La vicenda, nota per un lancio dell’Agenzia vaticana Fides, è stata completamente ignorata dai media, ben più attenti alle notizie non verificate che provengono quasi esclusivamente dall’Osservatorio siriani per diritti di Londra (una fonte dei ribelli)
Miriam aveva 15 anni e viveva con la sua famiglia a Qusayr, località situata a 35 km a sud del capoluogo Homs e a 15 km a sud-ovest del confine con il Libano. Per la sua posizione strategica, la città ben presto è diventata crocevia dei traffici di armi e infiltrazioni dei ribelli. La popolazione all’arrivo dei jadisti di al Nusra è fuggita in massa e da 30.000 si è passati a soli 500 abitanti. A giugno esercito regolare e Hezbollah hanno riconquistato la città e lentamente la gente ha fatto ritorno in quel che restava delle proprie case.
Due sacerdoti cattolici, p. Issam e p. Elias, si sono recati a Qusayr per riconsacrare l’antica Chiesa cattolica di S. Elias, profanata e saccheggiata dai ribelli. E così sono venuti a conoscenza, grazie alle testimonianze raccolte, della sorte di Miriam, una giovane quindicenne cristiana: quando sono arrivati i ribelli, la sua famiglia è fuggita, ma la ragazza è stata trattenuta a forza. Il comandante dei guerriglieri l’ha presa in sposa contro la sua volontà, poi l’ha violentata e il giorno dopo ripudiata. E la poverina per 15 giorni consecutivi è passata di mano tra i miliziani e ogni volta l’incubo si ripeteva: ‘sposata’, violentata e ripudiata dall’aguzzino di turno, e poi pronta per qualcun altro; alla fine, come un agnello sacrificale, è stata soppressa.
Si dice che i ribelli fondamentalisti di al Nusra non rubano e non violentano: è vero solo a patto che le donne non siano cristiane o alauite. Per queste, la fatwa emessa dall’imam Yasir al-Ajlawni fa un’eccezione: “E’ lecito catturare e violentare le donne alauite o cristiane senza che questo costituisca una contraddizione ai precetti dell’islam”. E’ ripugnante che un crimine trovi la sua legittimazione perché qualcuno lo rende legittimo per legge, e ciò succede in tutti i califfati islamici sorti nelle zone occupate dagli estremisti.
Eppure Khateeb, un ragazzino di tredici anni (poco meno l’età di Miriam), è stato l’emblema dell’insurrezione. Catturato il 25 maggio 2011, è stato ucciso dalle forze di sicurezza per aver scritto alcuni slogan anti-Assad. La sua morte è stata il coagulante del malcontento che ha innescato la rivolta, prima che passasse di mano ai terroristi. Quella volta però l’indignazione è stata totale e l’immagine di questo ragazzino ha fatto il giro del mondo. Invece, la vicenda di Miriam che è stata divulgata dall’Agenzia Fides il 2 luglio, non è stata ripresa da nessuno, nonostante io stesso avessi mandato alcune segnalazioni a TV e giornali. Diffondere il fatto sarebbe stato un atto di compassione per lei e la sua famiglia e per chiunque si trova ora a soffrire ingiustamente. Invece Miriam resterà un volto anonimo, accolto sicuramente nel grande cuore di Dio, ma non degli uomini.
La distruzione della Siria intanto continua e chi sostiene la guerra sembra non capire che in questa società non si può creare qualcosa se non con la vita. Non c’è sistema, né struttura democratica, né organizzazione come gli ‘amici della Siria’ che tengano: se un uomo non guarda con tenerezza e compassione ad un altro uomo, anche se diverso, non serve a niente alcuna pretesa di rivoluzione. Miriam ci ha detto questo.
di Patrizio Ricci
Miriam aveva 15 anni e viveva con la sua famiglia a Qusayr, località situata a 35 km a sud del capoluogo Homs e a 15 km a sud-ovest del confine con il Libano. Per la sua posizione strategica, la città ben presto è diventata crocevia dei traffici di armi e infiltrazioni dei ribelli. La popolazione all’arrivo dei jadisti di al Nusra è fuggita in massa e da 30.000 si è passati a soli 500 abitanti. A giugno esercito regolare e Hezbollah hanno riconquistato la città e lentamente la gente ha fatto ritorno in quel che restava delle proprie case.
Due sacerdoti cattolici, p. Issam e p. Elias, si sono recati a Qusayr per riconsacrare l’antica Chiesa cattolica di S. Elias, profanata e saccheggiata dai ribelli. E così sono venuti a conoscenza, grazie alle testimonianze raccolte, della sorte di Miriam, una giovane quindicenne cristiana: quando sono arrivati i ribelli, la sua famiglia è fuggita, ma la ragazza è stata trattenuta a forza. Il comandante dei guerriglieri l’ha presa in sposa contro la sua volontà, poi l’ha violentata e il giorno dopo ripudiata. E la poverina per 15 giorni consecutivi è passata di mano tra i miliziani e ogni volta l’incubo si ripeteva: ‘sposata’, violentata e ripudiata dall’aguzzino di turno, e poi pronta per qualcun altro; alla fine, come un agnello sacrificale, è stata soppressa.
Si dice che i ribelli fondamentalisti di al Nusra non rubano e non violentano: è vero solo a patto che le donne non siano cristiane o alauite. Per queste, la fatwa emessa dall’imam Yasir al-Ajlawni fa un’eccezione: “E’ lecito catturare e violentare le donne alauite o cristiane senza che questo costituisca una contraddizione ai precetti dell’islam”. E’ ripugnante che un crimine trovi la sua legittimazione perché qualcuno lo rende legittimo per legge, e ciò succede in tutti i califfati islamici sorti nelle zone occupate dagli estremisti.
Eppure Khateeb, un ragazzino di tredici anni (poco meno l’età di Miriam), è stato l’emblema dell’insurrezione. Catturato il 25 maggio 2011, è stato ucciso dalle forze di sicurezza per aver scritto alcuni slogan anti-Assad. La sua morte è stata il coagulante del malcontento che ha innescato la rivolta, prima che passasse di mano ai terroristi. Quella volta però l’indignazione è stata totale e l’immagine di questo ragazzino ha fatto il giro del mondo. Invece, la vicenda di Miriam che è stata divulgata dall’Agenzia Fides il 2 luglio, non è stata ripresa da nessuno, nonostante io stesso avessi mandato alcune segnalazioni a TV e giornali. Diffondere il fatto sarebbe stato un atto di compassione per lei e la sua famiglia e per chiunque si trova ora a soffrire ingiustamente. Invece Miriam resterà un volto anonimo, accolto sicuramente nel grande cuore di Dio, ma non degli uomini.
La distruzione della Siria intanto continua e chi sostiene la guerra sembra non capire che in questa società non si può creare qualcosa se non con la vita. Non c’è sistema, né struttura democratica, né organizzazione come gli ‘amici della Siria’ che tengano: se un uomo non guarda con tenerezza e compassione ad un altro uomo, anche se diverso, non serve a niente alcuna pretesa di rivoluzione. Miriam ci ha detto questo.
Tweet |
È presente 1 commento
questi sono i ribelli.... e parte dell occidente li sostiene tutto ora. Come ha detto lal russia tutti hanno le mani sporche di sangue. E non si possono sostenere nè economicamente nè moralmente.
In italia è presente una rete folle che sostiene questi antidemocratici anti etici. siriani stipendiati, che anche la perfetta letizzia ha intervistato..
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.