Per scrivere la parola “fine” sul processo Mediaset dobbiamo aspettare ancora un po’: da Berlusconi al Pdl al Pd tutti vivono questo momento con molta tensione e tormentato nervosismo.
Ore infinite per Silvio Berlusconi, che trema per la decisione della Corte, ma con lui trema anche il premier Enrico Letta, poiché quasi sicuramente una sentenza di condanna potrebbe avere gravi conseguenze sugli equilibri di una coalizione fragile. Letta ufficialmente manifesta la massima serenità, ricordando come il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sia tornato pochissimi giorni fa a blindare il governo, affermando che non ci saranno legami tra la sentenze e la vita dell’esecutivo.
Questa volta però la blindatura del Quirinale potrebbe non bastare: vediamo perché. Berlusconi e il Pdl, in caso di condanna, non faranno cadere il governo perché hanno tutto l’interesse a rimanere all’interno della coalizione stessa: finché la vita del governo dipenderà dal Pdl, infatti, il Cavaliere potrà sperare che il Pd, in caso di condanna, non voterà la sua decadenza da senatore.
Ma se il Cavaliere fosse dichiarato colpevole, i problemi per il governo esploderebbero immediatamente perché, come dice lo stesso Berlusconi, il Pd non accetterebbe mai di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è stato condannato. Potrebbe quindi essere il Pd a far cadere il governo delle larghe intese; ma davvero i democratici sono pronti ad assumersi la responsabilità enorme della caduta di un governo che ha come premier un loro esponente?
Staremo a vedere cosa succederà; ma una cosa è certa: in caso di condanna le tensioni all’interno del governo sarebbero davvero alte, e basterebbe poco per far saltare tutto. Basta ricordare ciò che è avvenuto subito dopo la condanna per la vicenda Ruby, o all’inizio del mese quando si diffuse la notizia che la Cassazione aveva anticipato il giudizio su Berlusconi al 30 luglio: il Pdl in quell’occasione chiese la sospensione dei lavori parlamentari per tre giorni (poi si accontentò di un pomeriggio). Ma l’assurdo fu che in quell’occasione il gruppo del Pd votò insieme al partito di Berlusconi la sospensione, e questo scatenò la guerra tra i membri dei democratici.
A spaventare il premier quindi sono proprio le conseguenze collaterali che inevitabilmente si avrebbero a causa delle “richieste” e delle “pressioni” che il Pdl metterebbe sul tavolo; ma soprattutto teme che il Pd questa volta non lo sostenga. Tutti quindi con il fiato sospeso. La domanda però è lecita: se un Paese per poter andare avanti deve aspettare una sentenza, che futuro può avere questo Paese?
di Simona Santullo
Ore infinite per Silvio Berlusconi, che trema per la decisione della Corte, ma con lui trema anche il premier Enrico Letta, poiché quasi sicuramente una sentenza di condanna potrebbe avere gravi conseguenze sugli equilibri di una coalizione fragile. Letta ufficialmente manifesta la massima serenità, ricordando come il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sia tornato pochissimi giorni fa a blindare il governo, affermando che non ci saranno legami tra la sentenze e la vita dell’esecutivo.
Questa volta però la blindatura del Quirinale potrebbe non bastare: vediamo perché. Berlusconi e il Pdl, in caso di condanna, non faranno cadere il governo perché hanno tutto l’interesse a rimanere all’interno della coalizione stessa: finché la vita del governo dipenderà dal Pdl, infatti, il Cavaliere potrà sperare che il Pd, in caso di condanna, non voterà la sua decadenza da senatore.
Ma se il Cavaliere fosse dichiarato colpevole, i problemi per il governo esploderebbero immediatamente perché, come dice lo stesso Berlusconi, il Pd non accetterebbe mai di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è stato condannato. Potrebbe quindi essere il Pd a far cadere il governo delle larghe intese; ma davvero i democratici sono pronti ad assumersi la responsabilità enorme della caduta di un governo che ha come premier un loro esponente?
Staremo a vedere cosa succederà; ma una cosa è certa: in caso di condanna le tensioni all’interno del governo sarebbero davvero alte, e basterebbe poco per far saltare tutto. Basta ricordare ciò che è avvenuto subito dopo la condanna per la vicenda Ruby, o all’inizio del mese quando si diffuse la notizia che la Cassazione aveva anticipato il giudizio su Berlusconi al 30 luglio: il Pdl in quell’occasione chiese la sospensione dei lavori parlamentari per tre giorni (poi si accontentò di un pomeriggio). Ma l’assurdo fu che in quell’occasione il gruppo del Pd votò insieme al partito di Berlusconi la sospensione, e questo scatenò la guerra tra i membri dei democratici.
A spaventare il premier quindi sono proprio le conseguenze collaterali che inevitabilmente si avrebbero a causa delle “richieste” e delle “pressioni” che il Pdl metterebbe sul tavolo; ma soprattutto teme che il Pd questa volta non lo sostenga. Tutti quindi con il fiato sospeso. La domanda però è lecita: se un Paese per poter andare avanti deve aspettare una sentenza, che futuro può avere questo Paese?
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È presente 1 commento
Tranquilli! Berlusconi non lo condannano: sarebbe il disastro al parlamento. Tutti dicono o fingono di non sapere che Letta scivolerebbe sulla buccia di banana e il PD perderebbe quel poco potere che si ritrova. Purtroppo l'Italia é basata sul Berlusca. Lo si vede in questi momenti.
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