Dio è sempre pronto al perdono, perché il suo “progetto” è fare dell’umanità e della Chiesa “un’unica famiglia”.
Radio Vaticana - Lo ha affermato questa mattina Papa Francesco all’udienza generale celebrata in Piazza San Pietro di fronte a oltre 90 mila persone, con la quale ha inaugurato un nuoco ciclo di catechesi sul mistero della Chiesa. Un’udienza caratterizzata a tratti da una pioggia intensa, sopportata dal Papa sulla jeep scoperta senza alcun riparo. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha invitato i fedeli alla Messa solenne del Corpus Domini, che presiederà domani sera in San Giovanni in Laterano. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La figura bianca di Papa Francesco sulla jeep, che saluta e prende i saluti, regala e riprende lo zucchetto, e soprattutto prende tutta la pioggia senza un ombrello sulla testa e senza nessuna fretta di ripararsi, nessuno probabilmente l’aveva mai vista. La vede, stupito, il resto del mondo alla tv e soprattutto la vedono i 90 mila che affollano Piazza San Pietro, assembrati come una testuggine romana sotto gli ombrelli e che per prima cosa si sentono dire, loro, dal Papa:
“Avete mostrato coraggio sotto la pioggia. Siete bravi, eh?”.
Il Papa fradicio di pioggia che non pensa a sé ma a chi è venuto ad ascoltarlo, che guadagna la tettoia senza un cenno d’impazienza e senza che l’acqua che lo bersaglia spenga il suo sorriso pieno di calore, diventa d’istinto la personificazione di quel Padre buono di cui, poco dopo, parlerà durante la catechesi. Il tema del giorno è semplice e chiaro: spiegare come la Chiesa sia “famiglia di Dio”. La riflessione di Papa Francesco si snoda fino al punto in cui afferma – con la consueta, amabile sincerità – che anche in chi compone la Chiesa, Pastori e fedeli, si annidano miserie piccole e grandi:
“Ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona. Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e di misericordia. Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio. Pensiamo a questo”.
La gente pensa e soprattutto vede il Pastore lievemente scarmigliato rassicurare sulla bontà di Dio, come il padre della parabola che non rimprovera, anzi abbraccia il figlio che è tornato da lui. Perché il progetto di Dio, spiega Papa Francesco…
“… è fare di tutti noi un’unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno lo senta vicino e si senta amato da Lui, come nella parabola evangelica, senta il calore di essere famiglia di Dio”.
In questo “grande disegno”, prosegue Papa Francesco, “trova la sua radice la Chiesa, che non è – afferma – un’organizzazione nata da un accordo di alcune persone”, ma come tante ricordato da Benedetto XVI, un’opera di Dio che nasce “da questo disegno di amore” e “si realizza progressivamente nella storia”:
“La Chiesa è famiglia in cui si ama e si è amati (…) Ancora oggi qualcuno dice: ‘Cristo sì, la Chiesa no’. Come quelli che dicono ‘io credo in Dio ma non nei preti’. Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio (…) Chiediamo al Signore, in modo del tutto particolare in quest’Anno della fede, che le nostre comunità, tutta la Chiesa, siano sempre più vere famiglie che vivono e portano il calore di Dio”.
Il tema della Chiesa come famiglia ha suggerito preghiere e auspici a Papa Francesco, durante la sintesi della catechesi in altre lingue. Ai giovani polacchi ha indicato Dio come “modello di ogni paternità” soggiungendo: “La paternità è un dono di Dio e una grande responsabilità per dare una nuova vita, la quale è un’irripetibile immagine di Dio. Non abbiate paura di essere genitori”. Con i fedeli francesi, il messaggio del Papa è diretto alla realtà della Chiesa nel suo insieme ed è uno sprone a sentirvisi figli, ma anche custodi:
“Amate la Chiesa come l’ha amata Gesù che ha donato ad essa la sua vita e le ha comunicato tutto il suo amore. Non esitate a difenderla, a spendervi per essa, a mettervi al suo servizio, a renderla più fraterna e più accogliente”.
L’ultimo invito è rivolto ai fedeli di Roma e a tutti i pellegrini e riguarda la festa del Corpus Domini, che domani alle 19 vedrà Papa Francesco sull’altare della Basilica di San Giovanni in Laterano per la Messa solenne e poi alla guida della processione fino a Santa Maria Maggiore. Si tratta, conclude il Papa, di “atto di profonda fede verso l’Eucaristia che costituisce il più prezioso tesoro della Chiesa e dell'umanità”.
Tanti i fedeli, accorsi a Piazza San Pietro nonostante la pioggia. A colpire la loro attenzione le parole di Papa Francesco in particolare sulla Chiesa come famiglia. Al microfono di Benedetta Capelli ascoltiamo alcune testimonianze: ascolta
R. – Chi ama la Chiesa ama Cristo. Per me, il Papa ha detto delle parole veramente giuste: si è Chiesa quando si ama Cristo, quando si ama Colui che sta accanto a noi. Amare gli umili, amare i popoli, amare i poveri: dove c’è questo amore, c’è la Chiesa e c’è Cristo.
R. – Noi abbiamo l’esempio del Papa che riesce a far passare certi messaggi e la gente se lo segue vuol dire che è assetata di questo. Ha bisogno di chi gli ricorda l’importanza di questi valori. Noi siamo qui per testimoniare che gli vogliamo bene. Abbiamo portato i bambini della scuola, perché già dai bambini deve esserci questo amore per il Papa: i bambini e le famiglie.
R. – Lui ha puntato sempre sulla famiglia e poi sulla misericordia di Dio. Questo penso sia la cosa più grande, più bella per tutti noi, perché tutti siamo figli e di conseguenza il Papa ci fa toccare questa misericordia.
R. – Nella Chiesa di Dio siamo tutti fratelli e quindi figli dello stesso Padre, per cui come in una famiglia circola l’amore fraterno e paterno, così deve essere nella Chiesa: far vedere come la tolleranza, l’accoglienza, la socializzazione sono tutti aspetti che poi portano a volersi bene.
R. – Ciò che mi ha colpito nelle parole di Papa Francesco è quando ha parlato della misericordia, del perdono e del rapporto tra la Chiesa e Cristo: non è possibile parlare soltanto di Cristo senza parlare della Chiesa, perché Cristo è il centro della nostra fede. Per cui, per un cristiano non è possibile scindere queste due realtà.
D. – E’ molto difficile, vista la sua esperienza di pastore, far capire e far passare questo messaggio?
R. – E’ molto difficile, soprattutto nelle nuove generazioni, far capire questo rapporto tra Chiesa e Cristo: molti pensano e dicono di accettare Gesù Cristo e non accettano la Chiesa. Però, secondo me chi non accetta la Chiesa, non accetta neanche Gesù Cristo. È la Chiesa con i suoi limiti che porta a Gesù.
Radio Vaticana - Lo ha affermato questa mattina Papa Francesco all’udienza generale celebrata in Piazza San Pietro di fronte a oltre 90 mila persone, con la quale ha inaugurato un nuoco ciclo di catechesi sul mistero della Chiesa. Un’udienza caratterizzata a tratti da una pioggia intensa, sopportata dal Papa sulla jeep scoperta senza alcun riparo. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha invitato i fedeli alla Messa solenne del Corpus Domini, che presiederà domani sera in San Giovanni in Laterano. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La figura bianca di Papa Francesco sulla jeep, che saluta e prende i saluti, regala e riprende lo zucchetto, e soprattutto prende tutta la pioggia senza un ombrello sulla testa e senza nessuna fretta di ripararsi, nessuno probabilmente l’aveva mai vista. La vede, stupito, il resto del mondo alla tv e soprattutto la vedono i 90 mila che affollano Piazza San Pietro, assembrati come una testuggine romana sotto gli ombrelli e che per prima cosa si sentono dire, loro, dal Papa:
“Avete mostrato coraggio sotto la pioggia. Siete bravi, eh?”.
Il Papa fradicio di pioggia che non pensa a sé ma a chi è venuto ad ascoltarlo, che guadagna la tettoia senza un cenno d’impazienza e senza che l’acqua che lo bersaglia spenga il suo sorriso pieno di calore, diventa d’istinto la personificazione di quel Padre buono di cui, poco dopo, parlerà durante la catechesi. Il tema del giorno è semplice e chiaro: spiegare come la Chiesa sia “famiglia di Dio”. La riflessione di Papa Francesco si snoda fino al punto in cui afferma – con la consueta, amabile sincerità – che anche in chi compone la Chiesa, Pastori e fedeli, si annidano miserie piccole e grandi:
“Ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona. Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e di misericordia. Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio. Pensiamo a questo”.
La gente pensa e soprattutto vede il Pastore lievemente scarmigliato rassicurare sulla bontà di Dio, come il padre della parabola che non rimprovera, anzi abbraccia il figlio che è tornato da lui. Perché il progetto di Dio, spiega Papa Francesco…
“… è fare di tutti noi un’unica famiglia dei suoi figli, in cui ciascuno lo senta vicino e si senta amato da Lui, come nella parabola evangelica, senta il calore di essere famiglia di Dio”.
In questo “grande disegno”, prosegue Papa Francesco, “trova la sua radice la Chiesa, che non è – afferma – un’organizzazione nata da un accordo di alcune persone”, ma come tante ricordato da Benedetto XVI, un’opera di Dio che nasce “da questo disegno di amore” e “si realizza progressivamente nella storia”:
“La Chiesa è famiglia in cui si ama e si è amati (…) Ancora oggi qualcuno dice: ‘Cristo sì, la Chiesa no’. Come quelli che dicono ‘io credo in Dio ma non nei preti’. Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio (…) Chiediamo al Signore, in modo del tutto particolare in quest’Anno della fede, che le nostre comunità, tutta la Chiesa, siano sempre più vere famiglie che vivono e portano il calore di Dio”.
Il tema della Chiesa come famiglia ha suggerito preghiere e auspici a Papa Francesco, durante la sintesi della catechesi in altre lingue. Ai giovani polacchi ha indicato Dio come “modello di ogni paternità” soggiungendo: “La paternità è un dono di Dio e una grande responsabilità per dare una nuova vita, la quale è un’irripetibile immagine di Dio. Non abbiate paura di essere genitori”. Con i fedeli francesi, il messaggio del Papa è diretto alla realtà della Chiesa nel suo insieme ed è uno sprone a sentirvisi figli, ma anche custodi:
“Amate la Chiesa come l’ha amata Gesù che ha donato ad essa la sua vita e le ha comunicato tutto il suo amore. Non esitate a difenderla, a spendervi per essa, a mettervi al suo servizio, a renderla più fraterna e più accogliente”.
L’ultimo invito è rivolto ai fedeli di Roma e a tutti i pellegrini e riguarda la festa del Corpus Domini, che domani alle 19 vedrà Papa Francesco sull’altare della Basilica di San Giovanni in Laterano per la Messa solenne e poi alla guida della processione fino a Santa Maria Maggiore. Si tratta, conclude il Papa, di “atto di profonda fede verso l’Eucaristia che costituisce il più prezioso tesoro della Chiesa e dell'umanità”.
Tanti i fedeli, accorsi a Piazza San Pietro nonostante la pioggia. A colpire la loro attenzione le parole di Papa Francesco in particolare sulla Chiesa come famiglia. Al microfono di Benedetta Capelli ascoltiamo alcune testimonianze: ascolta
R. – Chi ama la Chiesa ama Cristo. Per me, il Papa ha detto delle parole veramente giuste: si è Chiesa quando si ama Cristo, quando si ama Colui che sta accanto a noi. Amare gli umili, amare i popoli, amare i poveri: dove c’è questo amore, c’è la Chiesa e c’è Cristo.
R. – Noi abbiamo l’esempio del Papa che riesce a far passare certi messaggi e la gente se lo segue vuol dire che è assetata di questo. Ha bisogno di chi gli ricorda l’importanza di questi valori. Noi siamo qui per testimoniare che gli vogliamo bene. Abbiamo portato i bambini della scuola, perché già dai bambini deve esserci questo amore per il Papa: i bambini e le famiglie.
R. – Lui ha puntato sempre sulla famiglia e poi sulla misericordia di Dio. Questo penso sia la cosa più grande, più bella per tutti noi, perché tutti siamo figli e di conseguenza il Papa ci fa toccare questa misericordia.
R. – Nella Chiesa di Dio siamo tutti fratelli e quindi figli dello stesso Padre, per cui come in una famiglia circola l’amore fraterno e paterno, così deve essere nella Chiesa: far vedere come la tolleranza, l’accoglienza, la socializzazione sono tutti aspetti che poi portano a volersi bene.
R. – Ciò che mi ha colpito nelle parole di Papa Francesco è quando ha parlato della misericordia, del perdono e del rapporto tra la Chiesa e Cristo: non è possibile parlare soltanto di Cristo senza parlare della Chiesa, perché Cristo è il centro della nostra fede. Per cui, per un cristiano non è possibile scindere queste due realtà.
D. – E’ molto difficile, vista la sua esperienza di pastore, far capire e far passare questo messaggio?
R. – E’ molto difficile, soprattutto nelle nuove generazioni, far capire questo rapporto tra Chiesa e Cristo: molti pensano e dicono di accettare Gesù Cristo e non accettano la Chiesa. Però, secondo me chi non accetta la Chiesa, non accetta neanche Gesù Cristo. È la Chiesa con i suoi limiti che porta a Gesù.
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