lunedì, giugno 03, 2013
A oltre un mese dal rapimento, avvenuto il 22 aprile scorso non lontano da Aleppo, restano ancora nelle mani dei loro sequestratori i due vescovi ortodossi della seconda città siriana.  

Terrasanta.net - La sorte del metropolita siro ortodosso Gregorios Youhanna Ibrahim e del greco ortodosso Boulos Yazigi (fratello del neo-eletto patriarca greco ortodosso d’Antiochia Youhanna X) è seguita con apprensione dalle Chiese ortodosse di tutto il mondo, ma anche i cattolici (Vaticano in testa) e i protestanti hanno avuto più volte modo di esprimere solidarietà e partecipazione, in Siria e altrove.

Sul rapimento vi sono poche certezze: una su tutte è la morte del laico che guidava l’automobile su cui viaggiavano insieme i due vescovi. Le notizie diffuse il giorno del rapimento dicono che l’uomo sarebbe stato ucciso sul posto dai sequestratori. Ieri, 29 maggio, il quotidiano
turco Hürriyet ha riportato però la testimonianza di un tale Jamil Diarbekirli, che dice di essere membro del Consiglio nazionale siriano, secondo la quale l’uomo sarebbe stato lasciato andare, per essere ucciso tre ore più tardi e non per mano dei rapitori. Secondo lo stesso Diarbekirli, sull’auto vi era un quarto uomo, che resterebbe sequestrato insieme con i due presuli. I tre si troverebbero in un villaggio non molto lontano da Aleppo e starebbero bene. Pare che nei giorni scorsi siano stati visitati da un medico che li ha trovati in buone condizioni.

A quanto è stato riportato, quando sono stati rapiti i due metropoliti erano impegnati nelle trattative per la liberazione di due sacerdoti sequestrati in febbraio – padre Michel Kayyal (armeno cattolico) e padre Maher Mahfuz (greco-ortodosso) – dei quali non si hanno più notizie.

È complicato persino capire chi siano veramente i sequestratori e individuare interlocutori attendibili: a tal proposito i vertici siriani delle Chiese siriaca e greco ortodossa chiedono foto o video che dimostrino le buone condizioni di salute dei due ecclesiastici. Gli esponenti della Coalizione nazionale siriana che si oppone al regime del presidente Bashar al-Assad di tanto in tanto fanno filtrare qualche dettaglio, ma affermano di non avere alcun controllo sui rapitori.

In un quadro tanto compromesso qual è quello siriano anche gli spostamenti risultano pericolosi e ciò riduce i margini d’azione dei negoziatori.

Intanto si tengono aperti tutti i canali possibili, inclusi quelli diplomatici: Ankara è considerato un crocevia decisivo, per via della prossimità del governo turco agli oppositori armati al regime di Bashar al-Assad.


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