Stabilità per l’Egitto e il ritorno a un governo civile democraticamente eletto dal popolo: questa la preoccupazione espressa ieri dalla Casa Bianca che invoca il rilascio dell’ex presidente Morsi. Intanto oggi nel Sinai quattro checkpoint militari sono stati attaccati a Rafah e Al-Arish, mentre una cellula armata di Hamas affiliata alla Fratellanza Musulmana è stata smantellata nell’area del Sinai dall’esercito.
Radio Vaticana - Garantire la stabilità del Paese: sono d’accordo sulla priorità per l’Egitto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ieri ha sentito telefonicamente il re dell’Arabia Saudita, Abdullah bib Abd al-Aziz. Per conseguire questo obiettivo, dunque, sì alla liberazione dell’ex presidente Morsi, detenuto dall’esercito in un luogo segreto, e all’impegno ad evitare violenze o minacce contro i Fratelli Musulmani. Sulla stessa linea, anche Berlino e il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che chiede il ritorno a una dialettica democratica che favorisca una transizione inclusiva, nonché la composita piattaforma laicista egiziana.
Sul fronte politico interno, si dovrà attendere la prossima settimana per vedere la nascita del nuovo governo egiziano, affidato a El Beblawi e proprio da lunedì in poi la Fratellanza musulmana invita i suoi sostenitori a tornare in piazza per “la più grande mobilitazione popolare” contro quello che definiscono un “golpe militare”, invocando il ritorno alla legittimità come unica via verso l’applicazione della road map presentata da Morsi. Intanto nel Sinai, dove negli ultimi giorni c’è stata una recrudescenza di violenze, l’esercito conferma di aver sgominato una cellula armata di Hamas affiliata alla Fratellanza Musulmana e attiva lungo il confine con Israele.
Radio Vaticana - Garantire la stabilità del Paese: sono d’accordo sulla priorità per l’Egitto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ieri ha sentito telefonicamente il re dell’Arabia Saudita, Abdullah bib Abd al-Aziz. Per conseguire questo obiettivo, dunque, sì alla liberazione dell’ex presidente Morsi, detenuto dall’esercito in un luogo segreto, e all’impegno ad evitare violenze o minacce contro i Fratelli Musulmani. Sulla stessa linea, anche Berlino e il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che chiede il ritorno a una dialettica democratica che favorisca una transizione inclusiva, nonché la composita piattaforma laicista egiziana.
Sul fronte politico interno, si dovrà attendere la prossima settimana per vedere la nascita del nuovo governo egiziano, affidato a El Beblawi e proprio da lunedì in poi la Fratellanza musulmana invita i suoi sostenitori a tornare in piazza per “la più grande mobilitazione popolare” contro quello che definiscono un “golpe militare”, invocando il ritorno alla legittimità come unica via verso l’applicazione della road map presentata da Morsi. Intanto nel Sinai, dove negli ultimi giorni c’è stata una recrudescenza di violenze, l’esercito conferma di aver sgominato una cellula armata di Hamas affiliata alla Fratellanza Musulmana e attiva lungo il confine con Israele.
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