Oggi le sirene riecheggeranno in ogni città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza per 65 secondi, tanti quanti sono gli anni dalla Nakba, la ‘catastrofe’ della storia Palestinese, ovvero l’esodo di massa dei palestinesi dalle loro terre e l’inizio di un esilio tuttora in corso.
Misna - Celebrazioni e marce commemorative sono previste a Gaza City, Ramallah, Nablus, Tulkarem, Qalqilya, Betlemme e Gerico. Ieri sera una folla di persone ha accompagnato in processione per le strade di Ramallah 65 candele intonando canti della resistenza e la tv di Stato ha trasmesso un discorso del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. “Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente è stato riconosciuto dai paesi di tutto il mondo” ha detto il presidente, in riferimento al riconoscimento, nel novembre scorso all’Assemblea generale dell’Onu, di uno Stato palestinese.
“Se gli israeliani hanno intenzioni vere, riguardo alla pace, dovrebbero rilasciare i nostri prigionieri, soprattutto quelli in carcere da prima del 1993, oltre ai malati, le donne e i bambini” ha aggiunto.
La sorte dei discendenti di quei palestinesi costretti a lasciare le loro case e i loro terreni, che oggi costituiscono una popolazione di circa sette milioni di rifugiati che rivendicano “il diritto al ritorno”, costituisce forse la questione più scottante nei negoziati avviati a varie riprese con Israele.
Nell’ultima tornata di colloqui, fallita quattro anni fa, tra le proposte sul tavolo era stata posta una sorta di mediazione: diritto al ritorno per un numero limitato di palestinesi, reinserimento di altri in un futuro stato sovrano e compensazione per quanti vivono e resteranno all’estero in paesi arabi e non.
Misna - Celebrazioni e marce commemorative sono previste a Gaza City, Ramallah, Nablus, Tulkarem, Qalqilya, Betlemme e Gerico. Ieri sera una folla di persone ha accompagnato in processione per le strade di Ramallah 65 candele intonando canti della resistenza e la tv di Stato ha trasmesso un discorso del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. “Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente è stato riconosciuto dai paesi di tutto il mondo” ha detto il presidente, in riferimento al riconoscimento, nel novembre scorso all’Assemblea generale dell’Onu, di uno Stato palestinese.
“Se gli israeliani hanno intenzioni vere, riguardo alla pace, dovrebbero rilasciare i nostri prigionieri, soprattutto quelli in carcere da prima del 1993, oltre ai malati, le donne e i bambini” ha aggiunto.
La sorte dei discendenti di quei palestinesi costretti a lasciare le loro case e i loro terreni, che oggi costituiscono una popolazione di circa sette milioni di rifugiati che rivendicano “il diritto al ritorno”, costituisce forse la questione più scottante nei negoziati avviati a varie riprese con Israele.
Nell’ultima tornata di colloqui, fallita quattro anni fa, tra le proposte sul tavolo era stata posta una sorta di mediazione: diritto al ritorno per un numero limitato di palestinesi, reinserimento di altri in un futuro stato sovrano e compensazione per quanti vivono e resteranno all’estero in paesi arabi e non.
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