lunedì, giugno 24, 2013
Al momento “non ci sono ancora le condizioni'' per un negoziato con i talebani afghani. 

Radio Vaticana - Lo ha affermato il Segretario di Stato americano John Kerry. Gli Stati Uniti – ha detto ancora – hanno però intenzione di dare il loro contributo alla pace, dialogando con i rappresentanti degli insorti, che hanno aperto un ufficio politico in Qatar con il proposito di avviare un dialogo con il mondo intero. Un’offerta immediatamente raccolta dalla Casa Bianca. Intanto oggi l’inviato di Washington, Dobbins, è a Kabul per colloqui con il presidente Karzai, che non ha gradito l’esclusione delle istituzioni afghane dai colloqui con i talebani. Emanuela Campanile ha cheisto un’analisi a Valerio Pellizzari, già corrispondente di guerra ed esperto di Afghanistan: ascolta

R. – Questa è stata una trattativa, almeno per quanto riguarda il Qatar, esclusivamente tra americani e talebani. L’equivoco è se si pensa che Karzai sia uno dei protagonisti di questa morsa diplomatica, perché in realtà lui è una comparsa di seconda fila.

D. – E Washington quindi con chi si interfaccia?

R. – I due gruppi principali a Goa sono il gruppo moderato sostenuto dalla Turchia e il gruppo intransigente storico sostenuto dal Pakistan. Già il fatto che questi due gruppi abbiano comunque alle spalle due Paesi islamici, secondo me è già qualcosa di più efficace che può portare a un accordo o a qualche cosa di consistente, più di quando alle spalle ci sono invece Berlino, Washington, Londra o Parigi.

D. - E’ anche un dialogo tra fazioni moderate…

R. – Alla fine, hanno deciso di sedersi al tavolo anche questi talebani – la cui reputazione è quella che tutti conosciamo – perché in realtà ci sono due fatti. Gli Stati Uniti, circa un anno fa, dissero che a metà del 2013 loro avrebbero interrotto le operazioni di guerra in Afghanistan. In sintesi vuol dire che avrebbero smesso di combattere, a metà 2013, cioè tra qualche giorno. Parallelamente si apre la trattativa, quindi non c’è granché di casuale. Questa è una cosa. L’altra è che dall’inizio di gennaio il gruppo dirigente politico si prepara a sostituire Karzai a Kabul, perché il suo mandato non può più essere rinnovato secondo quanto dice la Costituzione. Loro hanno detto chiaramente ai talebani: tornate e tornate con le vostre famiglie. Questa è intanto un’idea, un progetto esclusivamente afghano, che nessuno all’estero aveva pensato. Se si fanno tornare questi guerrieri vagabondi, solitari, alcuni dei quali combattono da 25 anni, è come dire: mettetevi a lavorare nella vostra terra più che continuare in questo ruolo di nomadi della guerra.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa