Padre Dario Bossi, comboniano, da Açailândia, nel Maranhão (nord-est);
padre Andrea Gamba, saveriano, da Belém, nel Pará (nord); padre Savio
Corinaldesi, saveriano, da Brasilia, nel Distretto Federale (centro).
Tre voci diverse su cosa sta accadendo in Brasile, a cui la MISNA dà
spazio in attesa di conoscere come si evolverà la grande e inedita
mobilitazione di massa che scuote il gigante del Sudamerica.
Misna - “La protesta – dice padre Bossi – è nata grazie al movimento che denuncia le pessime condizioni di trasporto pubblico nelle maggiori capitali del paese. Ma subito si è aggregata una serie coerente di rivendicazioni che da tempo tentano di alzare la voce in Brasile: contro la follia delle grandi opere per la Coppa e le Olimpiadi, per una educazione e un sistema sanitario di qualità. A differenza di vari altri casi, inizialmente non c’erano obiettivi diretti di scalzare la presidente Dilma Rousseff e il suo governo, ma in seguito, nello spazio di pochi giorni, si sono ‘infiltrati’ nel movimento altri obiettivi e gruppi.
La violenza è cresciuta – ma occorre chiedersi se anche in questo caso non sia stato a causa di infiltrazioni per manipolare le manifestazioni – e la protesta si è spostata su un piano di critica più evidentemente diretta al partito della presidente”. Tutti questi fatti, sostiene il missionario, “vengono a rivelare, finalmente, l’ambiguità e l’inconsistenza dello ‘sviluppo’ che il Brasile sta mostrando al mondo con molto illusionismo. Obbligano ad interrogarsi su quale sia il progresso che finora abbiamo difeso, su cosa significa che siamo il quinto paese più ricco al mondo, che siamo un gigante che controllerà l’economia futura…Il Brasile conserva ancora moltissime contraddizioni irrisolte, e inoltre sta fondando la sua crescita su un meccanismo in sé profondamente contradditorio, illusorio, fallace, che a lungo termine non promuove la vita, ma alimenta conflitti socio-ambientali che prima o poi si ritorceranno contro di noi. Ci preoccupa, inoltre, il rischio che l’attuale situazione faciliti il ritorno nel paese di un controllo politico ancor più di destra, aumentando la violenza della polizia e riducendo la libertà di espressione dei movimenti sociali, così come la loro effettiva partecipazione alla costruzione politica. D’altra parte, le manifestazioni di questi giorni sono il segnale evidente del fallimento del Partito dei Lavoratori (Pt), del tradimento del mandato popolare che gli è stato dato, dell’allontanamento di questo partito dalla sua espressione originaria. Il rischio è il fallimento della politica e l’abbandono della partecipazione organizzata. Hanno ancora senso, e molto, i partiti, i sindacati, i movimenti sociali. La protesta allargata, orizzontale e plurale ha bisogno ancora di ritrovarsi dentro questi (o simili) spazi di riflessione e costruzione sana, partecipata, rispettosa, di un nuovo Brasile. Un Brasile che non corre nella follia della crescita a tutti i costi, che investe seriamente sulla sua gente e che trova un nuovo equilibrio che si prenda cura dei beni comuni e della diversità etnica e culturale che fa la sua vera ricchezza”.
Padre Andrea Gamba, parla da Ananindeua, una città – dice – “incollata a Belém” dove fa animazione missionaria. “L’ondata di proteste è poca cosa confrontata con la cruda realtà di tutti i giorni. Le persone in piazza dovrebbero essere il doppio. I partiti in Brasile come nel resto del mondo stanno diventando delle coperture politiche per delle lobby economiche o finanziarie. Su Belo Monte – la super-diga a cui si oppone un vasto fronte della società civile brasiliana e internazionale, ndr – chi comanda è il prestito fatto da una mega-impresa di costruzioni alla presidente per la sua campagna politica. Quindi la presidente ignora tutte le leggi federali, le violazioni dei diritti dei popoli indigeni, e ne autorizza l’esecuzione. E Belo Monte è solo la prima follia di molte altre in via di realizzazione” dice il missionario saveriano. “Con l’esposizione missionaria – prosegue – giriamo le scuole e sto vedendo il livello disorganizzazione nell’insegnamento e la fuga dal pubblico verso il privato: un privato che è già super pieno e le famiglie che fanno sacrifici immani per pagare gli studi dei figli; pochi riescono nell’impresa…Fanno impressione anche i docenti che non hanno alcuna motivazione e resistono per portare a casa lo stipendio. Non parliamo poi degli scioperi dei professori. Scioperi sistematici a ogni livello anche di vari mesi, un caos, e chi paga è lo studente. Il semi-analfabetismo al termine delle scuole primarie è una realtà crescente”.
Misna - “La protesta – dice padre Bossi – è nata grazie al movimento che denuncia le pessime condizioni di trasporto pubblico nelle maggiori capitali del paese. Ma subito si è aggregata una serie coerente di rivendicazioni che da tempo tentano di alzare la voce in Brasile: contro la follia delle grandi opere per la Coppa e le Olimpiadi, per una educazione e un sistema sanitario di qualità. A differenza di vari altri casi, inizialmente non c’erano obiettivi diretti di scalzare la presidente Dilma Rousseff e il suo governo, ma in seguito, nello spazio di pochi giorni, si sono ‘infiltrati’ nel movimento altri obiettivi e gruppi.
La violenza è cresciuta – ma occorre chiedersi se anche in questo caso non sia stato a causa di infiltrazioni per manipolare le manifestazioni – e la protesta si è spostata su un piano di critica più evidentemente diretta al partito della presidente”. Tutti questi fatti, sostiene il missionario, “vengono a rivelare, finalmente, l’ambiguità e l’inconsistenza dello ‘sviluppo’ che il Brasile sta mostrando al mondo con molto illusionismo. Obbligano ad interrogarsi su quale sia il progresso che finora abbiamo difeso, su cosa significa che siamo il quinto paese più ricco al mondo, che siamo un gigante che controllerà l’economia futura…Il Brasile conserva ancora moltissime contraddizioni irrisolte, e inoltre sta fondando la sua crescita su un meccanismo in sé profondamente contradditorio, illusorio, fallace, che a lungo termine non promuove la vita, ma alimenta conflitti socio-ambientali che prima o poi si ritorceranno contro di noi. Ci preoccupa, inoltre, il rischio che l’attuale situazione faciliti il ritorno nel paese di un controllo politico ancor più di destra, aumentando la violenza della polizia e riducendo la libertà di espressione dei movimenti sociali, così come la loro effettiva partecipazione alla costruzione politica. D’altra parte, le manifestazioni di questi giorni sono il segnale evidente del fallimento del Partito dei Lavoratori (Pt), del tradimento del mandato popolare che gli è stato dato, dell’allontanamento di questo partito dalla sua espressione originaria. Il rischio è il fallimento della politica e l’abbandono della partecipazione organizzata. Hanno ancora senso, e molto, i partiti, i sindacati, i movimenti sociali. La protesta allargata, orizzontale e plurale ha bisogno ancora di ritrovarsi dentro questi (o simili) spazi di riflessione e costruzione sana, partecipata, rispettosa, di un nuovo Brasile. Un Brasile che non corre nella follia della crescita a tutti i costi, che investe seriamente sulla sua gente e che trova un nuovo equilibrio che si prenda cura dei beni comuni e della diversità etnica e culturale che fa la sua vera ricchezza”.
Padre Andrea Gamba, parla da Ananindeua, una città – dice – “incollata a Belém” dove fa animazione missionaria. “L’ondata di proteste è poca cosa confrontata con la cruda realtà di tutti i giorni. Le persone in piazza dovrebbero essere il doppio. I partiti in Brasile come nel resto del mondo stanno diventando delle coperture politiche per delle lobby economiche o finanziarie. Su Belo Monte – la super-diga a cui si oppone un vasto fronte della società civile brasiliana e internazionale, ndr – chi comanda è il prestito fatto da una mega-impresa di costruzioni alla presidente per la sua campagna politica. Quindi la presidente ignora tutte le leggi federali, le violazioni dei diritti dei popoli indigeni, e ne autorizza l’esecuzione. E Belo Monte è solo la prima follia di molte altre in via di realizzazione” dice il missionario saveriano. “Con l’esposizione missionaria – prosegue – giriamo le scuole e sto vedendo il livello disorganizzazione nell’insegnamento e la fuga dal pubblico verso il privato: un privato che è già super pieno e le famiglie che fanno sacrifici immani per pagare gli studi dei figli; pochi riescono nell’impresa…Fanno impressione anche i docenti che non hanno alcuna motivazione e resistono per portare a casa lo stipendio. Non parliamo poi degli scioperi dei professori. Scioperi sistematici a ogni livello anche di vari mesi, un caos, e chi paga è lo studente. Il semi-analfabetismo al termine delle scuole primarie è una realtà crescente”.
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