Quarant’anni in Sierra Leone, prima, durante e dopo la guerra civile, dedicati al recupero degli ex ragazzi-soldato e a tante altre iniziative di carità. È ricordato soprattutto per questo padre Giuseppe Berton, missionario saveriano che gli amici africani chiamavano padre Bepi, scomparso all’età di 81 anni.
Misna - Il funerale del religioso, riferiscono i suoi confratelli alla MISNA, si terrà domani nella città di Parma. La stessa dove padre Bepi era in cura dal giugno scorso, dopo una vita dedicata all’Africa e in particolare alla Sierra Leone. In questo paese, devastato da una guerra civile durata più di dieci anni, era arrivato la prima volta nel 1964. Dal 1973 non era andato più via, impegnandosi nel sociale prima nella diocesi settentrionale di Makeni e poi in quella di Freetown. Fu proprio nella capitale che padre Bepi fondò il Movimento delle case famiglia: un’associazione in grado, attraverso l’aiuto di tanti sierraleonesi, di recuperare migliaia di ragazzi e ragazze restituendoli pian piano a una vita normale.
Di quell’impegno padre Bepi aveva parlato con la MISNA pochi mesi fa. “La Sierra Leone – aveva sottolineato in quell’occasione – sta vivendo un fenomeno intenso di urbanizzazione dopo che la guerra civile ha distrutto villaggi, culture e tradizioni”. Secondo il missionario, proprio la mancanza di legami costituiva il rischio maggiore per i tanti ragazzi finiti sulle strade di Freetown prima o dopo la fine del conflitto, nel 2002. “Uno dei problemi più grandi di questi giovani – aveva detto padre Bepi – è capire a chi appartengano”.
Misna - Il funerale del religioso, riferiscono i suoi confratelli alla MISNA, si terrà domani nella città di Parma. La stessa dove padre Bepi era in cura dal giugno scorso, dopo una vita dedicata all’Africa e in particolare alla Sierra Leone. In questo paese, devastato da una guerra civile durata più di dieci anni, era arrivato la prima volta nel 1964. Dal 1973 non era andato più via, impegnandosi nel sociale prima nella diocesi settentrionale di Makeni e poi in quella di Freetown. Fu proprio nella capitale che padre Bepi fondò il Movimento delle case famiglia: un’associazione in grado, attraverso l’aiuto di tanti sierraleonesi, di recuperare migliaia di ragazzi e ragazze restituendoli pian piano a una vita normale.
Di quell’impegno padre Bepi aveva parlato con la MISNA pochi mesi fa. “La Sierra Leone – aveva sottolineato in quell’occasione – sta vivendo un fenomeno intenso di urbanizzazione dopo che la guerra civile ha distrutto villaggi, culture e tradizioni”. Secondo il missionario, proprio la mancanza di legami costituiva il rischio maggiore per i tanti ragazzi finiti sulle strade di Freetown prima o dopo la fine del conflitto, nel 2002. “Uno dei problemi più grandi di questi giovani – aveva detto padre Bepi – è capire a chi appartengano”.
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