“Se vogliamo essere discepoli di Gesù, dobbiamo diventare testimoni della risurrezione".
"Certo, la testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, diventa martirio; e infatti testimonianza in greco si dice martyrion. Dalla testimonianza al martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore alla testimonianza. […] Il testimone è testimone di una presenza del Cristo presente dentro, anzi dovrebbe diventare trasparenza di questa presenza. E testimonia la presenza di Cristo attraverso la sua vita, vissuta proprio con questo desiderio costante di vivere in una comunione di lui. Ricordate San Paolo: Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo. Ecco, questo è un desiderio che diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita, che va al di là della vita stessa. Anzi quasi può sembrare una porta chiusa da aprire per potere aprirsi a questo splendore di comunione con lui”. Padre Pino Puglisi aveva pronunciato queste parole in un suo intervento, nell’agosto del 1991, durante il 42° Convegno nazionale del Movimento d’ispirazione francescana, Presenza del Vangelo. Due anni più tardi, il 15 settembre del 1993, verrà giustiziato alla mafia. Era il giorno del suo 56° compleanno.
Può sembrare arduo accostare i temi della fede con le questioni di “mafia”. Ma così non è. Perché opporsi alla logica perversa e violenta delle mafie è senza dubbio un segno di fede, di cui si fanno e si sono fatti carico, nella propria azione pastorale, molti sacerdoti, alcuni fino al martirio. Che di martirio, cioè di morte in odium fidei, si tratti, nel caso di don Puglisi è stato accertato grazie al postulatore della causa di beatificazione, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone, come da lui raccontato nel libro La sapienza del sorriso (Paoline). Nel libro mons. Bertolone mette in luce come l’essere sacerdote e pastore fino in fondo, fedele al Vangelo che viveva e annunciava, ha messo don Pino in rotta di collisione con la mafia. È la sua fede che ha “disturbato” i mafiosi, fino alla decisione di toglierlo di mezzo. Un martirio riconosciuto come tale e che porterà alla beatificazione di don Pino il prossimo 25 maggio a Palermo.
Roma, 13 maggio 2013
"Certo, la testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, diventa martirio; e infatti testimonianza in greco si dice martyrion. Dalla testimonianza al martirio il passo è breve, anzi è proprio questo che dà valore alla testimonianza. […] Il testimone è testimone di una presenza del Cristo presente dentro, anzi dovrebbe diventare trasparenza di questa presenza. E testimonia la presenza di Cristo attraverso la sua vita, vissuta proprio con questo desiderio costante di vivere in una comunione di lui. Ricordate San Paolo: Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo. Ecco, questo è un desiderio che diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita, che va al di là della vita stessa. Anzi quasi può sembrare una porta chiusa da aprire per potere aprirsi a questo splendore di comunione con lui”. Padre Pino Puglisi aveva pronunciato queste parole in un suo intervento, nell’agosto del 1991, durante il 42° Convegno nazionale del Movimento d’ispirazione francescana, Presenza del Vangelo. Due anni più tardi, il 15 settembre del 1993, verrà giustiziato alla mafia. Era il giorno del suo 56° compleanno.
Può sembrare arduo accostare i temi della fede con le questioni di “mafia”. Ma così non è. Perché opporsi alla logica perversa e violenta delle mafie è senza dubbio un segno di fede, di cui si fanno e si sono fatti carico, nella propria azione pastorale, molti sacerdoti, alcuni fino al martirio. Che di martirio, cioè di morte in odium fidei, si tratti, nel caso di don Puglisi è stato accertato grazie al postulatore della causa di beatificazione, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone, come da lui raccontato nel libro La sapienza del sorriso (Paoline). Nel libro mons. Bertolone mette in luce come l’essere sacerdote e pastore fino in fondo, fedele al Vangelo che viveva e annunciava, ha messo don Pino in rotta di collisione con la mafia. È la sua fede che ha “disturbato” i mafiosi, fino alla decisione di toglierlo di mezzo. Un martirio riconosciuto come tale e che porterà alla beatificazione di don Pino il prossimo 25 maggio a Palermo.
Roma, 13 maggio 2013
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.