sabato, giugno 15, 2013
Con una solenne celebrazione questa mattina a Carpi, presieduta dal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi cardinale Angelo Amato, in rappresentanza del Santo Padre, è salito agli onori degli altari Odoardo Focherini. Primo Beato giornalista, secondo tra le file dell’Azione cattolica, morì da martire in un campo di sterminio tedesco, dopo aver salvato oltre centro ebrei dalle mani naziste. Ci racconta la sua storia Roberta Barbi:

RadioVaticana - “Se tu avessi visto, come ho visto io, in questo carcere, come trattano gli ebrei, saresti pentito solo di non averne salvati di più”. Così nella prigione di S. Giovanni in Monte a Bologna, Odoardo Focherini raccontava la sua esperienza di eroe umile e di difensore della vera umanità che si prende in carico degli oppressi e dei perseguitati, che nella sua contemporaneità di un’Europa dilaniata dal nazismo erano il popolo ebraico. Iniziò quasi per caso, con un gruppo che gli venne affidato dall’arcivescovo di Genova, poi proseguì fino a salvarne 105, ma l’ultimo gli fu fatale: l’11 marzo 1944 fu arrestato e condotto in carcere. Da lì il passo fino al campo di concentramento di Fossoli fu breve; poi la deportazione in Germania. Dal lager di Hersbruck scrisse 166 amorevoli lettere a casa, in cui affermava che avrebbe rifatto tutto da capo, fedele all’insegnamento di Cristo di amare il prossimo come se stessi, come ha sottolineato oggi nell’omelia il cardinale Angelo Amato:

“Nella sua Lettera apostolica, Papa Francesco lo chiama 'esemplare testimone' del Vangelo. Il Beato Odoardo, infatti, non esitò ad anteporre il bene dei fratelli all’offerta della propria vita”.

Nel campo di sterminio morì pochi mesi dopo “ex aerumnis carceris et exilii”, come recita la formula canonica, cioè a causa dell’esilio forzato e delle torture. In punto di morte, offrì la sua vita per la sua diocesi, per l’Azione cattolica, per il Papa e per la pace del mondo. Fu una morte da martire, quella del Focherini, che ha molto da insegnare agli uomini di oggi, come ha evidenziato il cardinale Amato illustrando le lezioni che il Beato ci ha lasciato:

“La prima è quella della carità: l’impegno di mettere in salvo dalla persecuzione nazista famiglie e perseguitati; l’operosità nell’Azione Cattolica, l’attività giornalistica presso l’Avvenire di Italia, la fedeltà alla sua identità battesimale; l’adesione piena alla volontà divina fino ad accettare l’umiliazione e la sofferenza dei campi di concentramento sono i tratti eroici della carità di questo 37.enne laico cattolico, sposo devoto e padre di sette figli. Una seconda lezione impartita dal nostro Beato è quella della sua coerenza alla fede battesimale e al fondamentale codice umano, divino del Decalogo”.

Dedito alla preghiera, al sacrificio e all’azione, la straordinarietà del Focherini è riconosciuta universalmente: nel 1969 fu proclamato Giusto tra le Nazioni e in occasione della sua Beatificazione il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane ha esaltato il suo indimenticabile amore per la vita, fonte d’ispirazione per le generazioni future. Così ne riassumeva le virtù eroiche il cardinale Amato al microfono di Roberto Piermarini:

“Il Focherini fu un laico, che prese sul serio il suo battesimo, vivendo intensamente di fede, di carità e di speranza. A proposito della speranza, concludo con una testimonianza rilasciata da una signora ebrea di Ferrara. Questa signora confessa di aver avuto la forza di sopravvivere, per le parole che le disse un giorno il nostro Beato: ‘Avrei già fatto il mio dovere se pensassi solo ai miei sette figli, ma sento che non posso abbandonarvi, che Dio non me lo permette’”.

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