Gruppi di manifestanti sono tornati a radunarsi nella notte a piazza Taksim a Istanbul, sfidando l’esortazione del premier Recep Tayyip Erdogan ad abbandonarla.
Misna - Lo hanno fatto al termine di una giornata in cui il vice presidente dell’Akp (Partito giustizia e sviluppo, al governo), Hüseyin Çelik, ha ribadito che i dimostranti devono ritirarsi da Taksim e dal Gezi Park, aprendo, tuttavia, alla possibilità di sottoporre a un referendum il progetto immobiliare che ha innescato le proteste. “Il primo ministro ha dichiarato che poiché vogliamo sapere che cosa pensa la gente, siamo in grado di avanzare la possibilità di un referendum alle parti interessate. Con una decisione del Comitato esecutivo centrale dell’Akp il passo necessario potrebbe essere intrapreso” ha detto Çelik in una conferenza stampa seguita a un incontro tra Erdogan e 11 attivisti presentati come rappresentanti dei manifestanti. La consultazione, ha precisato, “non sarebbe per l’intera Turchia, ma per i cittadini di Istanbul”.
Allo stesso tempo, Çelik ha sottolineato che “dopo questo gesto di buona volontà, Gezi Park deve essere lasciato e la vita deve tornare alla normalità”.
Le parole del vice-presidente dell’Akp non hanno tuttavia trovato riscontro fra gli attivisti ricevuti da Erdogan, la cui legittimità a rappresentare i manifestanti è stata peraltro messa in dubbio dalla stessa Piattaforma di solidarietà con Taksim, tra i promotori della mobilitazione.
Secondo il quotidiano Hurriyet, il gruppo ha riferito di non essere stato interpellato in merito alla possibilità di un referendum. “In quanto persone che credono nel dialogo pensiamo che è stata aperta una via di comunicazione. Ma non siamo i portavoce di nessuno. Vogliamo che Gezi Park resti un parco e che i responsabili (della violenta repressione delle proteste, ndr) siano indagati” ha detto l’accademico İpek Akpınar a nome del gruppo.
Misna - Lo hanno fatto al termine di una giornata in cui il vice presidente dell’Akp (Partito giustizia e sviluppo, al governo), Hüseyin Çelik, ha ribadito che i dimostranti devono ritirarsi da Taksim e dal Gezi Park, aprendo, tuttavia, alla possibilità di sottoporre a un referendum il progetto immobiliare che ha innescato le proteste. “Il primo ministro ha dichiarato che poiché vogliamo sapere che cosa pensa la gente, siamo in grado di avanzare la possibilità di un referendum alle parti interessate. Con una decisione del Comitato esecutivo centrale dell’Akp il passo necessario potrebbe essere intrapreso” ha detto Çelik in una conferenza stampa seguita a un incontro tra Erdogan e 11 attivisti presentati come rappresentanti dei manifestanti. La consultazione, ha precisato, “non sarebbe per l’intera Turchia, ma per i cittadini di Istanbul”.
Allo stesso tempo, Çelik ha sottolineato che “dopo questo gesto di buona volontà, Gezi Park deve essere lasciato e la vita deve tornare alla normalità”.
Le parole del vice-presidente dell’Akp non hanno tuttavia trovato riscontro fra gli attivisti ricevuti da Erdogan, la cui legittimità a rappresentare i manifestanti è stata peraltro messa in dubbio dalla stessa Piattaforma di solidarietà con Taksim, tra i promotori della mobilitazione.
Secondo il quotidiano Hurriyet, il gruppo ha riferito di non essere stato interpellato in merito alla possibilità di un referendum. “In quanto persone che credono nel dialogo pensiamo che è stata aperta una via di comunicazione. Ma non siamo i portavoce di nessuno. Vogliamo che Gezi Park resti un parco e che i responsabili (della violenta repressione delle proteste, ndr) siano indagati” ha detto l’accademico İpek Akpınar a nome del gruppo.
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