lunedì, luglio 01, 2013
E’ stato destituito dal suo incarico di direttore dell’Istituto panafricano Cardinal Martino e rischia altre sanzioni canoniche padre Apollinaire Malu Malu, il sacerdote riconfermato il mese scorso alla presidenza della nuova Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni). 

Misna -Il provvedimento è stato annunciato dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco), al termine di un’assemblea plenaria che si è tenuta a Kinshasa. Lo scorso maggio, con un comunicato, la Cenco aveva formalmente vietato a preti e religiosi di candidarsi, definendo una decisione del genere un passo “contrario alle disposizioni del diritto canonico”. Ciononostante padre Malu Malu, 51 anni, originario della provincia del Nord Kivu, ha accettato l’incarico, ricoperto a partire dal 2003.

In qualità di presidente della Ceni, il sacerdote è già stato responsabile dell’organizzazione delle elezioni generali nel 2006 e nel 2011, vinte dal presidente Joseph Kabila e dal suo partito. Le ultime consultazioni sono state segnate da gravi irregolarità. Anche l’opposizione politica e alcuni esponenti della società civile hanno apertamente contestato la nomina di Malu Malu, considerata un tentativo del presidente Kabila di assicurarsi un terzo mandato; elezioni presidenziali sono in agenda nel 2016.

Da Kinshasa i vescovi hanno poi lanciato un appello per i tre preti e le altre 150 persone rapite nella diocesi di Butembo-Beni, dove la situazione “è preoccupante”. I presuli hanno apertamente accusato il governo, sostenendo che “finora non ha fatto abbastanza per la loro liberazione”. Rivolgendosi all’esecutivo di Kinshasa, il segretario generale della Cenco, padre Léonard Santedi ha chiesto di “prendere la situazione in mano, per identificare i rapitori, ritrovare e liberare tutti gli ostaggi”. Lo scorso 19 ottobre i tre congolesi Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasinkundi e Edmond Bamutute, della congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione, erano stati portati via da uomini armati da un convento della parrocchia di Nostra Signora dei Poveri a Mbau, una ventina di chilometri a nord dalla città di Beni, nel Nord Kivu.

I vescovi congolesi hanno anche sollecitato le autorità per quanto riguarda le politiche socio-economiche, auspicando “sforzi maggiori per migliorare le condizioni di vita di popolazioni sempre più povere”. Guardando al futuro istituzionale del paese dei Grandi Laghi, la Cenco ha espresso con tono fermo la propria contrarietà a ogni progetto di revisione della Costituzione, in particolare dell’articolo 220, invitando “tutti gli uomini di buona volontà a rimanere vigili e pronti a bloccare ogni eventuale manovra di modifica”. La questione della revisione costituzionale è all’ordine del giorno in Congo, dove esponenti di maggioranza chiedono con insistenza l’avvio del processo. I vescovi suggeriscono invece l’organizzazione di consultazioni nazionali per arginare il progetto di revisione costituzionale. L’articolo 220 è quello che stabilisce durata e limite del mandato del presidente della Repubblica, il suffragio universale, il sistema di governo, lo status della magistratura, ma anche il pluralismo politico e sindacale.

Le conclusioni della cinquantesima plenaria della Cenco sono state diffuse venerdì, mentre in Repubblica democratica del Congo ricorreva il 53° anniversario dell’indipendenza dal Belgio. Nel suo discorso alla nazione Kabila si è impegnato a fare del paese una “nazione emergente” dopo “la fine della guerra nella regione orientale”. Nessuna celebrazione ufficiale è stata organizzata “in segno di solidarietà con i congolesi che vivono nelle zone occupate” ha detto il ministro dell’Interno Richard Muyej Mangez, in riferimento ai gruppi armati che dilaniano la ricca provincia mineraria del Nord Kivu col sostegno di alcuni paesi vicini, tra cui Rwanda e Uganda.


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