Più di un terzo delle donne è disoccupato. Il dato è quattro volte superiore a quello maschile. Un analista: “Le donne in Arabia Saudita rappresentano una grandissima risorsa inutilizzata”
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - La disoccupazione femminile rallenta la crescita di Riyadh. Alcuni analisti sostengono che l'emancipazione delle donne e una loro maggiore partecipazione al mondo del lavoro gioverebbero all'economia saudita. Più di una donna su due è laureata, ma disoccupata nel 34% dei casi. In un Paese in cui la separazione tra i sessi è presente a ogni livello della vita pubblica, spesso sono le stesse donne a guardare con diffidenza l'ipotesi di lavorare con un uomo. Come scrive su Bloomberg la giornalista libanese Donna Abu Nasr, "a volte le donne saudite non sanno nemmeno come affrontare una conversazione con un membro dell'altro sesso, ciò rende difficoltoso anche lo svolgimento di un semplice colloquio lavorativo". A questo aspetto, si aggiunge il maschilismo della società saudita e il forte potere esercitato dalla polizia religiosa, la muttawa.
Secondo David Butter, esperto di Medio oriente presso il gruppo inglese Chatman House, la partecipazione lavorativa delle donne avanza di pari passo con la loro emancipazione sociale. "La componente femminile della società saudita - spiega l'analista - è una grande risorsa inutilizzata. Se il regno vuole riequilibrare la propria economia, una delle prime cose da fare è integrare le donne nel mondo del lavoro".
I dati del Dipartimento centrale di statistica testimoniano però una tendenza incoraggiante. Dal 2009 al 2012, circa 150mila donne sopra i 15 anni si sono affacciate al mondo del lavoro e nei primi quattro mesi del 2013 la disoccupazione femminile è scesa di un punto percentuale. Dal 35% al 34%. Per Abdel Aziz Aluwaisheg, economista del Consiglio di cooperazione del Golfo, si tratta di cifre "minuscole" ma "significative" e, sebbene l'Arabia Saudita sia il peggiore Paese al mondo per occupazione femminile e rimanga l'unico Stato della penisola arabica che vieta alle donne di guidare, un lieve cambiamento si sta verificando.
Re Abdullah, salito al trono nel 2005, sta attuando una lenta, ma effettiva, apertura nei confronti delle donne, nonostante trovi nell'élite religiosa una ferma opposizione. Dal 2015, le donne voteranno per i municipi e due anni fa, per la prima volta nella storia, una donna saudita è stata eletta deputata.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - La disoccupazione femminile rallenta la crescita di Riyadh. Alcuni analisti sostengono che l'emancipazione delle donne e una loro maggiore partecipazione al mondo del lavoro gioverebbero all'economia saudita. Più di una donna su due è laureata, ma disoccupata nel 34% dei casi. In un Paese in cui la separazione tra i sessi è presente a ogni livello della vita pubblica, spesso sono le stesse donne a guardare con diffidenza l'ipotesi di lavorare con un uomo. Come scrive su Bloomberg la giornalista libanese Donna Abu Nasr, "a volte le donne saudite non sanno nemmeno come affrontare una conversazione con un membro dell'altro sesso, ciò rende difficoltoso anche lo svolgimento di un semplice colloquio lavorativo". A questo aspetto, si aggiunge il maschilismo della società saudita e il forte potere esercitato dalla polizia religiosa, la muttawa.
Secondo David Butter, esperto di Medio oriente presso il gruppo inglese Chatman House, la partecipazione lavorativa delle donne avanza di pari passo con la loro emancipazione sociale. "La componente femminile della società saudita - spiega l'analista - è una grande risorsa inutilizzata. Se il regno vuole riequilibrare la propria economia, una delle prime cose da fare è integrare le donne nel mondo del lavoro".
I dati del Dipartimento centrale di statistica testimoniano però una tendenza incoraggiante. Dal 2009 al 2012, circa 150mila donne sopra i 15 anni si sono affacciate al mondo del lavoro e nei primi quattro mesi del 2013 la disoccupazione femminile è scesa di un punto percentuale. Dal 35% al 34%. Per Abdel Aziz Aluwaisheg, economista del Consiglio di cooperazione del Golfo, si tratta di cifre "minuscole" ma "significative" e, sebbene l'Arabia Saudita sia il peggiore Paese al mondo per occupazione femminile e rimanga l'unico Stato della penisola arabica che vieta alle donne di guidare, un lieve cambiamento si sta verificando.
Re Abdullah, salito al trono nel 2005, sta attuando una lenta, ma effettiva, apertura nei confronti delle donne, nonostante trovi nell'élite religiosa una ferma opposizione. Dal 2015, le donne voteranno per i municipi e due anni fa, per la prima volta nella storia, una donna saudita è stata eletta deputata.
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