Ennesima notte di scontri in Turchia, in molte strade e piazze del paese, da nord a sud, ad Istanbul e nella capitale Ankara, decine di migliaia di manifestanti continuano a radunarsi per contestare il governo al potere.
Ankara (youreporternews) - Altri 13 manifestanti sono stati arrestati a Adana, nella Turchia sud-orientale, durante la notte con l’accusa di avere incitato ai disordini con dei messaggi diffusi su twitter, secondo l’agenzia Dogan. Martedì scorso 34 giovani manifestanti sotto i 20 anni erano stati arrestati con la stessa accusa a Smirne e altri 5 a Adana venerdì, secondo la stampa turca. Momenti di tensione si sono registrati nella capitale, la scorsa notte, quando polizia e dimostranti si sono fronteggiati vicino all’ambasciata degli Stati Uniti (guarda i video). Gli agenti hanno adoperato proiettili di gomma per allontanare i contestatori. E’ qui che qualcuno ha impugnato pietre contro le camionette della polizia, riparandosi dietro ad una barricata. I getti potenti degli idranti dei furgoni delle forze dell’ordine hanno disperso l’aggregazione, così come hanno fatto piazza pulita, dopo ore di battaglia, a piazza Kisilay e dintorni, a forza di cariche, fumogeni e lacrimogen.
Il segno dell’unità, dell’orgoglio e della rinascita del paese, la bandiera, verso la progressiva laicizzazione voluta da Ataturk è anche il simbolo della protesta sulle strade.
Contro Erdogan e parte delle scelte fatte da un governo al potere da oltre 10 anni. E’ importante la scelta del premier, a questo punto delle contestazioni. Ignorare il dissenso, le richieste, le proteste e continuare a sostenere il percorso fin qui compiuto, in nome della crescita e della proclamata unità del popolo, non escludendo l’uso della forza.
O aprire al dialogo e dare spazio alle richieste dei dissidenti. Ma in questo caso, l’apertura democratica potrebbe significare l’uscita di scena di un premier, che ha assicurato al paese, una delle fasi di sviluppo economico più floride degli ultimi anni.
Ankara (youreporternews) - Altri 13 manifestanti sono stati arrestati a Adana, nella Turchia sud-orientale, durante la notte con l’accusa di avere incitato ai disordini con dei messaggi diffusi su twitter, secondo l’agenzia Dogan. Martedì scorso 34 giovani manifestanti sotto i 20 anni erano stati arrestati con la stessa accusa a Smirne e altri 5 a Adana venerdì, secondo la stampa turca. Momenti di tensione si sono registrati nella capitale, la scorsa notte, quando polizia e dimostranti si sono fronteggiati vicino all’ambasciata degli Stati Uniti (guarda i video). Gli agenti hanno adoperato proiettili di gomma per allontanare i contestatori. E’ qui che qualcuno ha impugnato pietre contro le camionette della polizia, riparandosi dietro ad una barricata. I getti potenti degli idranti dei furgoni delle forze dell’ordine hanno disperso l’aggregazione, così come hanno fatto piazza pulita, dopo ore di battaglia, a piazza Kisilay e dintorni, a forza di cariche, fumogeni e lacrimogen.
Il segno dell’unità, dell’orgoglio e della rinascita del paese, la bandiera, verso la progressiva laicizzazione voluta da Ataturk è anche il simbolo della protesta sulle strade.
Contro Erdogan e parte delle scelte fatte da un governo al potere da oltre 10 anni. E’ importante la scelta del premier, a questo punto delle contestazioni. Ignorare il dissenso, le richieste, le proteste e continuare a sostenere il percorso fin qui compiuto, in nome della crescita e della proclamata unità del popolo, non escludendo l’uso della forza.
O aprire al dialogo e dare spazio alle richieste dei dissidenti. Ma in questo caso, l’apertura democratica potrebbe significare l’uscita di scena di un premier, che ha assicurato al paese, una delle fasi di sviluppo economico più floride degli ultimi anni.
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