lunedì, luglio 15, 2013
Nell’era dell’informazione, il nostro modo di parlare è sì cambiato, ma in peggio. Parolacce, bestemmie, spropositi linguistici hanno invaso tutti gli strati della società, dalla scuola, alla politica, alle istituzioni, alle aziende… Calderoli docet!

di Simona Santullo

La televisione, i giornali, i personaggi politici purtroppo ci danno ampia conferma di tutto questo, addirittura sembra che per molti la volgarità linguistica sia diventata un fatto di stile e faccia tendenza. Oggi più di ieri siamo pronti ad usare un linguaggio scomodo, volgare e inappropriato nella maggior parte delle circostanze. Ed è grazie a parole davvero inaccettabili, dette dal vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, nei confronti del ministro dell’Integrazione Cecice Kyenge, che si è scatenata un’altra bufera politica in Italia.

Calderoli infatti, durante un comizio della Lega Nord, definisce il ministro un “orango”. Durissime le reazioni del mondo politico nei confronti di Calderoli e della sua “battuta infelice pronunciata in un comizio leghista”; parole offensive che hanno provocato la reazione sdegnata del Presidente del Consiglio, che ha subito preso le difese del ministro, confermando e rinnovando la sua piena solidarietà a Cecile Kyenge.

Più volte, sempre a proposito di insulti alla Kyenge, abbiamo ricordato che l’istigazione al razzismo è un reato. La costituzione italiana infatti condanna ogni forma di razzismo, e all’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E per cittadini si intendono anche quelli stranieri che si trovano nel nostro Paese; ora, per l’appunto, l’Italia ospita cinque milioni di immigrati che vivono nella legalità, e questo un vicepresidente del Senato dovrebbe saperlo e accettarlo di buon grado, come dovrebbe sapere e accettare che l’uguaglianza tra le persone è alla base di ogni società democratica, la quale deve, attraverso le proprie istituzioni, prevenire atti e comportamenti discriminatori e tutelare al contempo la collettività.

Le frasi razziste pronunciate da Calderoli di certo non rientrano in quello che si può definire un linguaggio politico appropriato, che dovrebbe invece essere basato sul confronto di contenuti e idee e non certo sulle offese, fra l'altro molto squallide.

Il Pd intanto chiede le dimissioni di Calderoli da vicepresidente del Senato, ma la Kyenge su questo punto non vuole entrare nel merito, limitandosi a chiedere che la Lega apra una riflessione interna per cercare di capire che tipo di battaglia vuole fare e quale messaggio politico intende trasmettere alla gente. Per il ministro dell’Integrazione quindi la questione “ è politica”. Ma si sa, da cosa nasce cosa, e così invece di far scemare la questione Salvini, vice-segretario della Lega Nord, decide di metterci il carico da novanta e ai microfoni di Sky Tg24 attacca Napolitano, che si è permesso di indignarsi per la battuta poco felice. Sarà scontato e banale ricordarlo, ma il Presidente della Repubblica è colui che deve garantire e rappresentare tutti i cittadini di questo Paese, che siano di sinistra, destra, centro, bianchi, gialli, neri e persino a pois se ce ne fossero. Forse sarebbe il caso di ritrovare un pochino di quella che un tempo si definiva “etica e morale politica”...

E come diceva Nanni Moretti, “le parole sono importanti”, forse più di quanto abbiamo pensato finora, e non vanno usate con superficialità, tanto più se si tratta di persone che ricoprono ruoli pubblici; se lo si fa, forse non si è in grado di ricoprire simili ruoli.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Che squallore!! ..ciò che sconcerta ancor più è la sfrontatezza di questo personaggio che , se fosse uomo e non bestia (si perché lui non assomiglia a un orango , ma lo è) sarebbe sparito dalla vergogna invece ha detto che non si dimetterà , non parliamo poi di Salvini e di MARONI CHE SBRIGATIVAMENTE HA FATTO CAPIRE CHE NON è POI COSì GRAVE, NESSUNA NOTA DI DEMERITO. l

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