Uno storico debutto tra arte e fede nella celebre manifestazione internazionale di arte contemporanea. I primi 11 capitoli della Genesi saranno oggetto di riflessione per i visitatori
di Carlo Mafera
La Santa Sede sarà presente con un proprio padiglione alla 55° edizione della manifestazione lagunare che si svolgerà dal prossimo 1° giugno fino al 24 ottobre 2013. Ad annunciare l’evento è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che ha presentato oggi l'iniziativa nella Sala Stampa vaticana. È la prima volta nella storia che il Vaticano prende parte alla prestigiosa kermesse di arte contemporanea; per questo, ogni scelta - artistica ed economica - è stata accuratamente vagliata da un comitato scientifico posto appositamente in essere dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.
L’iniziativa è stato promossa in vista di un solo obiettivo, ha spiegato il cardinale Ravasi: “Ricostruire il dialogo interrotto, una sorta di divorzio, non sempre consensuale, che si è consumato tra arte e fede, soprattutto nel secolo scorso. L’esposizione offrirà quindi l’occasione per ‘tentare un dialogo autentico’ tra la componente religiosa e l’arte contemporanea, una delle espressioni più significative della cultura degli ultimi decenni”.
D’altra parte a Piazza S. Pietro l’8 dicembre 1965, a chiusura del Concilio Vaticano II, i Padri conciliari, tra i vari messaggi alle diverse categorie sociali e professionali, indirizzarono queste parole agli artisti: “Il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione. E ciò grazie alle vostre mani”.
A distanza di tanti anni la responsabilità di rappresentare la Santa Sede al suo debutto nel mondo dell’arte è toccata a tre artisti: Studio Azzurro (storico gruppo milanese, unica rappresentanza italiana nel padiglione), il ceco Josef Koudelka e l’australiano Lawrence Carroll: a questi artisti il difficile e delicato compito di rappresentare il tema del padiglione, ovvero i primi undici capitoli della Genesi, divisi in tre nuclei tematici di Creazione, De–creazione e Ri-creazione.
Nel suo desiderio di ‘riconciliazione’ con il mondo dell’arte contemporanea il tema forse più vicino era proprio quello del libro della Genesi dove il rapporto tra bellezza e verità si estrinseca in modo evidente. Micol Forti, studiosa di arte moderna e contemporanea, direttrice dal 2000 della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, insegnante per sei anni di Letteratura Artistica a “La Sapienza” Università di Roma, ha raccontato di essere rimasta colpita “di quanto gli artisti siano voluti entrare con intensità nel progetto e nel tema proposto” e nello stesso tempo stupita del fatto che il loro desiderio di conoscere prescindesse dalla loro fede personale.
Ecco i tre momenti della mostra sulla Genesi, come si legge nella nota informativa dell’organo di comunicazione del Vaticano: “La Creazione è stata affidata a Studio Azzurro. Attraverso un utilizzo meditato dei nuovi media, lo storico gruppo milanese ha risolto la sfida con un’installazione interattiva che vede l’uomo in posizione centrale e stimola l’osservatore ad un movimento fisico-sensoriale e mentale, nello spazio circostante e nella memoria collettiva e individuale. Per la De-Creazione è stato scelto il fotografo ceco Josef Koudelka: la potenza delle sue fotografie panoramiche in bianco e nero racconta la contrapposizione dell’uomo al mondo e alle sue leggi, morali e naturali, e la distruzione materiale derivante dalla perdita di senso etico. La speranza insita nella Ri-Creazione trova espressione nella specificità dell’arte di Lawrence Carroll. La sua capacità di ridare vita ai materiali di recupero, trasfigurandoli attraverso processi di ripensamento e rigenerazione, apre contro ogni previsione nuove possibilità di coesistenza tra dimensioni all’apparenza estranee come fragilità e monumentalità”.
Significative le dichiarazioni del prof. Paolo Baratta, responsabile dei Musei vaticani, presente alla conferenza stampa di presentazione: “La scelta della Santa Sede coincide con un periodo nel quale l’arte contemporanea, un tempo oggetto di attenzione di ristrette minoranze, ha rotto gli argini ed è diventata oggetto di attenzione di una sempre più vasta comunità: è diventata popolare. Questa espansione ha accentuato il pericolo di mercificazione, accrescendo anche le tentazioni in tal senso della fragile pratica dell’artista. Il contemporaneo dilagare di immagini e le possibilità nuove del loro utilizzo offerte dalla tecnologia, possono, a loro volta, indurre il pericolo di un affievolimento della capacità (per non dire dell’interesse e del desiderio) di interrogare l’opera d’arte enucleandola dalle infinite invenzioni creative che la modernità ci offre. E si rischia anche che, dopo tanto avanzamento, possa intervenire una regressione con perdita di vitalità. A fronte di questi rischi sta pur sempre la straordinaria importanza di questo ‘avanzamento’ per le opportunità che offre ad un più ampio e coinvolgente dialogo sull’arte”.
“L’arte contemporanea – ha concluso Baratta - nei suoi alterni sviluppi ha visto artisti proclamare idee ed esprimere concetti che cercano forme e, all’opposto, ha visto artisti creare forme che sollecitano riflessioni; ma ha sempre avuto davanti a sé come oggetto di interesse l’uomo e i suoi quesiti, alla ricerca non della passività del consumatore, ma della attiva partecipazione di chi la osserva”.
Insomma, sembra molto significativa la presenza della Santa Sede in un palcoscenico così importante, perché santificare l’arte significa darle importanza ad un mezzo espressivo e come mezzo per raggiungere contemporaneamente, se opportunamente usato, bellezza, bontà, verità e unità.
di Carlo Mafera
La Santa Sede sarà presente con un proprio padiglione alla 55° edizione della manifestazione lagunare che si svolgerà dal prossimo 1° giugno fino al 24 ottobre 2013. Ad annunciare l’evento è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che ha presentato oggi l'iniziativa nella Sala Stampa vaticana. È la prima volta nella storia che il Vaticano prende parte alla prestigiosa kermesse di arte contemporanea; per questo, ogni scelta - artistica ed economica - è stata accuratamente vagliata da un comitato scientifico posto appositamente in essere dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.
L’iniziativa è stato promossa in vista di un solo obiettivo, ha spiegato il cardinale Ravasi: “Ricostruire il dialogo interrotto, una sorta di divorzio, non sempre consensuale, che si è consumato tra arte e fede, soprattutto nel secolo scorso. L’esposizione offrirà quindi l’occasione per ‘tentare un dialogo autentico’ tra la componente religiosa e l’arte contemporanea, una delle espressioni più significative della cultura degli ultimi decenni”.
D’altra parte a Piazza S. Pietro l’8 dicembre 1965, a chiusura del Concilio Vaticano II, i Padri conciliari, tra i vari messaggi alle diverse categorie sociali e professionali, indirizzarono queste parole agli artisti: “Il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione. E ciò grazie alle vostre mani”.
A distanza di tanti anni la responsabilità di rappresentare la Santa Sede al suo debutto nel mondo dell’arte è toccata a tre artisti: Studio Azzurro (storico gruppo milanese, unica rappresentanza italiana nel padiglione), il ceco Josef Koudelka e l’australiano Lawrence Carroll: a questi artisti il difficile e delicato compito di rappresentare il tema del padiglione, ovvero i primi undici capitoli della Genesi, divisi in tre nuclei tematici di Creazione, De–creazione e Ri-creazione.
Nel suo desiderio di ‘riconciliazione’ con il mondo dell’arte contemporanea il tema forse più vicino era proprio quello del libro della Genesi dove il rapporto tra bellezza e verità si estrinseca in modo evidente. Micol Forti, studiosa di arte moderna e contemporanea, direttrice dal 2000 della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, insegnante per sei anni di Letteratura Artistica a “La Sapienza” Università di Roma, ha raccontato di essere rimasta colpita “di quanto gli artisti siano voluti entrare con intensità nel progetto e nel tema proposto” e nello stesso tempo stupita del fatto che il loro desiderio di conoscere prescindesse dalla loro fede personale.
Ecco i tre momenti della mostra sulla Genesi, come si legge nella nota informativa dell’organo di comunicazione del Vaticano: “La Creazione è stata affidata a Studio Azzurro. Attraverso un utilizzo meditato dei nuovi media, lo storico gruppo milanese ha risolto la sfida con un’installazione interattiva che vede l’uomo in posizione centrale e stimola l’osservatore ad un movimento fisico-sensoriale e mentale, nello spazio circostante e nella memoria collettiva e individuale. Per la De-Creazione è stato scelto il fotografo ceco Josef Koudelka: la potenza delle sue fotografie panoramiche in bianco e nero racconta la contrapposizione dell’uomo al mondo e alle sue leggi, morali e naturali, e la distruzione materiale derivante dalla perdita di senso etico. La speranza insita nella Ri-Creazione trova espressione nella specificità dell’arte di Lawrence Carroll. La sua capacità di ridare vita ai materiali di recupero, trasfigurandoli attraverso processi di ripensamento e rigenerazione, apre contro ogni previsione nuove possibilità di coesistenza tra dimensioni all’apparenza estranee come fragilità e monumentalità”.
Significative le dichiarazioni del prof. Paolo Baratta, responsabile dei Musei vaticani, presente alla conferenza stampa di presentazione: “La scelta della Santa Sede coincide con un periodo nel quale l’arte contemporanea, un tempo oggetto di attenzione di ristrette minoranze, ha rotto gli argini ed è diventata oggetto di attenzione di una sempre più vasta comunità: è diventata popolare. Questa espansione ha accentuato il pericolo di mercificazione, accrescendo anche le tentazioni in tal senso della fragile pratica dell’artista. Il contemporaneo dilagare di immagini e le possibilità nuove del loro utilizzo offerte dalla tecnologia, possono, a loro volta, indurre il pericolo di un affievolimento della capacità (per non dire dell’interesse e del desiderio) di interrogare l’opera d’arte enucleandola dalle infinite invenzioni creative che la modernità ci offre. E si rischia anche che, dopo tanto avanzamento, possa intervenire una regressione con perdita di vitalità. A fronte di questi rischi sta pur sempre la straordinaria importanza di questo ‘avanzamento’ per le opportunità che offre ad un più ampio e coinvolgente dialogo sull’arte”.
“L’arte contemporanea – ha concluso Baratta - nei suoi alterni sviluppi ha visto artisti proclamare idee ed esprimere concetti che cercano forme e, all’opposto, ha visto artisti creare forme che sollecitano riflessioni; ma ha sempre avuto davanti a sé come oggetto di interesse l’uomo e i suoi quesiti, alla ricerca non della passività del consumatore, ma della attiva partecipazione di chi la osserva”.
Insomma, sembra molto significativa la presenza della Santa Sede in un palcoscenico così importante, perché santificare l’arte significa darle importanza ad un mezzo espressivo e come mezzo per raggiungere contemporaneamente, se opportunamente usato, bellezza, bontà, verità e unità.
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