Mattinata dedicata al rapporto tra fede, lotta alla povertà e difesa degli ecosistemi terrestri al Forum dell’Informazione cattolica di Trento. Monsignor Toso: il tema della salvaguardia del Creato sarà al centro dell’attenzione pastorale di Papa Francesco. E l’economista Becchetti: la Natura si difenderà sempre più scegliendo bene i propri investimenti finanziari.
Trento - L’amore immediato e istintivo per gli elementi naturali espresso da Giovanni Paolo II con le sue azioni, la preoccupazione consapevole per le crisi ambientali che si trasforma in profonda riflessione teologica con Benedetto XVI, la convinzione dell’inscindibile legame tra lotta alla povertà e proposta di un nuovo modello di sviluppo di Papa Francesco. Stili diversi, personalità diverse. Ma accomunate da un “filo verde” che caratterizza i loro magisteri. È stata dedicata agli insegnamenti ambientali che gli ultimi tre papi hanno espresso durante il loro pontificato la quarta sessione di lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato a Trento dall’associazione Greenaccord onlus in collaborazione con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi cittadina.
Un viaggio negli ultimi trent’anni di vita dei vertici della Chiesa, per capire come si è sviluppato ed è maturato il messaggio ambientale cattolico. Inevitabile ricordare le fughe in montagna di Karol Wojtyla, talvolta tenute segrete anche ai suoi collaboratori perché da lui usate come antidoto all’oppressione delle stanze e degli impegni vaticani. Con lui gli scarponi da passeggiata estiva, la tuta da sci, il bastone per affrontare i sentieri più impervi sono diventati veicoli di un messaggio divino, come il pastorale e gli ornamenti sacri. “Le sue visite in Trentino lo hanno dimostrato - spiega Enrico Franco, direttore del Corriere Trentino che ha ricordato quanto Giovanni Paolo II disse durante la sua omelia nella messa all’alba nel rifugio Le Lobbie sull’Adamello. “Disse: la grandiosità di queste montagne ci parla di Dio. E prima di sciare si fermò a guardare estasiato le montagne”. Un messaggio importante e diretto che però non è forse stato capito fino in fondo dai fedeli, “così come non è capito fino in fondo il messaggio e il valore del Creato e dell’ambiente” prosegue Franco. “Nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI c’è un passaggio in cui si dice che entrambi gli estremismi – la Natura come tabù intoccabile e la Natura da usare a proprio piacimento – non sono conformi alla visione cristiana della vita. Noi viviamo compressi tra questi opposti estremismi e spesso non riusciamo a trovare equilibrio tra di essi”.
Proprio l’enciclica di Benedetto XVI è stata ricordata da Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Etica, come il modo usato da un Papa teologo per esprimere l’esigenza di un’economia diversa e più attenta alla Natura. “In essa si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze fatte da molte comunità cristiane (microcredito, finanza etica, banca etica) ma tematizzandole dando loro una maggiore dignità culturale. La vera rivoluzione copernicana della Caritas in Veritate è nel ricordare che non possiamo stare seduti in poltrona ad aspettare un sovrano illuminato che ci risolva i problemi ma dobbiamo cambiare passo, diventando cittadini ‘consumAttori’ che aumentino il livello di democrazia economica e premino le imprese in grado di creare valore economico in modo socialmente e ambientalmente sostenibile. Gli obiettivi sono quelli di sempre ma Benedetto XVI indica il modo in cui questi obiettivi possono essere efficacemente perseguiti”.
Tutelare il Creato significa quindi avere maggiore attenzione ai temi finanziari: “Oggi chi decide le sorti dell’economia sono le aziende e i consumatori. Possono premiare chi è più bravo a coniugare valore economico, sostenibilità ambientale e sociale, dando così uno stimolo enorme alla capacità di raggiungere l’obiettivo della Salvaguardia dell’ambiente”. In pratica, dalla profondità delle riflessioni contenute nei documenti ufficiali i credenti devono trovare spunto per comportamenti consoni a tali insegnamenti: “Jorge Bergoglio in questo senso è il pontefice ideale – prosegue Becchetti – perché è molto bravo a esprimere in maniera diretta e semplice questi concetti, sottolineando che c’è da seguire una prassi che deve essere coerente con la teoria”.
Il nuovo approccio incontrerà sicuramente resistenze e ostacoli. Ma, osserva Carlo Di Cicco, vicedirettore de “L’Osservatore Romano” “senza dubbio Bergoglio, oltre che Papa dei poveri, sarà Papa della Natura. Ne ha già dato prova perché ha sempre collegato il tema degli ultimi con la custodia delle risorse naturali. La lotta alla povertà e quella contro i problemi ecologici sono estremamente collegate. Se c’è speculazione sulla natura i primi a risentirne sono i poveri che hanno meno mezzi per difendersi”.
“A considerare i pronunciamenti di Papa Francesco, credo che la tutela del Creato starà al centro della sua attenzione pastorale” concorda mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. “Sarà uno dei grandi temi che lui cercherà di illustrare perché da esso dipende il futuro stesso dell’Umanità. Per la Chiesa il Creato è la casa. Se lo si distrugge si danneggia la stessa casa dell’umanità. Sfruttarlo in maniera eccessiva produce conseguenze sulla vita stessa della specie umana, presente e futura”. Inevitabile quindi che tale questione sia sentita a tutti i livelli della Chiesa. “Ma – prosegue Toso - dobbiamo riconoscere che potrebbe essere coltivato proponendo soluzioni d’avanguardia. Molto dipenderà dalla capacità organizzativa ed educativa delle comunità ecclesiali e d’ispirazione cristiana”.
di Martina Valentini
Trento - L’amore immediato e istintivo per gli elementi naturali espresso da Giovanni Paolo II con le sue azioni, la preoccupazione consapevole per le crisi ambientali che si trasforma in profonda riflessione teologica con Benedetto XVI, la convinzione dell’inscindibile legame tra lotta alla povertà e proposta di un nuovo modello di sviluppo di Papa Francesco. Stili diversi, personalità diverse. Ma accomunate da un “filo verde” che caratterizza i loro magisteri. È stata dedicata agli insegnamenti ambientali che gli ultimi tre papi hanno espresso durante il loro pontificato la quarta sessione di lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato a Trento dall’associazione Greenaccord onlus in collaborazione con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi cittadina.
Un viaggio negli ultimi trent’anni di vita dei vertici della Chiesa, per capire come si è sviluppato ed è maturato il messaggio ambientale cattolico. Inevitabile ricordare le fughe in montagna di Karol Wojtyla, talvolta tenute segrete anche ai suoi collaboratori perché da lui usate come antidoto all’oppressione delle stanze e degli impegni vaticani. Con lui gli scarponi da passeggiata estiva, la tuta da sci, il bastone per affrontare i sentieri più impervi sono diventati veicoli di un messaggio divino, come il pastorale e gli ornamenti sacri. “Le sue visite in Trentino lo hanno dimostrato - spiega Enrico Franco, direttore del Corriere Trentino che ha ricordato quanto Giovanni Paolo II disse durante la sua omelia nella messa all’alba nel rifugio Le Lobbie sull’Adamello. “Disse: la grandiosità di queste montagne ci parla di Dio. E prima di sciare si fermò a guardare estasiato le montagne”. Un messaggio importante e diretto che però non è forse stato capito fino in fondo dai fedeli, “così come non è capito fino in fondo il messaggio e il valore del Creato e dell’ambiente” prosegue Franco. “Nella Caritas in Veritate di Benedetto XVI c’è un passaggio in cui si dice che entrambi gli estremismi – la Natura come tabù intoccabile e la Natura da usare a proprio piacimento – non sono conformi alla visione cristiana della vita. Noi viviamo compressi tra questi opposti estremismi e spesso non riusciamo a trovare equilibrio tra di essi”.
Proprio l’enciclica di Benedetto XVI è stata ricordata da Leonardo Becchetti, economista dell’università di Tor Vergata e presidente del Comitato etico di Banca Etica, come il modo usato da un Papa teologo per esprimere l’esigenza di un’economia diversa e più attenta alla Natura. “In essa si propone una modalità diversa d’azione, partendo dalle tante esperienze fatte da molte comunità cristiane (microcredito, finanza etica, banca etica) ma tematizzandole dando loro una maggiore dignità culturale. La vera rivoluzione copernicana della Caritas in Veritate è nel ricordare che non possiamo stare seduti in poltrona ad aspettare un sovrano illuminato che ci risolva i problemi ma dobbiamo cambiare passo, diventando cittadini ‘consumAttori’ che aumentino il livello di democrazia economica e premino le imprese in grado di creare valore economico in modo socialmente e ambientalmente sostenibile. Gli obiettivi sono quelli di sempre ma Benedetto XVI indica il modo in cui questi obiettivi possono essere efficacemente perseguiti”.
Tutelare il Creato significa quindi avere maggiore attenzione ai temi finanziari: “Oggi chi decide le sorti dell’economia sono le aziende e i consumatori. Possono premiare chi è più bravo a coniugare valore economico, sostenibilità ambientale e sociale, dando così uno stimolo enorme alla capacità di raggiungere l’obiettivo della Salvaguardia dell’ambiente”. In pratica, dalla profondità delle riflessioni contenute nei documenti ufficiali i credenti devono trovare spunto per comportamenti consoni a tali insegnamenti: “Jorge Bergoglio in questo senso è il pontefice ideale – prosegue Becchetti – perché è molto bravo a esprimere in maniera diretta e semplice questi concetti, sottolineando che c’è da seguire una prassi che deve essere coerente con la teoria”.
Il nuovo approccio incontrerà sicuramente resistenze e ostacoli. Ma, osserva Carlo Di Cicco, vicedirettore de “L’Osservatore Romano” “senza dubbio Bergoglio, oltre che Papa dei poveri, sarà Papa della Natura. Ne ha già dato prova perché ha sempre collegato il tema degli ultimi con la custodia delle risorse naturali. La lotta alla povertà e quella contro i problemi ecologici sono estremamente collegate. Se c’è speculazione sulla natura i primi a risentirne sono i poveri che hanno meno mezzi per difendersi”.
“A considerare i pronunciamenti di Papa Francesco, credo che la tutela del Creato starà al centro della sua attenzione pastorale” concorda mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. “Sarà uno dei grandi temi che lui cercherà di illustrare perché da esso dipende il futuro stesso dell’Umanità. Per la Chiesa il Creato è la casa. Se lo si distrugge si danneggia la stessa casa dell’umanità. Sfruttarlo in maniera eccessiva produce conseguenze sulla vita stessa della specie umana, presente e futura”. Inevitabile quindi che tale questione sia sentita a tutti i livelli della Chiesa. “Ma – prosegue Toso - dobbiamo riconoscere che potrebbe essere coltivato proponendo soluzioni d’avanguardia. Molto dipenderà dalla capacità organizzativa ed educativa delle comunità ecclesiali e d’ispirazione cristiana”.
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