mercoledì, luglio 03, 2013
Dopo i due aborti conseguenza, come 23 feriti, dell’intervento della polizia per sciogliere una simile protesta giovedì scorso, l’uso della forza pubblica contro 200 donne che chiedevano attenzione per risolvere una lunga disputa su terreni nella capitale cambogiana Phnom Penh ha provocato ieri altri contusi e un’ulteriore interruzione di gravidanza.

Misna - Le più recenti manifestazioni davanti al municipio di Phnom Penh sono condotte soprattutto da donne delle comunità cittadine di Boeung Kak, Borei Keila e Thmar Koul. Al nuovo governatore della città, Pa Socheatvong, le manifestanti chiedono di onorare l’impegno a risolvere un contenzioso per loro essenziale. La popolazione delle tre aree cittadine, infatti, è stata costretta ad andarsene per lasciare spazio a lussuosi progetti di sviluppo edilizio, ma solo una parte degli abitanti sono stati compensati o ricollocati. Una situazione che ha messo decine di nuclei familiari in una situazione difficile. Come confermato da Tep Vanny, rappresentante dei residenti di Boeung Kak, l’intervento della polizia contro i manifestanti non fermerà la richiesta di giustizia. L’impiego di mezzi sproporzionati all’entità della protesta, come cannoni ad acqua utilizzati contro donne anche incinte e anziane, sta anzi accrescendo la rabbia e la determinazione dei manifestanti che vanno raccogliendo consensi. Il governo cittadino ha confermato, attraverso un portavoce, che la soluzione richiederà tempo e il parere di una commissione appositamente costituita, ma di considerare illegali le modalità della protesta, che avrebbero “infranto le regole del traffico”. Da settembre è in carcere un’attivista, portavoce delle comunità espropriate, condannata per atti violenti ma sostenuta, come le comunità locali, da diverse organizzazioni non governative.

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