domenica, giugno 16, 2013
In Grecia parziale marcia indietro del governo sulla chiusura della radio-tv pubblica Ert, annunciata martedì. In queste ore il premier conservatore Samaras ha parlato della possibilità di richiamare un piccolo numero di impiegati per far ripartire immediatamente le trasmissioni.

Radio Vaticana - Restano critici i due partiti di sinistra che sostengono l’esecutivo di unità nazionale, i quali chiedono la riapertura della società del servizio pubblico. Lunedì è in programma un vertice della coalizione di governo organizzato proprio nel tentativo di trovare una posizione comune. Sulle prospettive dell’incontro Eugenio Bonanata ha intervistato Giacomo Mazzone, Responsabile delle Relazioni Istituzionali dell’Ebu, l’European Broadcasting Union:
R. – Speriamo vivamente che in sede di questo appuntamento della maggioranza greca prevalga la ragione e prevalgano le opinioni che noi abbiamo ascoltato da parte dei rappresentanti dei due partiti di minoranza del governo, perché, invece, la posizione del partito di maggioranza del governo, cioè di Nuova Democrazia - che detiene le cariche fondamentali tra cui quella di primo ministro, di ministro delle finanze, quella di ministro dell’informazione, che sono le tre responsabilità che hanno preso questa decisione da sole senza consultare il resto del governo – possano essere riviste ed in qualche maniera aggiornate. Noi auspichiamo soprattutto che ci possa essere la decisione di mantenere almeno una delle reti della televisione greca ed una rete radiofonica in funzione.

D. – Questo risultato è raggiungibile realisticamente secondo lei?
R. – Quando il nostro presidente e la nostra direttrice generale hanno incontrato il ministro delle finanze ad Atene hanno avuto l’impressione netta che i greci avessero completamente sottovalutato l’impatto in sede europea ed in sede internazionale della loro decisione. Si tratta di tecnici - è un governo più o meno come era il governo Monti – che hanno visto solo gli aspetti procedurali e concreti ma non hanno visto la ricaduta di immagine e la ricaduta in termini di diritti civili che questa decisione comportava. Quindi, abbiamo buone speranze che di fronte all’ampio fronte che si è creato possano tornare indietro almeno su una parte della loro decisione.

D. – Qual è la ragione di questo ampio fronte critico nei confronti della decisione di Atene?
R. – C’è stato un grande equivoco, anche nella stampa e nei media italiani e di altri Paesi: non è messo in discussione, da parte di chi ha protestato, il problema di ristrutturare la televisione. Negli ultimi anni sono state ristrutturate nella stessa maniera – anzi forse in maniera più pesante e profonda di quanto non si voglia fare in Grecia – in Spagna, in Portogallo, è accaduto in diversi Paesi dell’Est, in Ungheria, è accaduto ovunque; abbiamo avuto numerosi casi di questo tipo in cui la televisione e la radio pubblica sono state ristrutturate per renderle più efficienti. Questo però è stato fatto mano nella mano fra il governo, il parlamento ed i sindacati perché quando si tratta di televisione e radio pubblica stiamo parlando di qualcosa che tocca la vita della democrazia e la vita dei cittadini. Quindi, un processo che non può essere deciso da tre persone soltanto, come è accaduto in Grecia.

D. – Tra l’altro l’Ebu ha messo a disposizione lo streaming per consentire le trasmissioni della tv greca sul web…
R. – Non solo via web, il segnale è disponibile anche via satellite. L’Uer – ovvero l’Ebu che in italiano si dice Uer, Unione Europea della Radio-televisione – come dice il suo nome, è una struttura di servizio a disposizione di tutte le radio e le televisioni europee, tra cui anche Radio Vaticana. Quando un nostro membro chiede una connessione via satellite, o un servizio via internet, noi lo forniamo. Quindi, è naturale che quello che stiamo facendo, che non è altro che quello che facciamo tutti i giorni per tutti i nostri membri. Nel caso specifico è che in questo momento non è chiaro chi è che prende le decisioni per la televisione greca - visto lo stato giuridico di “vacuum” che si è venuto a creare - ma in ogni caso abbiamo ritenuto che non ci potesse essere nemmeno un giorno in Grecia in cui una voce indipendente e pluralista come quella del servizio pubblico potesse venire a mancare. Questa è stata la ragione di fondo della scelta dell’Uer, che è stata naturalmente una scelta difficile perché questo servizio non verrà pagato probabilmente da nessuno, ma verrà pagato da tutti i membri collettivamente pro-quota. Il problema è che per una questione di diritto fondamentale la voce del servizio pubblico non può cessare neanche un giorno. Tra l’altro, il problema è che il governo dice che farà questa legge ma - come tutti sanno - quando una legge entra in parlamento possono passare dei mesi prima che venga approvata, a volte anche un anno e se non ci fosse un accordo cosa succede? Il servizio pubblico non ci sarà mai più in Grecia? Quindi, la scelta di sospendere il servizio per dire che poi rinascerà ‘più bello e più forte di prima’ è una scelta rischiosissima che non ha precedenti e che non può essere accettata.

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