L’Autorità giapponese per la regolamentazione del nucleare ha approvato oggi le nuove direttive per gli impianti di produzione di energia atomica aprendo, di conseguenza, la strada a una loro riattivazione.
Misna - Dall’8 luglio, i gestori degli impianti potranno richiedere l’ispezione necessaria per potere riprendere la produzione energetica, se considerati sicuri. Una decisione attesa, soprattutto da quando il governo conservatore guidato da Shinzo Abe ha preso il potere il 26 dicembre 2012. Le necessità produttive de paese, infatti, giustificate dalla dipendenza dall’energia termonucleare per il 30% della produzione elettrica e dal pesante fardello delle maggiori importazioni di petrolio negli ultimi due anni, hanno sigillato un dibattito che con alterne fortune sembrava avviato vero una chiusura dell’esperienza nucleare sostituita da energie alternative, maggiori risparmi e minori consumi.
Dopo la grave contaminazione dovuta al blocco dei reattori nella centrale di Fukushima-1 a seguito del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo 2011, i 50 reattori nucleari giapponesi erano stati fermati. Solo due sono stati ripristinati successivamente nella centrale di Oi con grandi cautele. In ogni caso, il paese ha sostanzialmente modificato il proprio rapporto con l’atomo ad uso civile, ha imparato a conoscerne pericoli e limiti e soprattutto è uscito dall’illusione della sicurezza garantita dalle autorità, ancor più perché quello giapponese è in un territorio geologicamente instabile e soggetto a eventi naturali distruttivi. Non a caso le nuove regole indicano per la prima volta l’obbligo che gli impianti di premunirsi contro la fuga di radioattività in caso di incidenti gravi. I gestori dovranno anche installare centri di comando per le emergenze e prevedere misure anti-terrorismo.
Misna - Dall’8 luglio, i gestori degli impianti potranno richiedere l’ispezione necessaria per potere riprendere la produzione energetica, se considerati sicuri. Una decisione attesa, soprattutto da quando il governo conservatore guidato da Shinzo Abe ha preso il potere il 26 dicembre 2012. Le necessità produttive de paese, infatti, giustificate dalla dipendenza dall’energia termonucleare per il 30% della produzione elettrica e dal pesante fardello delle maggiori importazioni di petrolio negli ultimi due anni, hanno sigillato un dibattito che con alterne fortune sembrava avviato vero una chiusura dell’esperienza nucleare sostituita da energie alternative, maggiori risparmi e minori consumi.
Dopo la grave contaminazione dovuta al blocco dei reattori nella centrale di Fukushima-1 a seguito del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo 2011, i 50 reattori nucleari giapponesi erano stati fermati. Solo due sono stati ripristinati successivamente nella centrale di Oi con grandi cautele. In ogni caso, il paese ha sostanzialmente modificato il proprio rapporto con l’atomo ad uso civile, ha imparato a conoscerne pericoli e limiti e soprattutto è uscito dall’illusione della sicurezza garantita dalle autorità, ancor più perché quello giapponese è in un territorio geologicamente instabile e soggetto a eventi naturali distruttivi. Non a caso le nuove regole indicano per la prima volta l’obbligo che gli impianti di premunirsi contro la fuga di radioattività in caso di incidenti gravi. I gestori dovranno anche installare centri di comando per le emergenze e prevedere misure anti-terrorismo.
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