Ma i climatologi sono sicuri: la fase della stabilità finirà e il nostro diventerà un pianeta sempre più caldo. La concentrazione di gas serra aumenta, ma la febbre rimane stabile: rimane sconosciuto cosa assorba il calore.
GreenReport - La temperatura della Terra resta elevata. Gli 8 anni più caldi mai registrati sono tutti successivi al 1998, ma sono dieci anni che la febbre non cresce: le temperatura media del pianeta si è come stabilizzata. Nulla di male (anzi) per noi cittadini se la temperatura non cresce. Ma per i climatologi qualche problema c’è. Il meno grave è che il mancato aumento della febbre va contro ogni loro previsione. Il più serio è che del fenomeno non sanno dare una spiegazione. Il problema è l’accordo tra due tipi di modelli di evoluzione del clima e i dati empirici reali. I modelli a lungo termine, di qui alla fine del secolo, prevedono un aumento della temperatura media del pianeta compreso, secondo l’Ipcc (l’Intergovernmental panel on climate change delle Nazioni Unite), tra 2 e 4,5 °C, con un valore più probabile intorno ai 3 °C. Esistono vari tipi di modelli a lungo termine: quello realizzato da Michail Ring presso la University of Illinois di Urbana – Champaign, negli Stati Uniti, è più ottimista: prevede, al 2100, un aumento della temperatura compreso solo (si fa per dire) tra 1,5 e 2,0 °C.
Questi modelli non sono abbastanza sensibili alle fluttuazioni dei periodi brevi, intorno ai dieci anni o quindi anni. Per cui prevedono una crescita quasi lineare della temperatura. Nell’ambito di questi modelli non è contemplata l’attuale, decennale stasi della temperatura.
Ci sono poi altri tipi di modelli del clima, a più breve termine. Che cercano di fare previsioni entro i dieci o venti anni. Un recente articolo su Nature ci ricorda che questi modelli sono scientificamente ancora poco solidi e, vuoi per una ragione, vuoi per l’altra, commettono grossi errori. Sta di fatto che questi modelli hanno previsto una momentanea decelerazione della crescita della temperatura in questi anni e una rapida crescita nei prossimi anni, in modo da riagganciare il trend previsto dai modelli di lungo periodo.
Poi ci sono i dati empirici. Per quasi vent’anni, tra il 1985 e il 2003, la “temperatura misurata” del pianeta ha seguito in maniera significativa la “temperatura simulata” dai due tipi di modelli al computer. Negli ultimi dieci anni, invece, ha iniziato a divergere. Mentre la “temperatura simulata” continuava a crescere nei modelli di lungo periodo, mentre risultava rallentata ma pur sempre in crescita nei modelli a breve, la “temperatura misurata” risulta sostanzialmente stabile.
Nulla di male, dicono i climatologi che hanno per orizzonte il lungo periodo. Si tratta di fluttuazioni che sono già avvenute in passato e che possono essere “assorbite” nei nostri modelli.
Un po’ più preoccupati sono i climatologi che cercano di realizzare modelli efficaci di previsione a breve. Questa stabilizzazione non è stata prevista. Non nelle sue dimensioni, almeno. E dunque conferma che i modelli a breve sono ancora largamente imperfetti.
I guai più seri, tuttavia, riguardano le cause della stabilizzazione. La concentrazione di gas serra è, infatti, aumentata in questi anni. Anzi, la concentrazione di anidride carbonica ha toccato quota 400 ppm (parti per milione) proprio all’inizio del 2013 ed è la più alta mai toccata almeno negli ultimi 2 milioni di anni. Perché se la concentrazione di gas serra aumenta (proprio come previsto, tra l’altro), non fa altrettanto la temperatura del pianeta? È evidente che ci deve essere qualcosa che assorbe il calore, da qualche parte. Il fatto è che nessuno sa dove ci sia questo pozzo.
Alcuni lo stanno cercando negli oceani, in superficie o addirittura nelle profondità oceaniche (oltre i 700 metri). Le acque dei mari, dicono, avrebbero una capacità di assorbire calore superiore al previsto. Altri lo cercano nelle polveri di origine naturale (vulcani, soprattutto) o di origine antropica (i sospetti si concentrano in Cina e sull’intera Asia orientale), che raffreddano la Terra riflettendo e mandando indietro nello spazio la luce solare. Altri chiamano in causa fenomeni come El Niño e la Niña. Ma la verità è che non sappiamo perché negli ultimi dieci anni, dopo aver raggiunto livelli molto altri, la temperatura media del pianeta non cresce più.
Qualcosa di più sul fenomeno potremo conoscerlo a settembre, quando l’Ipcc inizierà a presentare il suo nuovo rapporto sul clima. Intanto, però, non abbassiamo la guardia. Anzi, alziamola. Perché tutti i climatologi sono convinti che presto la “temperatura misurata” ricomincerà a crescere per allinearsi alla “temperatura simulata”. Gli interrogativi riguardano solo le modalità con cui avverrà il ricongiungimento: con un scatto rapido, con un recupero progressivo o, invece, generando un “ritardo” di una decina di anni delle condizioni previste dai modelli generali. In ogni caso la fase della stabilità finirà e il nostro diventerà un pianeta sempre più caldo.
GreenReport - La temperatura della Terra resta elevata. Gli 8 anni più caldi mai registrati sono tutti successivi al 1998, ma sono dieci anni che la febbre non cresce: le temperatura media del pianeta si è come stabilizzata. Nulla di male (anzi) per noi cittadini se la temperatura non cresce. Ma per i climatologi qualche problema c’è. Il meno grave è che il mancato aumento della febbre va contro ogni loro previsione. Il più serio è che del fenomeno non sanno dare una spiegazione. Il problema è l’accordo tra due tipi di modelli di evoluzione del clima e i dati empirici reali. I modelli a lungo termine, di qui alla fine del secolo, prevedono un aumento della temperatura media del pianeta compreso, secondo l’Ipcc (l’Intergovernmental panel on climate change delle Nazioni Unite), tra 2 e 4,5 °C, con un valore più probabile intorno ai 3 °C. Esistono vari tipi di modelli a lungo termine: quello realizzato da Michail Ring presso la University of Illinois di Urbana – Champaign, negli Stati Uniti, è più ottimista: prevede, al 2100, un aumento della temperatura compreso solo (si fa per dire) tra 1,5 e 2,0 °C.
Questi modelli non sono abbastanza sensibili alle fluttuazioni dei periodi brevi, intorno ai dieci anni o quindi anni. Per cui prevedono una crescita quasi lineare della temperatura. Nell’ambito di questi modelli non è contemplata l’attuale, decennale stasi della temperatura.
Ci sono poi altri tipi di modelli del clima, a più breve termine. Che cercano di fare previsioni entro i dieci o venti anni. Un recente articolo su Nature ci ricorda che questi modelli sono scientificamente ancora poco solidi e, vuoi per una ragione, vuoi per l’altra, commettono grossi errori. Sta di fatto che questi modelli hanno previsto una momentanea decelerazione della crescita della temperatura in questi anni e una rapida crescita nei prossimi anni, in modo da riagganciare il trend previsto dai modelli di lungo periodo.
Poi ci sono i dati empirici. Per quasi vent’anni, tra il 1985 e il 2003, la “temperatura misurata” del pianeta ha seguito in maniera significativa la “temperatura simulata” dai due tipi di modelli al computer. Negli ultimi dieci anni, invece, ha iniziato a divergere. Mentre la “temperatura simulata” continuava a crescere nei modelli di lungo periodo, mentre risultava rallentata ma pur sempre in crescita nei modelli a breve, la “temperatura misurata” risulta sostanzialmente stabile.
Nulla di male, dicono i climatologi che hanno per orizzonte il lungo periodo. Si tratta di fluttuazioni che sono già avvenute in passato e che possono essere “assorbite” nei nostri modelli.
Un po’ più preoccupati sono i climatologi che cercano di realizzare modelli efficaci di previsione a breve. Questa stabilizzazione non è stata prevista. Non nelle sue dimensioni, almeno. E dunque conferma che i modelli a breve sono ancora largamente imperfetti.
I guai più seri, tuttavia, riguardano le cause della stabilizzazione. La concentrazione di gas serra è, infatti, aumentata in questi anni. Anzi, la concentrazione di anidride carbonica ha toccato quota 400 ppm (parti per milione) proprio all’inizio del 2013 ed è la più alta mai toccata almeno negli ultimi 2 milioni di anni. Perché se la concentrazione di gas serra aumenta (proprio come previsto, tra l’altro), non fa altrettanto la temperatura del pianeta? È evidente che ci deve essere qualcosa che assorbe il calore, da qualche parte. Il fatto è che nessuno sa dove ci sia questo pozzo.
Alcuni lo stanno cercando negli oceani, in superficie o addirittura nelle profondità oceaniche (oltre i 700 metri). Le acque dei mari, dicono, avrebbero una capacità di assorbire calore superiore al previsto. Altri lo cercano nelle polveri di origine naturale (vulcani, soprattutto) o di origine antropica (i sospetti si concentrano in Cina e sull’intera Asia orientale), che raffreddano la Terra riflettendo e mandando indietro nello spazio la luce solare. Altri chiamano in causa fenomeni come El Niño e la Niña. Ma la verità è che non sappiamo perché negli ultimi dieci anni, dopo aver raggiunto livelli molto altri, la temperatura media del pianeta non cresce più.
Qualcosa di più sul fenomeno potremo conoscerlo a settembre, quando l’Ipcc inizierà a presentare il suo nuovo rapporto sul clima. Intanto, però, non abbassiamo la guardia. Anzi, alziamola. Perché tutti i climatologi sono convinti che presto la “temperatura misurata” ricomincerà a crescere per allinearsi alla “temperatura simulata”. Gli interrogativi riguardano solo le modalità con cui avverrà il ricongiungimento: con un scatto rapido, con un recupero progressivo o, invece, generando un “ritardo” di una decina di anni delle condizioni previste dai modelli generali. In ogni caso la fase della stabilità finirà e il nostro diventerà un pianeta sempre più caldo.
di
Pietro Greco
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