mercoledì, giugno 19, 2013
La proposta avanzata domenica dalla Corea del Nord di una riapertura del dialogo con Washington ha ricevuto risposte tiepide, a partire da quella di ieri del dipartimento di Stato Usa che, attraverso la portavoce Jennifer Psaki ha sottolineato come Washington stia ancora aspettando un cambiamento di rotta da parte di Pyongyang. Il servizio è di Stefano Vecchia: ascolta

Radio Vaticana - L'annuncio di due giorni fa, indicherebbe la volontà di entrare in “seri colloqui” con gli Stati Uniti per “assicurare – secondo il testo diffuso dall'agenzia d'informazione ufficiale Kcna - la pace e la stabilità della regione”. La risposta di Washington ha confermato l'interesse Usa per i colloqui, che però potranno concretizzarsi solo quando il regime nordcoreano dimostrerà di volere rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite che riguardano i suoi esperimenti nucleari sotterranei e le sperimentazioni balistiche e di accettare il principio della denuclearizzazione. Una mossa non nuova, dunque, quella del Nord, che cerca di convincere gli Stati Uniti a instaurare un dialogo diretto scavalcando l'alleato sudcoreano. Washington, da parte sua, non intende lasciarsi coinvolgere in una partita a due.

La Corea del Sud si è allineata ieri con gli Stati Uniti chiedendo il rispetto delle risoluzioni Internazionali ma suggerendo anche ai nordcoreani di avviare azioni concrete anziché insistere con proclami e minacce. In un breve colloquio telefonico con Barack Obama, la presidente sudcoreana Park Geun-Hye ha avvisato l'alleato che impegnarsi in colloqui in questa fase, potrebbe prevedibilmente portare soltanto vantaggi al regime di Pyongyang e non alla distensione.

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