mercoledì, luglio 31, 2013
Tutte le persone che non fanno parte delle forze di sicurezza nazionali e possiedono un’arma da fuoco a Goma e nelle località a nord del capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu sono considerate “una minaccia imminente per i civili”: lo afferma la missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo

Monusco  (Misna) - in un nota in cui fissa un ultimatum stabilendo che hanno tempo fino alle 16:00, oralocale, di domani per consegnare le armi in una base dei ‘caschi blu’ e aderire a un processo di smobilitazione. In caso contrario, saranno considerati “una minaccia per i civili” e la Monusco “prenderà tutte le misure necessarie per disarmarli, compreso l’uso della forza in base al suo mandato e alle regole che guidano la sua azione”.

Con l’avvertimento, diretto ai ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), la missione Onu si prepara a utilizzare per la prima volta la sua nuova Brigata di intervento speciale, dotata di un mandato offensivo e costituita da circa 3000 soldati di Sudafrica, Malawi e Tanzania, a sostegno dell’esercito regolare contro l’M23.

L’obiettivo è instaurare una zona di sicurezza a Goma e nella sua periferia settentrionale per arginare la minaccia incombente rappresentata dai ribelli per la popolazione civile ma anche per le basi dell’Onu nella regione. La Monusco ricorda nel comunicato che oltre un milione di civili vive nella regione di Goma e Sake e che lungo la strada che unisce i due centri sono situati, tra l’altro, i campi di Mugunga, che ospitano provvisoriamente circa 70.000 sfollati causati dal conflitto in corso.


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