mercoledì, giugno 19, 2013
Appello per i rifugiati e la difesa della vita  

Radio Vaticana - Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, gremita da oltre 50 mila fedeli. Il Papa ha ribadito che essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo
” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dunque rivolto un appello in favore dei rifugiati e uno per la difesa della vita in tutte le sue fasi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:

“Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”

Nella Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce”. Però, ha aggiunto, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazioni gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”:

“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.

L’unità, ha detto ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene, ci separano da noi, ci separano da Dio”.

“Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto male fanno le chiacchiere: quanto male!, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli altri: mai”.

“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani – ha avvertito - l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Il Papa ha così messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:

“Io racconterò una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti, più o meno, mezz’ora, con un pastore evangelico, e abbiamo pregato insieme, eh?, cercando l’unità. Ma noi dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano e si dividono?”

Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa - ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti, quindi, ha ricordato che ricorre domani la Giornata Mondiale del Rifugiato ed ha rivolto un pensiero particolare alle famiglie costrette a lasciare la propria patria:

“Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!”

Infine, il Papa ha ricordato che domenica scorsa abbiamo celebrato “Dio che è Vita e fonte della vita”:

“Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice “sì” alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.


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