All’unanimità il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha prorogato di un anno, fino al 30 aprile 2014, l’embargo sulle armi e sui diamanti così come altre sanzioni che riguardano operazioni finanziarie e viaggi di alcune personalità ivoriane.
Misna - Nella nota diffusa dopo il voto dei 15 Stati membri, l’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci), la locale missione di peacekeeping dispiegata dal 2003, ha precisato che “le misure restrittive imposte da precedenti risoluzioni sono state riconfermate in quanto continuano a contribuire alla stabilità” del paese. L’ex colonia francese è stata teatro di una lunga crisi politico-militare (2002-2007) che ha diviso il territorio in duee di una crisi elettorale (2010-2011) conclusasi con 3000 vittime. Il rappresentante della Costa d’Avorio presso le Nazioni Unite Youssoufou Bamba ha sottolineato che “passi avanti sono già stati compiuti” per quanto riguarda la sicurezza e la ripresa economica ma rimangono “sfide aperte” al livello politico e della riconciliazione nazionale. Il voto della risoluzione è giunto all’indomani di un rapporto stilato dal Gruppo di esperti Onu in Costa d’Avorio – che ha visto il proprio mandato riconfermato per un anno – incaricato di monitorare il rispetto dell’embargo sulla vendita di armi al paese africano e sulle esportazioni di diamanti ivoriani. Il documento di 300 pagine contiene pesanti accuse alle forze di sicurezza che due anni fa hanno sostenuto l’attuale presidente Alassane Dramane Ouattara nella violenta crisi elettorale contro il suo rivale, l’ex capo di Stato Laurent Gbagbo. Queste forze si sarebbero procurate armi comprate nel vicino Burkina Faso. D’altra parte il rapporto conferma che gruppi radicali pro-Gbagbo in esilio nel confinante Ghana sono determinati a destituire con le armi Ouattara, ma anche la “circolazione diffusa di armi sul territorio ivoriano, provenienti dal Niger e dal Mali”.
Le violazioni dell’embargo sulle armi, commesse da entrambe le parti, vengono ricollegate a un cospicuo giro d’affari che coinvolge le Forze Nuove (Fn), gli ex ribelli che dal 2002 controllavano il nord del paese e hanno sostenuto Ouattara durante la crisi politica di due anni fa. “I comandanti di zona (noti come ‘com-zone, ndr) delle Forze Nuove hanno costituito una rete militare ed economica che si autofinanzia con il contrabbando e con un sistema di tassazione parallelo” si legge nel documento degli esperti Onu. I settori più colpiti dalle attività illecite degli ex-ribelli – oggi in parte integrati nelle Forze armate repubblicane di Costa d’Avorio (Frci) – riguardano il cacao e gli anacardi, risorse naturali di cui il paese è il primo e il secondo esportatore mondiale, e causano allo Stato perdite stimate in 530 milioni di dollari. Il documento evidenzia che “l’equilibrio del potere e la situazione della sicurezza rimangono precari”, sospettando attività illecite anche nel settore dell’oro, dei diamanti, del cotone e del legname da parte di capi militari regionali. Tra questi, citati dagli esperti, ci sono diversi comandanti che occupano posti strategici tra cui Issiaka Ouattara, Cherif Ousmane, Hervé Touré, Zakaria Koné e Martin Kouakou Fofié, già colpito da sanzioni Onu. Rivolgendosi al governo ivoriano, il Gruppo di esperti chiede “lo smantellamento immediato della rete militare ed economica, la lotta al racket, ai saccheggi e ai furti da parte di gruppi armati illegali” ma anche di “avviare una lotta senza quartiere al contrabbando su vasta scala verso il Ghana”.
Misna - Nella nota diffusa dopo il voto dei 15 Stati membri, l’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci), la locale missione di peacekeeping dispiegata dal 2003, ha precisato che “le misure restrittive imposte da precedenti risoluzioni sono state riconfermate in quanto continuano a contribuire alla stabilità” del paese. L’ex colonia francese è stata teatro di una lunga crisi politico-militare (2002-2007) che ha diviso il territorio in duee di una crisi elettorale (2010-2011) conclusasi con 3000 vittime. Il rappresentante della Costa d’Avorio presso le Nazioni Unite Youssoufou Bamba ha sottolineato che “passi avanti sono già stati compiuti” per quanto riguarda la sicurezza e la ripresa economica ma rimangono “sfide aperte” al livello politico e della riconciliazione nazionale. Il voto della risoluzione è giunto all’indomani di un rapporto stilato dal Gruppo di esperti Onu in Costa d’Avorio – che ha visto il proprio mandato riconfermato per un anno – incaricato di monitorare il rispetto dell’embargo sulla vendita di armi al paese africano e sulle esportazioni di diamanti ivoriani. Il documento di 300 pagine contiene pesanti accuse alle forze di sicurezza che due anni fa hanno sostenuto l’attuale presidente Alassane Dramane Ouattara nella violenta crisi elettorale contro il suo rivale, l’ex capo di Stato Laurent Gbagbo. Queste forze si sarebbero procurate armi comprate nel vicino Burkina Faso. D’altra parte il rapporto conferma che gruppi radicali pro-Gbagbo in esilio nel confinante Ghana sono determinati a destituire con le armi Ouattara, ma anche la “circolazione diffusa di armi sul territorio ivoriano, provenienti dal Niger e dal Mali”.
Le violazioni dell’embargo sulle armi, commesse da entrambe le parti, vengono ricollegate a un cospicuo giro d’affari che coinvolge le Forze Nuove (Fn), gli ex ribelli che dal 2002 controllavano il nord del paese e hanno sostenuto Ouattara durante la crisi politica di due anni fa. “I comandanti di zona (noti come ‘com-zone, ndr) delle Forze Nuove hanno costituito una rete militare ed economica che si autofinanzia con il contrabbando e con un sistema di tassazione parallelo” si legge nel documento degli esperti Onu. I settori più colpiti dalle attività illecite degli ex-ribelli – oggi in parte integrati nelle Forze armate repubblicane di Costa d’Avorio (Frci) – riguardano il cacao e gli anacardi, risorse naturali di cui il paese è il primo e il secondo esportatore mondiale, e causano allo Stato perdite stimate in 530 milioni di dollari. Il documento evidenzia che “l’equilibrio del potere e la situazione della sicurezza rimangono precari”, sospettando attività illecite anche nel settore dell’oro, dei diamanti, del cotone e del legname da parte di capi militari regionali. Tra questi, citati dagli esperti, ci sono diversi comandanti che occupano posti strategici tra cui Issiaka Ouattara, Cherif Ousmane, Hervé Touré, Zakaria Koné e Martin Kouakou Fofié, già colpito da sanzioni Onu. Rivolgendosi al governo ivoriano, il Gruppo di esperti chiede “lo smantellamento immediato della rete militare ed economica, la lotta al racket, ai saccheggi e ai furti da parte di gruppi armati illegali” ma anche di “avviare una lotta senza quartiere al contrabbando su vasta scala verso il Ghana”.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.