Giornata mondiale contro il lavoro minorile. 'Game Over': in Italia il gioco è finito per 260 mila under 16 italiani. Lo denuncia il Dossier realizzato dall’Associazione Bruno Trentin e da Save the Children
In Italia un minore ogni 20 lavora. E' uno dei dati denunciati da Game Over, Dossier realizzato dall'Associazione Bruno Trentin e da Save the Children presentato a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile . Dei 260 mila under 16 che lavorano nel nostro Paese, 30 mila sono a rischio di sfruttamento,fanno un lavoro pericoloso per salute, sicurezza o integrità morale, lavorano di notte e in modo continuativo con ricadute negative sugli studi e molti non hanno tempo per riposare né per divertirsi con gli amici. D’altronde, sottolinea il Dossier, l’allontanamento dalla scuola è correlato anche a "un'offerta formativa generalmente distante dalle necessità di sviluppare competenze professionali richieste dal mercato del lavoro".
L’indigenza delle famiglie
Non è solo la scuola incapace di formare ed offrire sbocchi lavorativi a spingere anzitempo i minori nel mercato del lavoro. Secondo il Dossier è la famigli a giocare un ruolo decisivo anche quando non lo decide direttamente. Il ragazzo non ha interesse per lo studio, non vuole andare a scuola. Il rischio è la strada, il non avere niente da fare, il passare le giornate da soli. Allora meglio è, per qualche genitore, non ostacolare l’inserimento in attività lavorative precoci anche se a volte sono rischiose.
Gli operatori sociali intervistati, spiega lo studio, sottolineano che i giovani lavoratori provengono, prevalentemente, da due tipi di famiglie: quelle che per far fronte ad uno stato di indigenza coinvolgono in attività lavorative anche i figli che ancora devono adempiere agli obblighi scolastici, e quelle dove sono venuti a mancare ruoli e responsabilità genitoriali. E' la famiglia, dunque, secondo il Dossier, "il primo soggetto sociale da sostenere".
Ragazze e ragazzi parimenti al lavoro
Il lavoro minorile non fa differenze di genere: il 46% dei 14-15enni che lavorano sono femmine. E' uno dei dati di "Game Over" dove si sottolinea, tra l'altro, come la presenza dei giovani lavoratori sia concentrata al sud e nelle isole, in particolare in Sicilia. Spesso si tratta di lavori occasionali (40%) e in ambito familiare (41%). Ma c'è anche un 14% di minori che lavora fuori dalla cerchia familiare. L'occupazione più diffusa è nella ristorazione (18,7%); segue vendita ambulante e stanziale, allevamento e lavoro in cantiere per l'1,5%. Le attività più continuative sono proprio nella ristorazione, seguono il lavoro di cura e le attività artigianali e domestiche.
Le derive dello sfruttamento
Lo sfruttamento sul lavoro può costituire la spinta per un giovane ad entrare nella criminalità. E' un'altra osservazione di "Game Over": "non solo l'appartenenza familiare a circuiti criminali", anche l'esperienza di sfruttamento sul lavoro può essere percepita "non troppo distante nelle modalità di relazione tra chi comanda e chi esegue un lavoro". E ancora: "le attività illecite sono legate alle amicizie/legami nel quartiere", possono offrire opportunità di guadagnare tanto e con poche ore di lavoro e sono avvertite come la sola possibilità “per coloro che hanno problemi economici e non riescono a trovare un lavoro, specie quando si entra in un circuito vizioso di disagio familiare".
articolo originale
In Italia un minore ogni 20 lavora. E' uno dei dati denunciati da Game Over, Dossier realizzato dall'Associazione Bruno Trentin e da Save the Children presentato a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile . Dei 260 mila under 16 che lavorano nel nostro Paese, 30 mila sono a rischio di sfruttamento,fanno un lavoro pericoloso per salute, sicurezza o integrità morale, lavorano di notte e in modo continuativo con ricadute negative sugli studi e molti non hanno tempo per riposare né per divertirsi con gli amici. D’altronde, sottolinea il Dossier, l’allontanamento dalla scuola è correlato anche a "un'offerta formativa generalmente distante dalle necessità di sviluppare competenze professionali richieste dal mercato del lavoro".
L’indigenza delle famiglie
Non è solo la scuola incapace di formare ed offrire sbocchi lavorativi a spingere anzitempo i minori nel mercato del lavoro. Secondo il Dossier è la famigli a giocare un ruolo decisivo anche quando non lo decide direttamente. Il ragazzo non ha interesse per lo studio, non vuole andare a scuola. Il rischio è la strada, il non avere niente da fare, il passare le giornate da soli. Allora meglio è, per qualche genitore, non ostacolare l’inserimento in attività lavorative precoci anche se a volte sono rischiose.
Gli operatori sociali intervistati, spiega lo studio, sottolineano che i giovani lavoratori provengono, prevalentemente, da due tipi di famiglie: quelle che per far fronte ad uno stato di indigenza coinvolgono in attività lavorative anche i figli che ancora devono adempiere agli obblighi scolastici, e quelle dove sono venuti a mancare ruoli e responsabilità genitoriali. E' la famiglia, dunque, secondo il Dossier, "il primo soggetto sociale da sostenere".
Ragazze e ragazzi parimenti al lavoro
Il lavoro minorile non fa differenze di genere: il 46% dei 14-15enni che lavorano sono femmine. E' uno dei dati di "Game Over" dove si sottolinea, tra l'altro, come la presenza dei giovani lavoratori sia concentrata al sud e nelle isole, in particolare in Sicilia. Spesso si tratta di lavori occasionali (40%) e in ambito familiare (41%). Ma c'è anche un 14% di minori che lavora fuori dalla cerchia familiare. L'occupazione più diffusa è nella ristorazione (18,7%); segue vendita ambulante e stanziale, allevamento e lavoro in cantiere per l'1,5%. Le attività più continuative sono proprio nella ristorazione, seguono il lavoro di cura e le attività artigianali e domestiche.
Le derive dello sfruttamento
Lo sfruttamento sul lavoro può costituire la spinta per un giovane ad entrare nella criminalità. E' un'altra osservazione di "Game Over": "non solo l'appartenenza familiare a circuiti criminali", anche l'esperienza di sfruttamento sul lavoro può essere percepita "non troppo distante nelle modalità di relazione tra chi comanda e chi esegue un lavoro". E ancora: "le attività illecite sono legate alle amicizie/legami nel quartiere", possono offrire opportunità di guadagnare tanto e con poche ore di lavoro e sono avvertite come la sola possibilità “per coloro che hanno problemi economici e non riescono a trovare un lavoro, specie quando si entra in un circuito vizioso di disagio familiare".
di Gabriella Ramoni
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