Nella consueta omelia mattutina Francesco sottolinea “lo scandalo della Croce: Cristo si è fatto peccato per me, per riportare la mia anima al Signore”. La vita del cristiano “non deve cercare la pace dei filosofi ma deve essere fatta di zelo. Si deve vivere girando per il mondo annunciando il Vangelo”.
Asianews - La vera vita cristiana "si vive annunciando, girando per il mondo a dire che Gesù si è fatto peccato per riconciliare gli uomini con Dio. Non si vive per stare in pace fino al Cielo". La consueta messa mattutina di papa Francesco è incentrata sull'invito alla testimonianza, alla vera comprensione della missione dei cristiani. Con il Papa, nella cappella della casa Santa Marta hanno concelebrato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, il Nunzio apostolico Justo Mullor e i vescovi Luc Van Looy, Enzo Dieci e Antonio Santarsiero.
Il pontefice, racconta la Radio Vaticana nella sua quotidiana sintesi della messa mattutina, ha parlato della Lettera ai Corinzi di san Paolo. Nel testo l'autore "quasi di fretta" usa per ben cinque volte il termine "riconciliazione" e alterna "forza e tenerezza", prima esortando e poi quasi in ginocchio: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio".
La vera riconciliazione, sottolinea Francesco, "è che Dio, in Cristo, ha preso i nostri peccati e Lui si è fatto peccato per noi. E quando noi andiamo a confessarci, per esempio, non è che diciamo il peccato e Dio ci perdona. No, non è quello! Noi troviamo Gesù Cristo e gli diciamo: 'Questo è tuo e io ti faccio peccato un'altra volta'. E a Lui piace quello, perché è stata la sua missione: farsi peccato per noi, per liberare a noi".
L'opera missionaria di Paolo, lo "zelo che lo sprona ad andare avanti", rischia però di non arrivare mai alla verità se non si applicano i dettami evangelici e "si svaluta la vita cristiana, riducendola a un elenco di cose da osservare e perdendo l'ardore dell'annuncio".
"Ma i filosofi - riprende Francesco - dicono che la pace è una certa tranquillità nell'ordine: tutto ordinato e tranquillo... Quella non è la pace cristiana! La pace cristiana è una pace inquieta, non è una pace tranquilla: è una pace inquieta, che va avanti per portare avanti questo messaggio di riconciliazione. La pace cristiana ci spinge ad andare avanti. Questo è l'inizio, la radice dello zelo apostolico. Lo zelo apostolico non è andare avanti per fare proseliti e fare statistiche: quest'anno sono cresciuti i cristiani in tal Paese, in tal movimenti... Le statistiche sono buone, aiutano, ma non è quello che Dio vuole da noi, fare proseliti... Quello che il Signore vuole da noi è proprio l'annunzio di questa riconciliazione, che è il nucleo proprio del suo messaggio".
Le ultime parole del pontefice si rifanno "all'ansia interiore" di Paolo. Papa Francesco ripete in modo incalzante quello che definisce il "pilastro" della vita cristiana, e cioè che "Cristo si è fatto peccato per me! E i miei peccati sono là, nel suo Corpo, nella sua Anima! Questo - esclama il Papa - è da pazzi, ma è bello, è la verità! Questo è lo scandalo della Croce!".
Asianews - La vera vita cristiana "si vive annunciando, girando per il mondo a dire che Gesù si è fatto peccato per riconciliare gli uomini con Dio. Non si vive per stare in pace fino al Cielo". La consueta messa mattutina di papa Francesco è incentrata sull'invito alla testimonianza, alla vera comprensione della missione dei cristiani. Con il Papa, nella cappella della casa Santa Marta hanno concelebrato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, il Nunzio apostolico Justo Mullor e i vescovi Luc Van Looy, Enzo Dieci e Antonio Santarsiero.
Il pontefice, racconta la Radio Vaticana nella sua quotidiana sintesi della messa mattutina, ha parlato della Lettera ai Corinzi di san Paolo. Nel testo l'autore "quasi di fretta" usa per ben cinque volte il termine "riconciliazione" e alterna "forza e tenerezza", prima esortando e poi quasi in ginocchio: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio".
La vera riconciliazione, sottolinea Francesco, "è che Dio, in Cristo, ha preso i nostri peccati e Lui si è fatto peccato per noi. E quando noi andiamo a confessarci, per esempio, non è che diciamo il peccato e Dio ci perdona. No, non è quello! Noi troviamo Gesù Cristo e gli diciamo: 'Questo è tuo e io ti faccio peccato un'altra volta'. E a Lui piace quello, perché è stata la sua missione: farsi peccato per noi, per liberare a noi".
L'opera missionaria di Paolo, lo "zelo che lo sprona ad andare avanti", rischia però di non arrivare mai alla verità se non si applicano i dettami evangelici e "si svaluta la vita cristiana, riducendola a un elenco di cose da osservare e perdendo l'ardore dell'annuncio".
"Ma i filosofi - riprende Francesco - dicono che la pace è una certa tranquillità nell'ordine: tutto ordinato e tranquillo... Quella non è la pace cristiana! La pace cristiana è una pace inquieta, non è una pace tranquilla: è una pace inquieta, che va avanti per portare avanti questo messaggio di riconciliazione. La pace cristiana ci spinge ad andare avanti. Questo è l'inizio, la radice dello zelo apostolico. Lo zelo apostolico non è andare avanti per fare proseliti e fare statistiche: quest'anno sono cresciuti i cristiani in tal Paese, in tal movimenti... Le statistiche sono buone, aiutano, ma non è quello che Dio vuole da noi, fare proseliti... Quello che il Signore vuole da noi è proprio l'annunzio di questa riconciliazione, che è il nucleo proprio del suo messaggio".
Le ultime parole del pontefice si rifanno "all'ansia interiore" di Paolo. Papa Francesco ripete in modo incalzante quello che definisce il "pilastro" della vita cristiana, e cioè che "Cristo si è fatto peccato per me! E i miei peccati sono là, nel suo Corpo, nella sua Anima! Questo - esclama il Papa - è da pazzi, ma è bello, è la verità! Questo è lo scandalo della Croce!".
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