È prevista alle 9:30 al palazzo presidenziale del Planalto, ora locale, la riunione d’emergenza convocata da Dilma Rousseff dopo le nuove e imponenti manifestazioni di protesta che nelle ultime ore hanno portato un milione di persone nelle strade di almeno 80 città del Brasile: in almeno una decina di centri urbani si sono registrati gravi episodi di violenza con numerosi feriti e anche una vittima.
Misna - Dopo che i manifestanti hanno raggiunto le porte dello stesso Planalto, in una mobilitazione senza precedenti nella storia di Brasilia, Dilma ha chiamato a rapporto il capo di gabinetto, Gleisi Hoffmann, il ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, ed altri titolari di dicasteri incluso quello delle Relazioni istituzionali, Gilberto Carvalho, per valutare le misure da prendere. Non è escluso che nelle prossime ore decida di rivolgersi al paese in diretta teleradiofonica.
Solo nella capitale sono scesi in piazza in 30.000 raggiungendo la Spianata dei ministeri dove si sono registrati disordini con l’intervento massiccio della polizia militare, che ha messo in campo anche la cavalleria e il battaglione per le operazioni speciali. I dimostranti hanno minacciato di invadere anche il Congresso, il cui tetto era già stato occupato nei giorni scorsi, danneggiando con il lancio di pietre le finestre del palazzo di Itamaraty, sede del ministero degli Esteri, dove si è registrato anche un principio di incendio.
Dalle grandi città del nord povero – Manaus, Belém, Salvador, Fortaleza, João Pessoa – passando dal centro fino alle megalopoli del ricco sud, cominciando dalle capofila delle proteste, San Paolo e Rio de Janeiro, folle sempre più massicce si sono unite alle manifestazioni. Scaturite all’inizio del mese dall’annunciato aumento del costo delle tariffe dei trasporti pubblici in diversi grandi centri urbani, le dimostrazioni sono state subito alimentate da un più generale malcontento contro le spese milionarie per la Coppa delle Confederazioni e i prossimi Mondiali di calcio, gonfiate dalla corruzione dilagante.
L’episodio di violenza più grave è avvenuto a Ribeirão Preto, a circa 300 chilometri da San Paolo, dove almeno 25.000 persone manifestavano pacificamente quando un automobilista si è lanciato contro il corteo uccidendo un giovane e ferendone altri tre.
Solo nella capitale sono scesi in piazza in 30.000 raggiungendo la Spianata dei ministeri dove si sono registrati disordini con l’intervento massiccio della polizia militare, che ha messo in campo anche la cavalleria e il battaglione per le operazioni speciali. I dimostranti hanno minacciato di invadere anche il Congresso, il cui tetto era già stato occupato nei giorni scorsi, danneggiando con il lancio di pietre le finestre del palazzo di Itamaraty, sede del ministero degli Esteri, dove si è registrato anche un principio di incendio.
Dalle grandi città del nord povero – Manaus, Belém, Salvador, Fortaleza, João Pessoa – passando dal centro fino alle megalopoli del ricco sud, cominciando dalle capofila delle proteste, San Paolo e Rio de Janeiro, folle sempre più massicce si sono unite alle manifestazioni. Scaturite all’inizio del mese dall’annunciato aumento del costo delle tariffe dei trasporti pubblici in diversi grandi centri urbani, le dimostrazioni sono state subito alimentate da un più generale malcontento contro le spese milionarie per la Coppa delle Confederazioni e i prossimi Mondiali di calcio, gonfiate dalla corruzione dilagante.
L’episodio di violenza più grave è avvenuto a Ribeirão Preto, a circa 300 chilometri da San Paolo, dove almeno 25.000 persone manifestavano pacificamente quando un automobilista si è lanciato contro il corteo uccidendo un giovane e ferendone altri tre.
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