Mosca, stretto alleato di Damasco, ha bloccato al Consiglio di sicurezza un progetto di risoluzione che chiede al governo siriano di autorizzare l’accesso immediato di organizzazioni umanitarie alla città di Homs (centro), dove 2500 civili sono bloccati da combattimenti in corso da giorni.
Misna - Il testo, che deve essere approvato all’unanimità dei 15 Stati membri per entrare in vigore, invita “tutte le parti coinvolte nella crisi a fare il massimo per proteggere i civili, autorizzandoli a lasciare Homs, per evitare pesanti perdite in vite umane”. La dichiarazione su Homs è identica a quella che il Consiglio ha adottato lo scorso 7 giugno per la città di Qusayr, teatro di una battaglia durata settimane, passata sotto il controllo delle Forze armate della Siria e di milizie che le sostengono. In quella occasione, dopo un veto iniziale la Russia aveva approvato il testo ma solo dopo l’ingresso a Qusayr dei soldati siriani. Dal terreno l’Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell’Onu (Ocha) ha riferito che in mancanza di un accesso sicuro le agenzie non riescono a consegnare cibo e medicinali destinati a 400.000 persone, residenti in diversi quartieri di Homs.
Nelle stesse ore un appello per Homs è arrivato da Instabul, dov’è in corso una riunione della Coalizione dell’opposizione siriana (Snc). “Questo è un appello politico, etico e umanitario. Chiediamo l’invio immediato di aiuti ma anche di armi sofisticate per respingere l’aggressione di Assad e impedire la caduta della città, che rischia una partizione” ha dichiarato alla stampa Farg al-Atassi, membro del fronte anti-Assad. Nella capitale turca la coalizione di opposizione maggiormente accreditata dai paesi occidentali è in cerca di un nuovo presidente e di un gruppo di leader in grado di formare un governo ad interim nel caso in cui venisse destituito il presidente Bashar al Assad.
Lo scorso maggio un simile incontro si era concluso con un nulla di fatto a causa di divisioni interne, anche sulla strategia da adottare in vista della conferenza di pace da tenersi a Ginevra a data da destinarsi, voluta da Stati Uniti e Russia. Tra i nomi più accreditati per guidare la Coalizione di opposizione c’è l’attuale presidente ad interim George Sabra e i dirigenti storici Louay Safi e Mustafa Sabbagh.
Intanto, in un’intervista al quotidiano governativo Al-Thawra, Assad ha dichiarato che l’opposizione “ha utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione ma è fallita”. Assicurando che rimarrà in carica fino alla fine del suo mandato e che potrebbe candidarsi alle elezioni del 2014, il presidente siriano è tornato a denunciare “una cospirazione orchestrata da nazioni occidentali e arabe per destabilizzare il paese”.
Misna - Il testo, che deve essere approvato all’unanimità dei 15 Stati membri per entrare in vigore, invita “tutte le parti coinvolte nella crisi a fare il massimo per proteggere i civili, autorizzandoli a lasciare Homs, per evitare pesanti perdite in vite umane”. La dichiarazione su Homs è identica a quella che il Consiglio ha adottato lo scorso 7 giugno per la città di Qusayr, teatro di una battaglia durata settimane, passata sotto il controllo delle Forze armate della Siria e di milizie che le sostengono. In quella occasione, dopo un veto iniziale la Russia aveva approvato il testo ma solo dopo l’ingresso a Qusayr dei soldati siriani. Dal terreno l’Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell’Onu (Ocha) ha riferito che in mancanza di un accesso sicuro le agenzie non riescono a consegnare cibo e medicinali destinati a 400.000 persone, residenti in diversi quartieri di Homs.
Nelle stesse ore un appello per Homs è arrivato da Instabul, dov’è in corso una riunione della Coalizione dell’opposizione siriana (Snc). “Questo è un appello politico, etico e umanitario. Chiediamo l’invio immediato di aiuti ma anche di armi sofisticate per respingere l’aggressione di Assad e impedire la caduta della città, che rischia una partizione” ha dichiarato alla stampa Farg al-Atassi, membro del fronte anti-Assad. Nella capitale turca la coalizione di opposizione maggiormente accreditata dai paesi occidentali è in cerca di un nuovo presidente e di un gruppo di leader in grado di formare un governo ad interim nel caso in cui venisse destituito il presidente Bashar al Assad.
Lo scorso maggio un simile incontro si era concluso con un nulla di fatto a causa di divisioni interne, anche sulla strategia da adottare in vista della conferenza di pace da tenersi a Ginevra a data da destinarsi, voluta da Stati Uniti e Russia. Tra i nomi più accreditati per guidare la Coalizione di opposizione c’è l’attuale presidente ad interim George Sabra e i dirigenti storici Louay Safi e Mustafa Sabbagh.
Intanto, in un’intervista al quotidiano governativo Al-Thawra, Assad ha dichiarato che l’opposizione “ha utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione ma è fallita”. Assicurando che rimarrà in carica fino alla fine del suo mandato e che potrebbe candidarsi alle elezioni del 2014, il presidente siriano è tornato a denunciare “una cospirazione orchestrata da nazioni occidentali e arabe per destabilizzare il paese”.
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