Rodolfo Fiesoli fondò nel 1977 insieme all’amico Goffredi il “Forteto”, una comunità per disagiati nel Mugello, ritenuta però responsabile di abusi e violenze nei confronti dei giovani che ospitava
di Ilaria Sulla
Il Forteto si è contraddistinto nel corso degli anni per le grandi lodi di molti politici ma per altrettanti sospetti. Dietro a quella maschera di eccellenza (la comunità è conosciuta per aver raccolto in più di 30 anni molti giovani disagiati) c’era una setta vera e propria. A farne le spese erano proprio gli sfortunati che vi si recavano per essere protetti: bambini e adolescenti che credevano di trovare riparo e invece ritrovavano spesso le stesse violenze da cui erano scappati. “E’ un processo unico nella storia della nostra Repubblica per la durata e la gravità dei fatti contestati”, afferma il procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei. “Dobbiamo capire come è possibile che tutti si fossero convinti dell’eccellenza del Forteto – continua il procuratore -, che persone di quel tipo siano state trasformate in esempi per l’educazione dei giovani con tanta disinvoltura. Al dibattimento si scoprirà la vera storia del Forteto”.
Lo scandalo è che proprio Fiesoli non era nuovo a questo tipo di accuse: già nel lontano 1985 era stato condannato a 2 anni di reclusione per maltrattamenti a una ragazza a lui affidata, atti di libidine violenta e corruzione. Evidentemente dettagli di poco conto, perché in seguito gli furono affidati 58 giovani come se nulla fosse accaduto.
Fiesoli era conosciuto come il “Profeta”, e al “Profeta” bisognava obbedire, altrimenti le ritorsioni erano violenze fisiche e psicologiche o addirittura minacce di morte. Nel corso degli anni il Forteto era diventata la casa di abusi di ogni genere, compresi quelli sessuali (a Fiesoli ne vengono contestati 5). Ma il “Profeta” non è l’unico sotto inchiesta: tutto il nucleo fondatore della comunità dovrà rispondere a chi di dovere. Ad oggi, escluso Fiesoli, gli indagati sono 21: Francesco Bacci, Maria Angela Bocchino, Marco Ceccherini, Mariella Consorti, Marida Giorgi, Luigi Goffredi, Elena Lascialfari, Silvano Montorsi, Stefano Paolo Pezzati, Matteo Pizzi, Domenico Premoli, Gianni Romoli, Stefano e Sauro Massimo Sarti, Elisabetta Sassi, Luigi Serpi, Daniela e Maria Francesca Tardani, Elena Maria Tempestini, Andrea Turini e Marco Vannucchi. Sono coloro che avrebbero perpetrato un tragico plagio nei confronti di adolescenti che dovevano tutelare come fossero loro figli. Molte giovani vittime hanno trovato il coraggio di testimoniare, raccontando la crudele vita che conducevano: si definiscono “prede” (con o senza il consenso dei genitori affidatari) di una realtà che li costringeva a parlare solo di sesso, ad “affidarsi” al Profeta come a un padre biologico. E se provavano qualche timore gli veniva detto: “...ma lasciati andare! Rodolfo fa così con tutti, è normale, ti leva questa materialità!”.
L’omosessualita, all’interno del Forteto, era una tappa obbligata: in questo modo si evitava la possibilità di procreare e quindi di fornire prove degli abusi. Adolescenti obbligati ad avere rapporti tra di loro, giovani donne violentate dalle madri affidatarie, abusi nei confronti di disabili, lavori forzati e molte altre sono le accuse che gravano sulle spalle del Forteto. “C’era un solo telefono e ogni giorno i bambini subivano dei richiami e venivano messi alla berlina davanti a tutti. Le chiamate venivano amplificate in un altoparlante in sala mensa e quindi il bambino non poteva raccontare”, denuncia il consigliere regionale Chiericani. “Sono arrivato nel Forteto a 14 anni e ha abusato di me. Non era solo il Fiesoli che abusava di me, con gli altri ragazzi non ho mai parlato degli abusi”, afferma una vittima. Ognuna di queste parole è finita in una relazione di 80 pagine nelle mani di una commissione incaricata di indagare.
Il Forteto, questo mondo a parte in cui decine di giovani hanno cercato salvezza e hanno trovato l’inferno, dovrà rispondere di accuse gravissime, tra cui quella di aver privato i loro affidati della libertà che ogni uomo, a maggior ragione se minorenne, merita. Racconta un testimone: “Vivono, lavorano insieme e non hanno quasi mai rapporti con l’esterno”. Ogni testimonianza ci fa pensare a tutto fuorché a una comunità. Quello che appare è una setta vera e propria, teatro di violenze che i responsabili avranno per tutta la vita sulla coscienza.
di Ilaria Sulla
Il Forteto si è contraddistinto nel corso degli anni per le grandi lodi di molti politici ma per altrettanti sospetti. Dietro a quella maschera di eccellenza (la comunità è conosciuta per aver raccolto in più di 30 anni molti giovani disagiati) c’era una setta vera e propria. A farne le spese erano proprio gli sfortunati che vi si recavano per essere protetti: bambini e adolescenti che credevano di trovare riparo e invece ritrovavano spesso le stesse violenze da cui erano scappati. “E’ un processo unico nella storia della nostra Repubblica per la durata e la gravità dei fatti contestati”, afferma il procuratore aggiunto Giuliano Giambartolomei. “Dobbiamo capire come è possibile che tutti si fossero convinti dell’eccellenza del Forteto – continua il procuratore -, che persone di quel tipo siano state trasformate in esempi per l’educazione dei giovani con tanta disinvoltura. Al dibattimento si scoprirà la vera storia del Forteto”.
Lo scandalo è che proprio Fiesoli non era nuovo a questo tipo di accuse: già nel lontano 1985 era stato condannato a 2 anni di reclusione per maltrattamenti a una ragazza a lui affidata, atti di libidine violenta e corruzione. Evidentemente dettagli di poco conto, perché in seguito gli furono affidati 58 giovani come se nulla fosse accaduto.
Fiesoli era conosciuto come il “Profeta”, e al “Profeta” bisognava obbedire, altrimenti le ritorsioni erano violenze fisiche e psicologiche o addirittura minacce di morte. Nel corso degli anni il Forteto era diventata la casa di abusi di ogni genere, compresi quelli sessuali (a Fiesoli ne vengono contestati 5). Ma il “Profeta” non è l’unico sotto inchiesta: tutto il nucleo fondatore della comunità dovrà rispondere a chi di dovere. Ad oggi, escluso Fiesoli, gli indagati sono 21: Francesco Bacci, Maria Angela Bocchino, Marco Ceccherini, Mariella Consorti, Marida Giorgi, Luigi Goffredi, Elena Lascialfari, Silvano Montorsi, Stefano Paolo Pezzati, Matteo Pizzi, Domenico Premoli, Gianni Romoli, Stefano e Sauro Massimo Sarti, Elisabetta Sassi, Luigi Serpi, Daniela e Maria Francesca Tardani, Elena Maria Tempestini, Andrea Turini e Marco Vannucchi. Sono coloro che avrebbero perpetrato un tragico plagio nei confronti di adolescenti che dovevano tutelare come fossero loro figli. Molte giovani vittime hanno trovato il coraggio di testimoniare, raccontando la crudele vita che conducevano: si definiscono “prede” (con o senza il consenso dei genitori affidatari) di una realtà che li costringeva a parlare solo di sesso, ad “affidarsi” al Profeta come a un padre biologico. E se provavano qualche timore gli veniva detto: “...ma lasciati andare! Rodolfo fa così con tutti, è normale, ti leva questa materialità!”.
L’omosessualita, all’interno del Forteto, era una tappa obbligata: in questo modo si evitava la possibilità di procreare e quindi di fornire prove degli abusi. Adolescenti obbligati ad avere rapporti tra di loro, giovani donne violentate dalle madri affidatarie, abusi nei confronti di disabili, lavori forzati e molte altre sono le accuse che gravano sulle spalle del Forteto. “C’era un solo telefono e ogni giorno i bambini subivano dei richiami e venivano messi alla berlina davanti a tutti. Le chiamate venivano amplificate in un altoparlante in sala mensa e quindi il bambino non poteva raccontare”, denuncia il consigliere regionale Chiericani. “Sono arrivato nel Forteto a 14 anni e ha abusato di me. Non era solo il Fiesoli che abusava di me, con gli altri ragazzi non ho mai parlato degli abusi”, afferma una vittima. Ognuna di queste parole è finita in una relazione di 80 pagine nelle mani di una commissione incaricata di indagare.
Il Forteto, questo mondo a parte in cui decine di giovani hanno cercato salvezza e hanno trovato l’inferno, dovrà rispondere di accuse gravissime, tra cui quella di aver privato i loro affidati della libertà che ogni uomo, a maggior ragione se minorenne, merita. Racconta un testimone: “Vivono, lavorano insieme e non hanno quasi mai rapporti con l’esterno”. Ogni testimonianza ci fa pensare a tutto fuorché a una comunità. Quello che appare è una setta vera e propria, teatro di violenze che i responsabili avranno per tutta la vita sulla coscienza.
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Sono presenti 4 commenti
Non è molto corretto da un punto di vista giornalistico presentare queste congetture come fatti reali, visto che per ora non lo sono.
Direi che per ora sono solo accuse non provate e aspetterei a esprimere condanne definitive, fino a quando i giudici non diranno la loro.
O vogliamo aumentare ancora il calderone mediatico che si è creato attorno a questa triste vicenda?
questo non è un giudizio ma una denuncia.in questo paese si può dir male di tutti e di tutto purchè, gratta gratta, siano sempre della banda avversaria.
Se uno solo è stato toccato è giusto che si sappia e che il colpevole paghi . Punto.
questa è una associazione criminale .sono coinvolti anche magistrati e politici quelli diversi , moralmente diversi cioè comunisti .
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