Le notizie di violazioni dei diritti umani sono sempre di più e investono svariati settori della nostra società: lavoro, giustizia, sport… ma quando la violazione si riscontra in un ambito delicato come la sanità e investe i più deboli e i più piccoli allora l’indignazione sale alle stelle
Lo scandalo è diventato pubblico a livello internazionale anche grazie al web: sia Facebook che YouTube si fanno portavoce dell’orrore dei maltrattamenti perpetrati ai danni di piccoli pazienti d’ospedale, legati al letto come fossero pupazzi. Le foto (facilmente reperibili online) e il video di YouTube che abbiamo a disposizione sono letteralmente scioccanti.
Il materiale è stato messo a disposizione dal sito d’informazione “Realitatea”, ed ha presto fatto il giro del web: le fotografie mostrano chiaramente bambini legati dalle mani e dai piedi alle sbarre di ferro del letto, immobilizzati e costretti a passare le giornate sotto orribili torture.
Si tratta di un istituto di cura di Buzau, in Romania, in cui sono già iniziate le indagini per accertare le condizioni di vita di questi sfortunati pazienti. Purtroppo questo metodo di “cura” non è una novità in Romania: già negli anni ’90 fecero scalpore le immagini dei cosiddetti “orfani dimenticati”, 300mila bambini costretti a vivere in condizioni disumane, legati e maltrattati continuamente.
Bisogna attendere l’esito degli accertamenti delle autorità competenti, per ora quello che possiamo fare è condividere il più possibile il materiale a disposizione per far conoscere al mondo la storia di queste piccole vittime della crudeltà umana.
Si tratta di un istituto di cura di Buzau, in Romania, in cui sono già iniziate le indagini per accertare le condizioni di vita di questi sfortunati pazienti. Purtroppo questo metodo di “cura” non è una novità in Romania: già negli anni ’90 fecero scalpore le immagini dei cosiddetti “orfani dimenticati”, 300mila bambini costretti a vivere in condizioni disumane, legati e maltrattati continuamente.
Bisogna attendere l’esito degli accertamenti delle autorità competenti, per ora quello che possiamo fare è condividere il più possibile il materiale a disposizione per far conoscere al mondo la storia di queste piccole vittime della crudeltà umana.
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