Revoca dell’aumento delle tariffe dei servizi di trasporto pubbliche in almeno sei città, a partire da San Paolo e Rio de Janeiro, le megalopoli del sud ricco che hanno dato il via alle proteste.
Misna - E' quanto ottenuto finora dalle decine di migliaia di brasiliani che da giorni animano le strade dei principali centri urbani del paese con una mobilitazione definita la più massiccia degli ultimi 20 anni. Il governatore dello Stato di San Paolo, il conservatore Geraldo Alckmin, particolarmente contestato nei cortei per il suo autoritarismo, ha annunciato il ripristino del prezzo dei trasporti precedente l’aumento, “affinché la città possa avere la tranquillità necessaria ad affrontare i problemi con calma”. Gli ha fatto eco il governatore del Pernambuco, nel povero nord-est, il socialista Eduardo Campos, possibile candidato alle elezioni presidenziali del 2014. “Abbiamo abbassato i prezzi per consentire il dialogo. Sappiamo che esiste un’insoddisfazione generalizzata in tutto il Brasile” ha detto il governatore.
L’aumento delle tariffe si è accompagnato a un più generale malcontento contro il carovita, la carenza di servizi essenziali e la corruzione a fronte delle spese milionarie affrontate dal governo per organizzare la Coppa delle Confederazioni, in corso in questi giorni, e i prossimi Mondiali di calcio. Il passo indietro delle autorità locali almeno sul primo punto non sembra tuttavia aver cambiato lo scenario: nuove manifestazioni sono in programma anche oggi in oltre 70 località brasiliane.
Ieri proteste con nuovi scontri tra dimostranti e polizia in assetto antisommossa si sono registrate a Fortaleza, nel nord, e Rio, dove un gruppo di 5000 persone ha bloccato il traffico lungo il ponte che collega la metropoli carioca alla vicina Niteroi. Secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto Ibope, il 94% dei brasiliani appoggia le manifestazioni e le ritiene “legittime”.
Misna - E' quanto ottenuto finora dalle decine di migliaia di brasiliani che da giorni animano le strade dei principali centri urbani del paese con una mobilitazione definita la più massiccia degli ultimi 20 anni. Il governatore dello Stato di San Paolo, il conservatore Geraldo Alckmin, particolarmente contestato nei cortei per il suo autoritarismo, ha annunciato il ripristino del prezzo dei trasporti precedente l’aumento, “affinché la città possa avere la tranquillità necessaria ad affrontare i problemi con calma”. Gli ha fatto eco il governatore del Pernambuco, nel povero nord-est, il socialista Eduardo Campos, possibile candidato alle elezioni presidenziali del 2014. “Abbiamo abbassato i prezzi per consentire il dialogo. Sappiamo che esiste un’insoddisfazione generalizzata in tutto il Brasile” ha detto il governatore.
L’aumento delle tariffe si è accompagnato a un più generale malcontento contro il carovita, la carenza di servizi essenziali e la corruzione a fronte delle spese milionarie affrontate dal governo per organizzare la Coppa delle Confederazioni, in corso in questi giorni, e i prossimi Mondiali di calcio. Il passo indietro delle autorità locali almeno sul primo punto non sembra tuttavia aver cambiato lo scenario: nuove manifestazioni sono in programma anche oggi in oltre 70 località brasiliane.
Ieri proteste con nuovi scontri tra dimostranti e polizia in assetto antisommossa si sono registrate a Fortaleza, nel nord, e Rio, dove un gruppo di 5000 persone ha bloccato il traffico lungo il ponte che collega la metropoli carioca alla vicina Niteroi. Secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto Ibope, il 94% dei brasiliani appoggia le manifestazioni e le ritiene “legittime”.
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