Fatti non episodici bensì sintomi di un pericoloso clima culturale
di Patrizio Ricci
La cronaca la conosciamo. La Presidente della Camera sta ricevendo di tutto: centinaia di email offensive, minacce di morte, fotomontaggi truculenti, tweet ingiuriosi (il suo profilo era stato aperto per una linea di contatto con i cittadini). Tanti i gruppi facebook che sono nati per insultarla e minacciarla, per dare sfogo a ogni tipo di offesa, specie di stampo sessista. C’è chi pensa che ora la sua reazione sia esagerata (ben sette agenti della polizia postale sono stati incaricati di rimuovere le tracce offensive sul web e identificare i colpevoli), c’è chi pensa invece non sia affatto sproporzionata: il tentato omicidio dei carabinieri di fronte a palazzo Chigi (che a mio parere non ha niente a che fare con la disperazione dei disoccupati) è segno che c’è chi pesca in un certo clima avvelenato e passa dalla violenza verbale a quella fisica.
La denuncia della Boldrini è sacrosanta: non è tollerabile usare la rete per diffondere minacce e frasi vili e volgari. Oltre ad aver fatto qualcosa di estremamente legittimo, la difesa della sua persona e della sua dignità, ha messo in luce un problema molto grave. “Io ho chiesto di non essere scortata - ha detto - Non ho paura di camminare per Roma. Mi pare molto più pericoloso che si diffonda in Rete una cultura della minaccia tollerata. Le questione non riguarda solo me”. E infatti non riguarda solo lei, riguarda tutti. Si tratta di quella “cultura della minaccia tollerata” che si serve della tolleranza altrui per compiere attacchi e poi nascondersi, certi dell’impunità. “Quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l'aggressione sessista. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta o con una scritta sul muro sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Chiedo che si apra una discussione serena e seria. Se il web è vita reale e produce effetti reali, non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete».
La Presidente riceve quotidianamente mail offensive e su twitter e su facebook è fatta bersaglio di ogni genere di invettive e minacce machiste. Sbrigativamente si potrebbe dire che si tratta d’idioti, che non trovano altra maniera di passare il tempo che misurarsi in gare di volgarità e di offese forti, brutali e perverse. Purtroppo è un fenomeno molto più ampio. E’ un quadro desolante non circoscritto ad un singolo ambito: ci sono le invettive inqualificabili sul web ma ci sono comportamenti altrettanto censurabili, come i fotografi che inseguono pericolosamente tra le vie di Roma sua figlia diciannovenne, che fugge in motorino nel tentativo di sottrarsi ‘al diritto di cronaca’. E purtroppo non c’è solo il gossip ma anche il giornalismo ridotto a gossip, e i media che spesso replicano questo squallore diffondendo con leggerezza i semi di quella mentalità. In questo caso il problema non è la libertà di stampa o di opinione, ma essere onesti, leali, veritieri, non attaccati all'esito dell'audience nell'offrire informazione.
Bisogna fare qualcosa, ha detto Laura Boldrini: ha pensato di aumentare la vigilanza sulla Rete , ha provocato il Parlamento sul problema. Ma neanche a dirlo, la Rete è già in subbuglio, inquieta, preoccupata di chissà quali limitazioni sulla libertà. Su numerosi forum il messaggio è questo: “E’ una scusa per inventarsi leggi di restrizioni sulla Rete”. Oppure: “Invece di fare ulteriori leggi restrittive applichino bene quelle esistenti”. La Rete, ci risiamo. Ecco un’ulteriore regolamentazione che si rende necessaria per tutti. Ma veramente basterebbe chiudere questa piazza virtuale?
Non giriamoci attorno e non prendiamoci in giro: se vogliamo fare le cose sul serio, ci vorrebbe una educazione alla libertà. Lo diceva esaurientemente lo scrittore C. Lewis: l’idea di libertà implica una legge morale oggettiva che domina al tempo stesso le regole ed i regolati. Il soggettivismo sui valori è da sempre incompatibile con la democrazia. Noi e i nostri governanti siamo tali solo se ci riconosciamo sotto un’unica legge. Ma se non esiste il diritto naturale, l’ethos di una qualunque società diventa una creazione , dei suoi governanti, dei suoi educatori e manipolatori, ed ogni creatore sta al di sopra e fuori della propria creazione. A meno che non ritorniamo a un credo primitivo ed originario sull’oggettività dei valori, siamo destinati a perire. Se invece torneremo a quel credo forse vivremo, e con un certo vantaggio”.
Quindi l’unica soluzione sarebbe vederci tutti sotto un’unica legge condivisa. La sua mancanza è l’origine di questo male, con tutte le sue conseguenze: tutti criticano, tutti offrono ricette ma senza indicare realmente un compito. Nella tv, nei giornali, non si intravvede preoccupazione per quello che sta avvenendo ma solo grida di giustizia, conflittualità, rivendicazioni reciproche di una pretesa purità e superiorità morale.
Anzi, la tv ci bombarda in modo monotematico: Boardwalk empire (l’impero del crimine), Games of throne, the Following... le ultime serie americane sono emblematiche, tutte uguali: nelle prime due ci sono nudi integrali e scene di sesso anche tra persone dello stesso sesso, nella terza c'è una violenza truculenta fastidiosa. Non meglio la produzione nazionale. In un contesto così ribolle la Rete, cresce e si alimenta una mentalità, quella della stupidità idiota; e la vittima è ora Boldrini (ma, particolare sconosciuto ai più, prima di lei lo è stato anche Benedetto XVI su twitter, destinatario di migliaia di tweet offensivi). E’ un fatto di decadimento culturale e la crisi economica non ne è estranea.
Per questo, bisogna agire su due direzioni. Occorre il rispetto delle regole ma anche un’educazione. Il grande scrittore Vaclav Belohadsky diceva che la "tradizione europea significa non poter mai vivere al di là della coscienza riducendola a un apparato anonimo come la legge o lo stato". Perciò, il problema è molto più profondo: è in atto la riduzione della persona.
di Patrizio Ricci
La cronaca la conosciamo. La Presidente della Camera sta ricevendo di tutto: centinaia di email offensive, minacce di morte, fotomontaggi truculenti, tweet ingiuriosi (il suo profilo era stato aperto per una linea di contatto con i cittadini). Tanti i gruppi facebook che sono nati per insultarla e minacciarla, per dare sfogo a ogni tipo di offesa, specie di stampo sessista. C’è chi pensa che ora la sua reazione sia esagerata (ben sette agenti della polizia postale sono stati incaricati di rimuovere le tracce offensive sul web e identificare i colpevoli), c’è chi pensa invece non sia affatto sproporzionata: il tentato omicidio dei carabinieri di fronte a palazzo Chigi (che a mio parere non ha niente a che fare con la disperazione dei disoccupati) è segno che c’è chi pesca in un certo clima avvelenato e passa dalla violenza verbale a quella fisica.
La denuncia della Boldrini è sacrosanta: non è tollerabile usare la rete per diffondere minacce e frasi vili e volgari. Oltre ad aver fatto qualcosa di estremamente legittimo, la difesa della sua persona e della sua dignità, ha messo in luce un problema molto grave. “Io ho chiesto di non essere scortata - ha detto - Non ho paura di camminare per Roma. Mi pare molto più pericoloso che si diffonda in Rete una cultura della minaccia tollerata. Le questione non riguarda solo me”. E infatti non riguarda solo lei, riguarda tutti. Si tratta di quella “cultura della minaccia tollerata” che si serve della tolleranza altrui per compiere attacchi e poi nascondersi, certi dell’impunità. “Quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l'aggressione sessista. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta o con una scritta sul muro sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Chiedo che si apra una discussione serena e seria. Se il web è vita reale e produce effetti reali, non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete».
La Presidente riceve quotidianamente mail offensive e su twitter e su facebook è fatta bersaglio di ogni genere di invettive e minacce machiste. Sbrigativamente si potrebbe dire che si tratta d’idioti, che non trovano altra maniera di passare il tempo che misurarsi in gare di volgarità e di offese forti, brutali e perverse. Purtroppo è un fenomeno molto più ampio. E’ un quadro desolante non circoscritto ad un singolo ambito: ci sono le invettive inqualificabili sul web ma ci sono comportamenti altrettanto censurabili, come i fotografi che inseguono pericolosamente tra le vie di Roma sua figlia diciannovenne, che fugge in motorino nel tentativo di sottrarsi ‘al diritto di cronaca’. E purtroppo non c’è solo il gossip ma anche il giornalismo ridotto a gossip, e i media che spesso replicano questo squallore diffondendo con leggerezza i semi di quella mentalità. In questo caso il problema non è la libertà di stampa o di opinione, ma essere onesti, leali, veritieri, non attaccati all'esito dell'audience nell'offrire informazione.
Bisogna fare qualcosa, ha detto Laura Boldrini: ha pensato di aumentare la vigilanza sulla Rete , ha provocato il Parlamento sul problema. Ma neanche a dirlo, la Rete è già in subbuglio, inquieta, preoccupata di chissà quali limitazioni sulla libertà. Su numerosi forum il messaggio è questo: “E’ una scusa per inventarsi leggi di restrizioni sulla Rete”. Oppure: “Invece di fare ulteriori leggi restrittive applichino bene quelle esistenti”. La Rete, ci risiamo. Ecco un’ulteriore regolamentazione che si rende necessaria per tutti. Ma veramente basterebbe chiudere questa piazza virtuale?
Non giriamoci attorno e non prendiamoci in giro: se vogliamo fare le cose sul serio, ci vorrebbe una educazione alla libertà. Lo diceva esaurientemente lo scrittore C. Lewis: l’idea di libertà implica una legge morale oggettiva che domina al tempo stesso le regole ed i regolati. Il soggettivismo sui valori è da sempre incompatibile con la democrazia. Noi e i nostri governanti siamo tali solo se ci riconosciamo sotto un’unica legge. Ma se non esiste il diritto naturale, l’ethos di una qualunque società diventa una creazione , dei suoi governanti, dei suoi educatori e manipolatori, ed ogni creatore sta al di sopra e fuori della propria creazione. A meno che non ritorniamo a un credo primitivo ed originario sull’oggettività dei valori, siamo destinati a perire. Se invece torneremo a quel credo forse vivremo, e con un certo vantaggio”.
Quindi l’unica soluzione sarebbe vederci tutti sotto un’unica legge condivisa. La sua mancanza è l’origine di questo male, con tutte le sue conseguenze: tutti criticano, tutti offrono ricette ma senza indicare realmente un compito. Nella tv, nei giornali, non si intravvede preoccupazione per quello che sta avvenendo ma solo grida di giustizia, conflittualità, rivendicazioni reciproche di una pretesa purità e superiorità morale.
Anzi, la tv ci bombarda in modo monotematico: Boardwalk empire (l’impero del crimine), Games of throne, the Following... le ultime serie americane sono emblematiche, tutte uguali: nelle prime due ci sono nudi integrali e scene di sesso anche tra persone dello stesso sesso, nella terza c'è una violenza truculenta fastidiosa. Non meglio la produzione nazionale. In un contesto così ribolle la Rete, cresce e si alimenta una mentalità, quella della stupidità idiota; e la vittima è ora Boldrini (ma, particolare sconosciuto ai più, prima di lei lo è stato anche Benedetto XVI su twitter, destinatario di migliaia di tweet offensivi). E’ un fatto di decadimento culturale e la crisi economica non ne è estranea.
Per questo, bisogna agire su due direzioni. Occorre il rispetto delle regole ma anche un’educazione. Il grande scrittore Vaclav Belohadsky diceva che la "tradizione europea significa non poter mai vivere al di là della coscienza riducendola a un apparato anonimo come la legge o lo stato". Perciò, il problema è molto più profondo: è in atto la riduzione della persona.
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Sono presenti 3 commenti
Complimenti per il bellissimo articolo , il tema è tra i più raccapriccianti e dimostra la decadenza dei costumi , il disprezzo per l'altro e per la vita, secondo me poco ha a che fare con la crisi ! Speriamo in una buona legge e un cambiamento di rotta , alla buona educazione.
Eh si adesso che sua maestà si è installata fortunosamente nella terza carica dello stato senza sapere neanche come si meraviglia. Beh una volta c'erano le lettere anonime, notoriamente arrivavano anche anche piene di minacce e insulti al re che se ne infischiava ma non andava certo in giro a diffondere la notizia e piagnucolare o asguinzagliare dietro i segugi del potere;e neppure i giornalisti a piagnucolare dietro a lui; e allora è l'evoluzione della tecnologia, cosa c'è di meraviglioso?
Credo ci voglia un grazie particolare per l'autore dell'articolo. Quando uomini pubblici usano un linguaggio triviale, da cloaca, per esempio Grillo!!! cosa vi aspettate dai giovani! ho 72 anni e resto allibito di fronte al linguaggio usato da ragazzini di V elementare, prima media etc... Dove sono finiti la Signorilità, il Galateo, le Buone maniere ,il Pudore... le leggi hanno tolto ogni autorità agli insegnanti Educatori e... che bei frutti!!! Una volta c'era la lesa maestà ma non esiste più neanche il rispetto per il Capo dello Stato (vedi la vergognosa presa in giro di Crozza...e gli stupidi si scatenano in applausi!!!
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