Si svolgerà il 5 luglio prossimo nella Sala della Conciliazione del Vicariato di Roma la solenne cerimonia di chiusura del Processo Diocesano di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân, già presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Nel corso della giornata avranno luogo diverse iniziative culturali per ricordare la figura del porporato. Il 6 luglio, alle ore 11 nella Chiesa Santa Maria della Scala sarà celebrata una Solenne Messa di ringraziamento.
La vita del cardinal van Thuan è quella di un martire della fede. Nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam), vescovo di Na Thrang nel 1967, era da pochi giorni vescovo di Saigon quando la città cadde nel potere dei comunisti del Nord. Era il 1975. Van Thuan fu messo in prigione, perché era il nipote di Ngo Dinh Diem, il presidente del Vietnam. Ma van Thuan non era che l’ultimo di una genealogia di testimoni della fede. Tra il 1689 e il 1885, i suoi antenati paterni furono vittime di molte persecuzioni, e il suo bisnonno paterno era stato forzosamente ad una famiglia non cristiana perché perdesse la fede. Nel 1885, tutti gli abitanti del villaggio di sua madre erano stati bruciati nella chiesa parrocchiale. Si salvò suo nonno, perché studiava in Malesia. E il piccolo van Thuan veniva imbevuto di dottrina cristiana e storia dei martiri di famiglia. Finché non toccò a lui. Arrestato il 15 agosto 1975, non si lasciò mai sopraffare dalla rassegnazione, nonostante fosse lasciato a lungo senza cibo e senza acqua, in condizioni di abbandono assoluto. Dalla cella iniziò a scrivere una serie di messaggi alla comunità cristiana grazie ai fogli di carta che un bambino di 7 anni gli procurava di nascosto. Così nacque il libro intitolato “Il cammino della speranza”. Nel 1980, nella residenza obbligatoria di Giangxà, sempre di notte e in segreto scrisse “Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II” e “I pellegrini del cammino della speranza”.
Da Saigon fu prima trasferito in catene a Nha Trang, quindi al capo di rieducazione di Vihn Quang, e poi stesse in isolamento per nove lunghi anni, con due sole guardie con lui. Non poté portare con sé la Bibbia. Allora raccolse tutti i pezzetti di carta che trovava e compose un minuscolo libro sul quale trascrisse più di 300 frasi del Vangelo che ricordava a memoria. Ogni giorno, celebrava Messa alle tre del pomeriggio, l’ora della Morte di Gesù sulla Croce, sul palmo della sua mano con una goccia d’acqua e tre di vino che aveva chiesto ed ottenuto come «medicina contro il mal di stomaco».
Venne liberato il 21 novembre 1988, Festa della Presentazione di Maria al Tempio. Il 24 novembre 1994, con la nomina ad Arcivescovo Coadiutore di Thành-Phô Chi Minh (Saigon), fu chiamato a ricoprire la carica di Vice Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il 24 giugno 1998 ne divenne Presidente. Predicò gli Esercizi spirituali quaresimali a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana nel 2000. Fu creato e pubblicato Cardinale Diacono di Santa Maria della Scala nel Concistoro del 21 febbraio 2001. Morì il 16 settembre 2002 dopo lunga malattia. Nonostante il male sofferto si adoperò sempre per la pace e la comprensione reciproca.
La vita del cardinal van Thuan è quella di un martire della fede. Nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam), vescovo di Na Thrang nel 1967, era da pochi giorni vescovo di Saigon quando la città cadde nel potere dei comunisti del Nord. Era il 1975. Van Thuan fu messo in prigione, perché era il nipote di Ngo Dinh Diem, il presidente del Vietnam. Ma van Thuan non era che l’ultimo di una genealogia di testimoni della fede. Tra il 1689 e il 1885, i suoi antenati paterni furono vittime di molte persecuzioni, e il suo bisnonno paterno era stato forzosamente ad una famiglia non cristiana perché perdesse la fede. Nel 1885, tutti gli abitanti del villaggio di sua madre erano stati bruciati nella chiesa parrocchiale. Si salvò suo nonno, perché studiava in Malesia. E il piccolo van Thuan veniva imbevuto di dottrina cristiana e storia dei martiri di famiglia. Finché non toccò a lui. Arrestato il 15 agosto 1975, non si lasciò mai sopraffare dalla rassegnazione, nonostante fosse lasciato a lungo senza cibo e senza acqua, in condizioni di abbandono assoluto. Dalla cella iniziò a scrivere una serie di messaggi alla comunità cristiana grazie ai fogli di carta che un bambino di 7 anni gli procurava di nascosto. Così nacque il libro intitolato “Il cammino della speranza”. Nel 1980, nella residenza obbligatoria di Giangxà, sempre di notte e in segreto scrisse “Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II” e “I pellegrini del cammino della speranza”.
Da Saigon fu prima trasferito in catene a Nha Trang, quindi al capo di rieducazione di Vihn Quang, e poi stesse in isolamento per nove lunghi anni, con due sole guardie con lui. Non poté portare con sé la Bibbia. Allora raccolse tutti i pezzetti di carta che trovava e compose un minuscolo libro sul quale trascrisse più di 300 frasi del Vangelo che ricordava a memoria. Ogni giorno, celebrava Messa alle tre del pomeriggio, l’ora della Morte di Gesù sulla Croce, sul palmo della sua mano con una goccia d’acqua e tre di vino che aveva chiesto ed ottenuto come «medicina contro il mal di stomaco».
Venne liberato il 21 novembre 1988, Festa della Presentazione di Maria al Tempio. Il 24 novembre 1994, con la nomina ad Arcivescovo Coadiutore di Thành-Phô Chi Minh (Saigon), fu chiamato a ricoprire la carica di Vice Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il 24 giugno 1998 ne divenne Presidente. Predicò gli Esercizi spirituali quaresimali a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana nel 2000. Fu creato e pubblicato Cardinale Diacono di Santa Maria della Scala nel Concistoro del 21 febbraio 2001. Morì il 16 settembre 2002 dopo lunga malattia. Nonostante il male sofferto si adoperò sempre per la pace e la comprensione reciproca.
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