domenica, agosto 25, 2013
La campagna di sostegno all’iniziativa europea “Uno di noi” in difesa dei diritti dell’embrione umano non è andata in vacanza quest’estate, anzi l’impegno di raccolta firme si è intensificata in tutta l’area dell’Unione raggiungendo la quota di 900 mila adesioni. L’obiettivo è raccogliere almeno il milione di sottoscrizioni richiesto per legge, per dare il maggior peso politico possibile al riconoscimento formale del bambino non nato quale titolare di diritti umani.

Radio Vaticana - Luca Collodi ne ha parlato con il presidente del Movimento per la Vita in Italia, Carlo Casini:
R. – Sì, il traguardo è un milione di firme entro il primo di novembre, ma questo è veramente un traguardo minimo, un traguardo giuridico, cioè quello che rende obbligatoria la discussione in Parlamento sulle cose che noi chiediamo. In Parlamento è davanti alla Commissione europea, ma noi vorremmo dare forza a questa nostra richiesta, quindi ci auguriamo che le adesioni siano molto più numerose. Abbiamo davanti a noi ancora due mesi.

D. – La campagna “Uno di noi” chiede all’Europa di fermare gli esperimenti che eliminano gli embrioni umani. Che cosa sta succedendo al momento?
R. – Questa domanda specifica riguarda in particolare le famose cellule staminali embrionali, che non servono assolutamente a nulla. C’è una grande confusione: le cellule staminali sono cellule presenti in tutte le parti del corpo, molto utili per la ricerca e per guarire le malattie; ma mentre le cellule del corpo umano - diverse da quelle embrionali - già ora sono utilizzabili ed utilizzate di fatto, le cellule staminali dell’embrione nei primissimi giorni di vita – quando si trovano ancora in provetta – non servono assolutamente a nulla. Questo è un dato scientifico certo; eppure si continua, per ragioni ideologiche, a voler chiedere soldi all’Europa per sperimentare su queste cellule, perché se passa il fatto che con i soldi europei si possono distruggere gli embrioni, vuol dire che gli embrioni non sono esseri umani.

D. – Negli altri Paesi europei come sta andando la raccolta firme?
R. – Oggi sono 28 i Paesi dell’Unione Europea e la cosa bella è che in tutti i 28 si stanno raccogliendo firme. Il regolamento che disciplina questa materia dice che non basta un milione di firme, ma che le adesioni devono essere raccolte in almeno sette Paesi - non una sola firma ma un numero minimo – e questo numero minimo è stato già raccolto in dieci Paesi. Quindi, l’obiettivo è quello di raggiungere in tutti i 28 Paesi - dove già ci sono adesioni - il numero minimo, in modo che si possa dire che il consenso è generale per tutti i Paesi europei.

D. – Va di moda oggi “l’utero in affitto” in molti Paesi del mondo. A livello europeo come stiamo?
R. – Per fortuna l’affitto di utero in Europa non è permesso legalmente, almeno nell’Europa che io conosco, quella comunitaria. Proprio io, nel 1989, sono stato il promotore e relatore di una risoluzione che impegnava l’Europa a non consentire mai l’affitto di utero. Quindi, questo in Europa per ora non avviene. La maternità è una cosa troppo importante per diventare oggetto di commercio. In Europa non si consente che il corpo umano possa essere oggetto di commercio. Questo è ancora poco per riconoscere la vita umana di tutti, però è almeno qualche cosa; è un gradino per raggiungere nel tempo obiettivi più ambiziosi, come quello appunto di riconoscere il diritto alla vita di tutti fin dal concepimento, come chiede l’iniziativa “Uno di noi”.

D. – L’obiezione di coscienza resta un diritto per il cittadino italiano ed europeo?
R. – Sacrosanto! Stabilito a livello italiano dalla Costituzione, riconosciuto dalla Corte costituzionale; riconosciuto in Europa dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, di recente. Fortemente attaccata è l’obiezione di coscienza, in Italia ed in Europa, perché l’obiezione di coscienza del medico è fastidiosa per chi vorrebbe avere le “mani libere” sull’embrione. Per avere le “mani libere” bisogna credere o far credere che non si tratta di un essere umano ma di una cosa, che non è un soggetto ma un oggetto e, per far credere questo e per crederlo auto-ingannandosi, bisogna considerare “stupidi” coloro che dicono diversamente. Ecco perché l’aggressione contro l’obiezione di coscienza non è mirata a fare un maggior numero di aborti, ma è mirata ideologicamente ad impedire la testimonianza di coloro che se ne intendono sulla vita, ovvero i medici.


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