Silvio Berlusconi ha iniziato da settimane una nuova ed estenuante partita, quella per ottenere l’agibilità politica, cui non vuole affatto rinunciare. Secondo gli ultimi sviluppi, dalle tantissime polemiche alla “guerra” vera e propria il passo sarà breve.
A nulla sono valse le manifestazioni in piazza pro Berlusconi, come a nulla è servito aver organizzato un faccia a faccia tra il premier Letta e il fedelissimo Alfano, o aver minacciato dimissioni di massa di tutto il Pdl per far cadere il governo: sembra infatti che la tanto desiderata agibilità politica per il leader del Pd non arriverà, o comunque non arriverà facilmente. E allora Berlusconi e il suo partito preparano compatti la battaglia finale: secondo i vertici del Pdl, di fatto la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile, e il centrodestra intende insistere sulla necessità di salvaguardare il ruolo politico del proprio leader ad ogni costo.
All’interno del partito di Berlusconi a prevalere è una strategia difensiva compatta e al tempo stesso pericolosa per la stabilità e la durata del governo, anche se lo stesso Presidente del Consiglio dice di non essere particolarmente preoccupato, restando ottimista e sicuro di poter continuare a lavorare esclusivamente per il bene del Paese, e comunque fiducioso che una soluzione sarà trovata. Giornata fondamentale sarà quindi il 9 settembre, giorno in cui la Giunta per le Elezioni del Senato sarà chiamata a pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
Il Pd, dal canto suo, ha già detto no a un’eventuale ipotesi di amnistia, dichiarandosi compatto nel rispettare la legge fino in fondo e nel votare sì alla decadenza da senatore di Berlusconi. Secondo il leader del Pd Guglielmo Epifani, tutte le ipotesi, dalla grazia all’amnistia fino alla possibilità di commutare la pena, sono tentativi difficili da percorrere e scorciatoie non realizzabili. Quindi il segretario del Pd dice no a qualunque salvacondotto e no a ricatti da parte di Berlusconi e di tutto il Pdl: dal suo punto di vista, sull’agibilità politica non si tratta.
Da parte del Pdl comunque sembra non ci sia nessuna possibilità di resa: senza Silvio Berlusconi in politica non si va da nessuna parte, né con il governo né, con molte probabilità, con la legislatura; e se mercoledì in Consiglio dei Ministri non dovesse essere varata l’abolizione dell’Imu, la caduta del premier Enrico Letta potrebbe essere immediata. Intanto Berlusconi da parte sua interviene in prima persona per richiamare all’ordine il Pdl chiedendo il silenzio stampa, poiché per esempio le dichiarazioni rilasciate dalla pitonessa Daniela Santachè a Repubblica, dove decretava di fatto la fine del governo Letta, hanno scatenato non poche polemiche e sicuramente hanno creato non pochi problemi all’interno dello stesso partito.
Al Pdl ora rimane da percorrere solo una strada, quella della possibilità, tra l’altro avanzata da molti, che la legge Severino sia incostituzionale. La Giunta delle elezioni, o più precisamente l’assemblea del Senato su proposta di questa, potrebbe, d’ufficio o su richiesta di parte, sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale, sospendendo il giudizio in attesa che quest’ultima si pronunci in merito. Il Pdl, infatti, sostiene che la norma sulla decadenza dal Parlamento non è applicabile al Cavaliere perché i reati per i quali Berlusconi è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge.
Insomma, ora si apre il dilemma sulla retroattività della legge in questione: staremo a vedere cosa succederà il 9 settembre, ma qualcuno una volta disse: “Chi la dura la vince…”. Di sicuro a perdere, ancora una volta, saranno gli italiani.
di Simona Santullo
A nulla sono valse le manifestazioni in piazza pro Berlusconi, come a nulla è servito aver organizzato un faccia a faccia tra il premier Letta e il fedelissimo Alfano, o aver minacciato dimissioni di massa di tutto il Pdl per far cadere il governo: sembra infatti che la tanto desiderata agibilità politica per il leader del Pd non arriverà, o comunque non arriverà facilmente. E allora Berlusconi e il suo partito preparano compatti la battaglia finale: secondo i vertici del Pdl, di fatto la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile, e il centrodestra intende insistere sulla necessità di salvaguardare il ruolo politico del proprio leader ad ogni costo.
All’interno del partito di Berlusconi a prevalere è una strategia difensiva compatta e al tempo stesso pericolosa per la stabilità e la durata del governo, anche se lo stesso Presidente del Consiglio dice di non essere particolarmente preoccupato, restando ottimista e sicuro di poter continuare a lavorare esclusivamente per il bene del Paese, e comunque fiducioso che una soluzione sarà trovata. Giornata fondamentale sarà quindi il 9 settembre, giorno in cui la Giunta per le Elezioni del Senato sarà chiamata a pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
Il Pd, dal canto suo, ha già detto no a un’eventuale ipotesi di amnistia, dichiarandosi compatto nel rispettare la legge fino in fondo e nel votare sì alla decadenza da senatore di Berlusconi. Secondo il leader del Pd Guglielmo Epifani, tutte le ipotesi, dalla grazia all’amnistia fino alla possibilità di commutare la pena, sono tentativi difficili da percorrere e scorciatoie non realizzabili. Quindi il segretario del Pd dice no a qualunque salvacondotto e no a ricatti da parte di Berlusconi e di tutto il Pdl: dal suo punto di vista, sull’agibilità politica non si tratta.
Da parte del Pdl comunque sembra non ci sia nessuna possibilità di resa: senza Silvio Berlusconi in politica non si va da nessuna parte, né con il governo né, con molte probabilità, con la legislatura; e se mercoledì in Consiglio dei Ministri non dovesse essere varata l’abolizione dell’Imu, la caduta del premier Enrico Letta potrebbe essere immediata. Intanto Berlusconi da parte sua interviene in prima persona per richiamare all’ordine il Pdl chiedendo il silenzio stampa, poiché per esempio le dichiarazioni rilasciate dalla pitonessa Daniela Santachè a Repubblica, dove decretava di fatto la fine del governo Letta, hanno scatenato non poche polemiche e sicuramente hanno creato non pochi problemi all’interno dello stesso partito.
Al Pdl ora rimane da percorrere solo una strada, quella della possibilità, tra l’altro avanzata da molti, che la legge Severino sia incostituzionale. La Giunta delle elezioni, o più precisamente l’assemblea del Senato su proposta di questa, potrebbe, d’ufficio o su richiesta di parte, sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale, sospendendo il giudizio in attesa che quest’ultima si pronunci in merito. Il Pdl, infatti, sostiene che la norma sulla decadenza dal Parlamento non è applicabile al Cavaliere perché i reati per i quali Berlusconi è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge.
Insomma, ora si apre il dilemma sulla retroattività della legge in questione: staremo a vedere cosa succederà il 9 settembre, ma qualcuno una volta disse: “Chi la dura la vince…”. Di sicuro a perdere, ancora una volta, saranno gli italiani.
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