giovedì, luglio 18, 2013
“Sono rimasto traumatizzato dal livello di miseria che ho visto a Gaza. Tutta la Striscia continua a essere una prigione a cielo aperto, chiusa dal mare, dall'embargo di Israele e adesso anche dall'Egitto”. 

Gaza, (Agenzia Fides) - Così padre Raed Abusahlia, Direttore generale di Caritas Jerusalem, sintetizza le impressioni registrate nel corso della missione appena compiuta da una delegazione della Caritas locale tra la popolazione della Striscia governata dagli islamisti di Hamas. Il resoconto della missione, esposto da p. Raed all'Agenzia Fides, è un grido di allarme: l'embargo imposto da Israele stritola la popolazione, che per quasi un terzo vive sotto la soglia di povertà. Adesso anche le gallerie sotterranee che collegavano il territorio all'Egitto– dove passava merce di ogni tipo, che diventava fonte di reddito anche per le casse di Hamas – sono state quasi tutte ostruite su input del governo egiziano, che tiene di fatto chiuso anche il valico di Rafah. “Le coste di Gaza” racconta p. Raed “rappresentano già adesso un disastro ecologico da cui possono sprigionarsi da un momento all'altro infezioni e epidemie: tutti gli scarichi finiscono a mare, l'acqua è nera e emana un odore nauseabondo, i pesci sono tutti morti e i pescatori non possono andare a pescare in mare aperto per l'embargo. Manca la benzina, l'elettricità va via per ore e ore creando situazioni di emergenza negli ospedali”.

La Striscia di Gaza – sottoposta a embargo da Israele fin dal 2007 - è lunga 41 km e larga tra i 6 e i 12 km. In quel lembo di terra sono concentrati un milione e 700mila abitanti. La delegazione della Caritas guidata da p. Raed ha consegnato al ministero locale della Sanità un quantitativo ingente di medicinali rari affinché siano distribuiti nelle strutture sanitarie locali. Una parte dello stock di medicine è stato consegnato direttamente all'Ospedale anglicano. Nei giorni della loro permanenza a Gaza, i membri dello staff hanno preso contatto con le strutture e le iniziative gestite direttamente dalla Caritas: Il Centro medico insediato nelle aree dei campi profughi e la clinica mobile – dove sono impiegati 18 operatori -, il Centro di protesi artificiali per le persone rese invalide dalle recenti operazioni belliche israeliane (presidio medico che opera in partnership con la Caritas) , i gruppi di soccorso psicologico per i bambini traumatizzati dai bombardamenti, il lavoro dei gruppi di volontari incaricati di distribuire pacchi viveri e piccole somme di denaro (200 dollari) a più di 2mila famiglie che hanno avuto le abitazioni distrutte dai raid militari.

“In quella situazione di sofferenza quotidiana” riferisce a Fides p. Raed “le iniziative dei cristiani, delle loro parrocchie e delle agenzie internazionali da loro animate rappresentano un segno eloquente e apprezzato di testimonianza e di solidarietà con tutta la popolazione”. Per il resto, la delegazione ha potuto prendere atto anche dell'azione del governo autonomo in mano ad Hamas e del controllo sociale esercitato sulla popolazione dalla leadership politica islamista da 7 anni al potere. “Girando per le strade” nota p. Raed Abusahlia – sorge spontanea la domanda: questo è lo Stato di Palestina o l'emirato di Gaza? Da palestinese mi auguro che la divisione finisca al più presto. E soprattutto che siano tolti tutti gli embarghi. Questo popolo merita di vivere”.

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