lunedì, luglio 15, 2013
Giorni di attesa in Egitto, ancora episodi di violenza  

Misna - Almeno tre persone sono state uccise e altre 17 sono rimaste ferite questa mattina nel nord del Sinai quando uomini armati non identificati hanno attaccato a colpi di granata un bus che trasportava dipendenti di una fabbrica di cemento: secondo fonti mediche e della sicurezza locali, il mezzo è caduto in un’imboscata a El Arish, un’area al confine con Israele e la Striscia di Gaza particolarmente colpita da violenze da quando, il 3 luglio scorso, il presidente Mohamed Morsi è stato deposto.

Già venerdì un poliziotto era stato ucciso in un attacco a un posto di controllo sempre nel Sinai, dove recenti attacchi nei giorni precedenti hanno provocato almeno una decina di vittime tra le forze di sicurezza egiziane.

Gli oppositori dei Fratelli Musulmani hanno più volte accusato la confraternita della ripresa degli attacchi nel Sinai anche basandosi su quanto dichiarato da alcuni suoi esponenti di spicco: di recente uno di loro, Mohamed El-Beltagy, ha dichiarato che con il ritorno di Morsi alla presidenza la penisola smetterebbe di registrare violenze. Secondo fonti militari citate dall’agenzia ufficiale Mena, un “terrorista” sarebbe stato inoltre ucciso sabato mentre stava tentando di piazzare un esplosivo lungo la strada El-Sheikh Zuweid, sempre nel nord del Sinai.

Intanto, mentre Mohamed ElBaradei, tra i leader dell’opposizione laica, si è insediato alla vice-presidenza incaricato delle relazioni internazionali, il primo ministro Hazem Beblawi sta conducendo le trattative che dovrebbero portare domani o dopodomani alla formazione del nuovo governo di transizione. Beblawi ha anticipato che sarà un esecutivo di 30 membri e che per priorità avrà quella di ripristinare la sicurezza, garantire la disponibilità di beni e servizi e preparare le prossime scadenze elettorali legislative e presidenziali.

Ma la tensione resta alta, dopo le manifestazioni dei sostenitori di Morsi che hanno riempito nuovamente venerdì le strade del Cairo nella zona di Nasr City e della moschea di Rabaa al-Adawiya. A migliaia sono tornati a chiedere il ritorno di Morsi, mai più apparso in pubblico e di cui si ignora il luogo esatto in cui è trattenuto. Secondo fonti giudiziarie il nuovo procuratore generale starebbe esaminando una serie di denunce a carico del presidente deposto e di dirigenti dei Fratelli Musulmani, dalla cattiva gestione economica del paese all’incitamento alle violenze.

Il fronte anti-Morsi ha nel frattempo lanciato ieri un nuovo movimento, l’Alleanza nazionale popolare per “difendere gli obiettivi della rivoluzione del 30 giugno”. La nuova alleanza chiede tra l’altro un’Assemblea per redigere una nuova Carta nazionale.

Sul fronte diplomatico internazionale, il vice-segretario di Stato statunitense, William Burns, è arrivato ieri in Egitto per “prendere contatto e sentire direttamente i dirigenti egiziani temporanei e la società civile nel quadro degli sforzi che stiamo profondendo per vedere l’Egitto dotarsi di un governo aperto, pluralista ed eletto democraticamente”, secondo un portavoce.


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