sabato, luglio 13, 2013
Le parole pronunciate da papa Francesco a Lampedusa continuano a parlare alle coscienze di tanti. Un'esperienza fatta a Mantova

Città Nuova - «Sono gli ultimi giorni di ferie, quelli che normalmente, ogni anno dedico alla cura della casa. Oggi inizio della verniciatura della recinzione. Si strappano le erbacce alla base dei paletti di ferro battuto, si copre la buca delle lettere e il numero civico con un nylon, si predispone tutto per l’operazione verniciatura, che dovrà iniziare nel pomeriggio. Intanto i bimbi giocano, come insensibili alla calura cocente. Dalla cucina arriva l’invito, la pasta è cotta, si va a tavola. Ma, sul più bello, ecco presentarsi al cancello uno dei tanti ragazzi africani in cerca di aiuto economico. Subito spero che, vedendomi molto indaffarato nei miei lavori, passi direttamente alla prossima casa.

Paola è alla finestra e mentre aspetta la truppa a tavola, ne approfitta per lucidare i vetri... un suo sguardo "complice" mi illumina. Mi ricordo dell'omelia di papa Francesco, a Lampedusa che avevamo letto insieme ieri. Ci eravamo commossi alle sue ripetute affermazioni sull'indifferenza globale, sulla domanda che Dio continuamente fa ad ognuno di noi: "dove è tuo fratello?". Così mi fermo, metto via gli attrezzi, gli vado incontro, ci presentiamo, lo invito in casa per rinfrescarsi, pranziamo insieme, ci raccontiamo le nostre storie, i nostri progetti, le nostre speranze.

Sono in ferie e ho tutto il tempo, anche quello per far mia la sua necessità di poter raggiungere Francoforte dove, attraverso un suo conoscente, poter trovare un posto di lavoro. Verifichiamo su internet le possibilità dei voli. Ad agosto vedremo insieme come fare. Sunday (Domenico), così si chiama, è contentissimo, ci ringrazia; gli scappa sottovoce la domanda: "voi siete cristiani, vero? Si vede". A noi basta la gioia di questo incontro, di questo rapporto umano che ci fa sentire famiglia. Grazie Gesù che sei passato a trovarci».

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