Sarebbero almeno un centinaio le vittime dei bombardamenti dell’aviazione siriana, in corso da questa mattina sulla periferia di Damasco: lo riferisce l’osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ong basata a Londra ma con una fitta rete di contatti tra l’opposizione nel paese.
Misna - Secondo gli attivisti gli aerei militari di Bashar al Assad starebbero spianando a suon di bombe il quartiere di Ghouta, uno dei principali bastioni dell’opposizione armata alle porte della capitale. Un’azione, riferiscono le fonti “di una violenza inaudita”. L’osservatorio non ha voluto pronunciarsi invece sulle accuse mosse dal Consiglio del comando rivoluzionario al governo siriano, che ha denunciato l’uso di armi chimiche nell’operazione. Il presunto utilizzo di armi chimiche da parte dei lealisti – subito smentito dal governo – non è per il momento confermato da fonti indipendenti. Ieri sono giunti a Damasco ispettori Onu incaricati di verificare l’uso di armi chimiche nelle zone più colpite dal conflitto; la loro missione durerà due settimane. Intanto, alla frontiera con l’Iraq continua l’esodo i civili siriani, tra cui numerosi curdi, in fuga dalle violenze. Da giovedì scorso, secondo l’Unhcr, sarebbero più di 30.000 ad aver passato il confine. Molti i bambini, arrivati stanchi e disidratati nei campi allestiti per l’accoglienza, mentre sul fronte milizie curde e insorti continuano a combattere nel nord-est della Siria. Scontri sono segnalati oggi nei villaggi intorno al posto di frontiera con la Turchia di Ras el Ain, conquistato dalle forze curde alcune settimane fa. Nei giorni scorsi Massud Barzani, il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, che ha a disposizione le efficienti forze armate dei Peshmerga, ha minacciato di intervenire in territorio siriano per difendere i civili curdi dalle violenze dei miliziani inquadrati nello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’.
Misna - Secondo gli attivisti gli aerei militari di Bashar al Assad starebbero spianando a suon di bombe il quartiere di Ghouta, uno dei principali bastioni dell’opposizione armata alle porte della capitale. Un’azione, riferiscono le fonti “di una violenza inaudita”. L’osservatorio non ha voluto pronunciarsi invece sulle accuse mosse dal Consiglio del comando rivoluzionario al governo siriano, che ha denunciato l’uso di armi chimiche nell’operazione. Il presunto utilizzo di armi chimiche da parte dei lealisti – subito smentito dal governo – non è per il momento confermato da fonti indipendenti. Ieri sono giunti a Damasco ispettori Onu incaricati di verificare l’uso di armi chimiche nelle zone più colpite dal conflitto; la loro missione durerà due settimane. Intanto, alla frontiera con l’Iraq continua l’esodo i civili siriani, tra cui numerosi curdi, in fuga dalle violenze. Da giovedì scorso, secondo l’Unhcr, sarebbero più di 30.000 ad aver passato il confine. Molti i bambini, arrivati stanchi e disidratati nei campi allestiti per l’accoglienza, mentre sul fronte milizie curde e insorti continuano a combattere nel nord-est della Siria. Scontri sono segnalati oggi nei villaggi intorno al posto di frontiera con la Turchia di Ras el Ain, conquistato dalle forze curde alcune settimane fa. Nei giorni scorsi Massud Barzani, il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, che ha a disposizione le efficienti forze armate dei Peshmerga, ha minacciato di intervenire in territorio siriano per difendere i civili curdi dalle violenze dei miliziani inquadrati nello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’.
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