domenica, giugno 02, 2013
Consigli dalle truppe di Gengis Khan e dagli Inuit. L’allarme dell’Unep: il 30% del cibo mondiale è buttato.

In tema di conservazione del cibo il mondo ha molto da imparare dalle truppe di Gengis Khan, dai cavalieri turchi o dagli Inuit, che pur senza frigo, freezer o sterilizzatori sprecavano e sprecano molto meno dei 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti che ogni anno finisce oggi nella spazzatura. Il messaggio viene dall'Unep, l'agenzia Onu per l'ambiente, che in occasione della giornata mondiale del 5 giugno ha raccolto gli esempi più 'pittoreschi' per far capire che la strada per salvare il pianeta passa anche per un utilizzo più efficiente delle risorse alimentari, che da sole valgono più di un terzo delle emissioni di CO2. Il cibo buttato nella catena da produttore a consumatore, spiega l'agenzia, ha un valore di mille miliardi di dollari, e sarebe ampiamente sufficiente a nutrire gli 870 milioni di persone che ogni giorno non hanno da mangiare.

Dal punto di vista ambientale alle emissioni per produrlo 'sprecate', con l'agricoltura che da sola vale il 30% della CO2, bisogna aggiungere quelle aggiuntive derivanti dalla decomposizione, oltre a quelle per deforestare sempre nuove aree per aumentare la produzione.

"Ridurre il cibo sprecato è una sfida economica, etica e ambientale che lega i principali problemi che ha oggi il pianeta, dalla fame ai cambiamenti climatici - ha osservato Achim Steiner, direttore generale dell'Unep, che sarà presente all'evento principale che quest'anno si tiene in Mongolia -. Uno dei modi per vincerla è guardare a come culture meno 'sprecone' danno valore a ogni singolo boccone, e valutare come imitarle". Gli esempi raccolti nella campagna 'Think Eat Save' sono molti, alcuni ancora in uso. L'esercito di Gengis Khan faceva essiccare cosi' tanto la carne da ridurre una mucca ad un blocchetto delle dimensioni di un pugno, capace di sprigionare tutto l'apporto proteico una volta messo in una zuppa. I cavalieri turchi invece avevano l'abitudine di cavalcare tenendo la carne pressata sotto la sella, una pratica da cui discende l'attuale pastrami.

Alcune tribù Inuit invece ancora oggi preparano il Kiviak-a facendo fermentare la carne di un piccolo uccello marino all'interno di un sacco di pelle di foca per diversi mesi sotto il permafrost. Anche i vegetali, sottolinea l'Unep, possono andare incontro a conservazioni 'bizzarre': ancora oggi in Sud America si usa il 'Chuno', di origine pre Inca, una patata 'liofilizzata' attraverso l'esposizione alternata al freddo notturno e al caldo torrido diurno che puo' durare per anni.

In Nigeria invece si produce il 'Garri' facendo fermentare e cuocendo i tuberi della Cassava. "Nelle regioni industrializzate quasi metà del cibo sprecato e' ancora in perfetto stato di conservazione, quasi 300 milioni di tonnellate che sono più di quello che produce tutta l'Africa sub-sahariana - sottolinea l'Unep - queste cifre mostrano quanto ci sia da imparare dagli avi per cambiare il modo in cui si compra, immagazzina e consuma il cibo".

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