martedì, luglio 16, 2013
Serve una legge per tutelare la dignita' delle donne anche nella pubblicita' e nella comunicazione: ne sono convinte il segretario della Cgil, Susanna Camusso e la presidente della Camera Laura Boldrini che ne hanno parlato insieme intervenendo ieri al convegno 'La violenza sulle donne e' un'emergenza. L'immagine e il potere' organizzato alla Camera del Lavoro di Milano. Ce ne parla Gabriella Ceraso: ascolta  

Radio Vaticana - E’ una strage che prosegue inesorabile e indisturbata quella nei confronti delle donne: a dirlo è il presidente della Camera Laura Boldrini, dando i numeri di un’emergenza. 2061 gli omicidi dal 2000 al 2011, oltre 1400 maturati in ambito familiare, e 60 le donne uccise da gennaio 2013. È un’emergenza, dice la Boldrini, in quanto è un fenomeno gravissimo, ma non perchè è imprevedibile, dato che gran parte delle vittime aveva gia' fatto una denuncia. C’è violenza anche sui luoghi di lavoro e il sindacato dovrebbe tornare ad essere un riferimento, aggiunge la leader Cgil Camusso che chiede di inserire i centri antiviolenza nei livelli essenziali di assistenza. Un’ipotesi giusta ma non sufficiente, commenta la presidente di Telefono Rosa Gabriella Carnieri Moscatelli:

“Lo Stato se ne deve fare carico certo, ma come case e centri di accoglienza che nulla hanno a che vedere con la rete sanitaria. La violenza sulle donne è una questione di educazione e di cultura”.

Occorre dunque un cambiamento innanzitutto culturale oltre che istituzionale, si ribadisce dal Convegno di Milano: le donne sono uccise in quanto tali, perche' la loro autonomia è ritenuta insopportabile. Ma il rispetto della donna è un fatto che passa anche dall'uso della lingua e dell'immagine: “solo il 2% delle donne in tv parla, il resto” - sostiene la Boldrini – “è muto e svestito". E questo in Europa non è fatto usuale; il tempo è ''maturo'' per una legge ad hoc. Ancora la presidente di Telefono Rosa:

“Sono tornata da una settimana dal Belgio e lo stesso yogurt a Bruxelles è pubblicizzato in una maniera e in Italia in un’altra. Perché? Perché abbiamo una cultura della donna completamente diversa”.


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