mercoledì, maggio 29, 2013
Nei “Numeri” viene esaltata l’esperienza del deserto per raggiungere la terra promessa della visione beatifica del Padre

di Carlo Mafera

“Numeri 1,1-10,10 costituisce la conclusione della pericope sinaitica (Es 19,1 - Nm 10,10) e fa da ponte tra il momento teofanico del Dio presente nella tenda di convegno, cuore della vita dell’Israele libero, e le peregrinazioni nel deserto verso la terra promessa”. Così recita la presentazione delle Edizioni Paoline di uno dei libri della Bibbia di più difficile lettura per l’aridità del testo. Ci si meraviglia di un Dio che è amore, ma forse proprio perché è amore prescrive minuziosamente al popolo ebreo, tramite Mosè, una serie di disposizioni molto dettagliate circa le singole situazioni di vita sociale e religiosa. È un po’ la parafrasi della condizione umana, anche della nostra attuale, dove bisogna passare dalla porta stretta delle prescrizioni, da quelle giuridiche a quelle mediche e così via.

Il protagonista di questo libro è quindi il deserto, e cioè il cammino del popolo ebreo e metaforicamente quello di noi tutti verso la terra promessa dell’incontro beatifico con Dio Padre. Quindi il deserto non indica solo il luogo geografico che rende la vita difficile quanto piuttosto l’esperienza di cammino e di rapporto del popolo con Dio dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto. Questo popolo santo e prediletto - perché liberato da Dio e reso “sua proprietà” - è formato da persone che si allontanano con il peccato, mormorano, ma alla fine chiedono perdono. È un luogo dove si sperimenta la fedeltà di Dio che si prende cura del popolo e cammina con esso.

Dal punto di vista teologico il libro dei Numeri mette in evidenza soprattutto il Tabernacolo, per indicare la centralità di Dio nella vita del popolo. Se questo altare manca, il popolo perde il senso del suo cammino. In fondo, si può parallelamente pensare alla centralità dell’eucarestia per merito del sacrificio di Cristo per il Nuovo Testamento. Dio è, infatti, il protagonista di questi avvenimenti; con Lui,ci sono i suoi maggiori rappresentanti tra i quali primeggia Mosè, e con lui Aronne. Infine, sullo sfondo c’è il popolo che fatica a vivere la sua risposta a Dio, mormorando e soprattutto mancando di speranza nella fedeltà di Dio. Per questo, il libro dei Numeri può definirsi lo specchio e la parafrasi della vita di fede del credente, il quale è chiamato a vivere la sua fedeltà a Dio dentro le situazioni difficili, quelle che viviamo quotidianamente, sapendo però con certezza che Dio cammina realmente con noi e ci protegge.

Il curatore di questa nuova edizione di uno dei libri della Bibbia di più difficile interpretazione è Innocenzo Cardellini, padre scalabriniano, nato nel 1943 a Offagna (AN), laureatosi presso l’Università di Friburgo (CH). Ha insegnato nella Pontificia Università Antonianum (Roma), attualmente è docente Ordinario di Esegesi dell’Antico Testamento nella Facoltà di Teologia della Pontificia Universitas Lateranensis (Roma) ed è professore invitato all'Università Urbaniana e presso lo Scalabrini International Migration Institute (SIMI) a Roma. All’impegno di insegnamento unisce un’intensa attività scientifica di ricerca, di pubblicazioni e di numerosi saggi storico-filologici.

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