché c’è stata l’occasione. Il comune di Torino aveva infatti indetto il bando, nel 2008, per l’acquisto e la gestione di un albergo in periferia, disabitato, che era delle Poste. Sharing è il primo progetto di housing sociale temporaneo – continua – realizzato a Torino, e anche in Italia al momento. E’ una soluzione abitativa temporanea per le persone che si trovano in momenti critici, o che vengono da fuori per studiare o lavorare. In parte si contribuisce anche all’emergenza abitativa del comune di Torino, per le persone sfrattate”.

L’edificio offre altri servizi, tra cui una mensa economica, una biblioteca, il wifi gratuito, il doposcuola per bambini e un poliambulatorio (aperto anche agli altri cittadini a prezzi sociali).

Ovviamente non tutti possono usufruire del servizio: è necessario infatti non disporre di un reddito dimostrabile oppure non avere un reddito più alto di 12mila euro lordi annui. Le richieste arrivano principalmente da studenti (spesso stranieri), giovani coppie e lavoratori in trasferta, ma soddisfa anche emergenze abitative del comune.

“Il bilancio del progetto – conclude Ferretti – è positivo. Siamo in pareggio e abbiamo raggiunto i ricavi attesi”. In effetti c’è già in cantiere il progetto di realizzare un altro albergo sociale sempre a Torino, con l’auspicio che altre città decidano di seguire questo esempio.


È presente 1 commento

Matteo Mattioli ha detto...

Può un progetto di edilizia pubblica trasformarsi in truffa?

Nel 2002 Alisei ONG avvia un progetto di autocostruzione assistita denominato "un tetto per tutti" proponendo alle amministrazioni locali un sistema di edilizia sociale a costo zero.Le amministrazioni locali della Lombardia e dell'Umbria sono le prime a pubblicare bandi pubblici per costituire una graduatoria da cui attingere e avviano cantieri, 5 nell'area del milanese e 5 in quella del perugino.
A distanza di qualche anno si aggiungono le amministrazioni comunali di Ravenna (3 cantieri), Padova, Cremona, Napoli e Caserta. Di questi cantieri solo un paio vengono completati, i restanti vengono abbandonati, altri vengono testardamente conclusi dagli autocostruttori che si sobbarcano costi quasi duplicati.
Il cantiere di Filetto (RA) è uno degli ultimi ad essere avviato e dal 2009 dopo 20.000 ore di lavoro è bloccato.
Questa l’intervista di Liberaradio: http://bit.ly/151rLI1
Queste immagini si riferiscono all'occupazione del cantiere durata 94 giorni.Nonostante le famiglie siano state selezionate attraverso un bando pubblico, si ritrovano a distanza di 4 anni senza casa e con un debito verso la banca di 1.322.000 €.
Questa l’inchiesta del Corsera: bit.ly/WOwDjo
Il progetto di Ravenna non è un caso sporadico: http://bit.ly/ZPN9k6
Cosa ha fatto e cosa sta facendo il Comune per queste famiglie…?
Questo: http://bit.ly/10oH94f
Il fatto che fosse stato emesso fermo amministrativo ad Alisei ONG dell'ottobre 2006: http://bit.ly/10KBMMN
non escludeva la ONG da un progetto di questo genere?

@autocostruttore - Matteo Mattioli

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