I giovani padani hanno celebrato il loro congresso al Teatro Nuovo di Milano, tra slogan e bandiere contro l'Europa
Città Nuova - Due bandiere dell’Europa “leggermente” modificata e adattate: su una c’è una svastica, sull’altra falce e martello. È, ma speriamo vivamente di no, il biglietto da visita dei giovani padani, che hanno celebrato il loro congresso al Teatro Nuovo di Milano. Per loro quei simboli stanno a significare che l'antagonista politico si è trasferito da Roma a Strasburgo. Ora è l'Europa «il nuovo regime da abbattere», parola di Matteo Salvini, vicesegretario del Carroccio. Le idee del congresso milanese, ha spiegato Salvini, «offrono a Roberto Maroni una energia positiva: nessuna divisione e nessun litigio, come è accaduto fra qualcuno degli adulti, ma tanta voglia di spaccare il mondo».
Di fronte alle sedi delle istituzioni Ue, hanno promesso i giovani del Carroccio, saranno organizzate manifestazioni di protesta contro quella che definiscono «l'Europa dei banchiere e dei finanzieri». Per fortuna che un briciolo di lucidità l’ha manifestata il segretario nazionale e governatore lombardo Maroni che, davanti a tanta banalità e cercando di dare un colpo al cerchio e una alla botte, ha precisato: «L'Europa non è né nazista né comunista. Eccessivo esibire bandiere della Ue con svastica e falce e martello. L'Europa è una struttura inefficiente, preda di lotte e interesse, e per questo vogliamo cambiarla. Questa Unione europea – ha concluso il governatore della Lombardia – è l'Europa delle lobby dei Mario Monti e dei banchieri».
Intanto tra ripicche, insulti e out-out la dirigenza tira a campare. Qualche giorno fa alla festa della Lega di Cermenate, nel comasco, Salvini ha risposto agli attacchi di Bossi, che aveva definito «inaccettabili» le frasi di Maroni, secondo il quale «chi non è d'accordo con me si può accomodare fuori». Per Bossi «la Lega l'ho fatta io e non ho nessuna intenzione di distruggerla; si troverà una soluzione, ma dobbiamo ascoltare bene la base o il partito va in malora».
Salvini ha replicato «a nome di migliaia di militanti» che «il nemico è fuori. Dobbiamo smetterla di "martellarci " e fare polemiche tra noi». «Io devo tutto a Umberto, tu hai cominciato tutto – ha detto e anche scritto su Facebook il vicesegretario federale di Maroni –, ma adesso basta polemiche. Il nemico non si chiama né Bossi né Maroni. Il terzo Reich è a Bruxelles più che a Roma, vuole annientarci, vuole renderci schiavi, numeri. Una Lega compatta, concreta e cattiva è l'unica speranza di far saltare il quarto Reich, la moneta unica e l'Europa unita». E poi sono stati ripetuti quegli slogan coniati in mattinata al Teatro Nuovo con i giovani leghisti e che piacciono tanto ai militanti scriteriati. «Siamo disposti a qualche giorno di galera per le nostre battaglie? A me piacerebbe. Ci vogliono uguali, omologati: perché se sei uguale, sei più controllabile. A cosa servono le prefetture? Smontiamole! A cosa serve l'ufficio della Commissione europea a Milano? Andiamo a smontarlo, andiamo a prenderci una sedia, una scrivania: è roba nostra, portiamocela via!».
Insomma, se questa è la cultura politica che anima il futuro gruppo dirigente della Lega, siamo molto preoccupati. Non solo per il partito fondato da Bossi e non solo per il Nord, ma per l'intero Paese, che ha bisogno di progettualità, innovazione e una visione solidale della politica.
Città Nuova - Due bandiere dell’Europa “leggermente” modificata e adattate: su una c’è una svastica, sull’altra falce e martello. È, ma speriamo vivamente di no, il biglietto da visita dei giovani padani, che hanno celebrato il loro congresso al Teatro Nuovo di Milano. Per loro quei simboli stanno a significare che l'antagonista politico si è trasferito da Roma a Strasburgo. Ora è l'Europa «il nuovo regime da abbattere», parola di Matteo Salvini, vicesegretario del Carroccio. Le idee del congresso milanese, ha spiegato Salvini, «offrono a Roberto Maroni una energia positiva: nessuna divisione e nessun litigio, come è accaduto fra qualcuno degli adulti, ma tanta voglia di spaccare il mondo».
Di fronte alle sedi delle istituzioni Ue, hanno promesso i giovani del Carroccio, saranno organizzate manifestazioni di protesta contro quella che definiscono «l'Europa dei banchiere e dei finanzieri». Per fortuna che un briciolo di lucidità l’ha manifestata il segretario nazionale e governatore lombardo Maroni che, davanti a tanta banalità e cercando di dare un colpo al cerchio e una alla botte, ha precisato: «L'Europa non è né nazista né comunista. Eccessivo esibire bandiere della Ue con svastica e falce e martello. L'Europa è una struttura inefficiente, preda di lotte e interesse, e per questo vogliamo cambiarla. Questa Unione europea – ha concluso il governatore della Lombardia – è l'Europa delle lobby dei Mario Monti e dei banchieri».
Intanto tra ripicche, insulti e out-out la dirigenza tira a campare. Qualche giorno fa alla festa della Lega di Cermenate, nel comasco, Salvini ha risposto agli attacchi di Bossi, che aveva definito «inaccettabili» le frasi di Maroni, secondo il quale «chi non è d'accordo con me si può accomodare fuori». Per Bossi «la Lega l'ho fatta io e non ho nessuna intenzione di distruggerla; si troverà una soluzione, ma dobbiamo ascoltare bene la base o il partito va in malora».
Salvini ha replicato «a nome di migliaia di militanti» che «il nemico è fuori. Dobbiamo smetterla di "martellarci " e fare polemiche tra noi». «Io devo tutto a Umberto, tu hai cominciato tutto – ha detto e anche scritto su Facebook il vicesegretario federale di Maroni –, ma adesso basta polemiche. Il nemico non si chiama né Bossi né Maroni. Il terzo Reich è a Bruxelles più che a Roma, vuole annientarci, vuole renderci schiavi, numeri. Una Lega compatta, concreta e cattiva è l'unica speranza di far saltare il quarto Reich, la moneta unica e l'Europa unita». E poi sono stati ripetuti quegli slogan coniati in mattinata al Teatro Nuovo con i giovani leghisti e che piacciono tanto ai militanti scriteriati. «Siamo disposti a qualche giorno di galera per le nostre battaglie? A me piacerebbe. Ci vogliono uguali, omologati: perché se sei uguale, sei più controllabile. A cosa servono le prefetture? Smontiamole! A cosa serve l'ufficio della Commissione europea a Milano? Andiamo a smontarlo, andiamo a prenderci una sedia, una scrivania: è roba nostra, portiamocela via!».
Insomma, se questa è la cultura politica che anima il futuro gruppo dirigente della Lega, siamo molto preoccupati. Non solo per il partito fondato da Bossi e non solo per il Nord, ma per l'intero Paese, che ha bisogno di progettualità, innovazione e una visione solidale della politica.
di Franco Lombardo
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