venerdì, luglio 12, 2013
Né la reazione anti-occidentale accesa in particolare dall’uso all’interno del territorio Pakistano di droni Usa e dell’alleanza internazionale impegnati a contrastare i talebani in Afghanistan, né le minacce degli integralisti religiosi sembrano fermare il “fenomeno” fast-food.

Minsa - Anzi, in Pakistan le catene internazionali del settore vanno acquistando sempre più popolarità e clienti, nonostante che radicalismo islamista e atti di terrorismo abbiano preso di mira proprio affollati centri della ristorazione rapida. Kfc, McDonalds, Pizza Hut, Nandos, Hardees ed altri hanno una solida base soprattutto a Karachi, la turbolenta metropoli meridionale che è anche la città più popolosa del paese, ma vanno diffondendosi in molte altre città.

Non senza rischio, come dimostrato dalle devastazioni e dagli incendi che nel settembre 2012 hanno interessato diversi fast-food assaliti dalla folla inferocita dall’uscita negli Stati Uniti di un film considerato offensivo verso la figura del profeta Maometto.

Tuttavia, le richieste del mercato e la possibilità di buoni affari restano d’incentivo all’apertura di nuovi punti di ristorazione delle catene internazionali già presenti, mentre altre guardano al nuovo governo guidato dall’islamista moderato Nawaz Sharif come garante di stabilità e sicurezza indispensabili a nuovi investimenti. Prendendo contemporaneamente tutte le contromisure che la legge consente, come guardie armate e ingressi di sicurezza.

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