sabato, agosto 24, 2013
Gu Kailai accusa il marito di aver intascato tangenti; Tang Xiaoling, un businessman conferma, ma Bo sprezzante, rifiuta anche le ammissioni di colpa a lui strappate in un'inchiesta interna del Partito. Per i sostenitori egli è una vittima di Xi Jinping e Li Keqiang. 

Jinan (AsiaNews) - Il secondo giorno del processo, Bo Xilai, ex capo del Partito di Chongqing, ha di nuovo rifiutato le accuse portate a lui dalla moglie Gu Kailai e dal businessman Tang Xiaoling, bollandole come inaffidabili e false. Ieri, alla prima sessione, egli ha ricordato che la moglie soffre da tempo di squilibri mentali e Tang è solo un "bugiardo cane pazzo". Il processo politico più importante da decenni, che dovrebbe rovinare Bo e condannarlo alla pena capitale, rischia di presentarlo come un eroe, applaudito dai molti sostenitori che manifestano all'esterno della corte.

Bo è accusato di tangenti, corruzione e abuso di potere.

Per le prime due accuse, la corte ha presentato la testimonianza filmata di Gu Kailai, condannata alla pena capitale per aver ucciso il faccendiere Neil Heywood. In essa, Gu sostiene che Bo e lei avevano cassaforti piene di denaro, da cui ella ha tratto somme per 130mila dollari. Per Gu quei soldi provengono da tangenti segrete accumulate da Bo. Con tono fermo, l'accusato ha fatto notare che, a causa dei suoi impegni politici e dei molti viaggi all'estero della moglie, da anni i due non vivevano insieme e non si vedevano se non raramente e che non aveva il controllo del denaro che entrava o usciva dalle casseforti. "penso - ha aggiunto - che la testimonianza di Gu Kailai sia molto comica e ridicola". Bo e i suoi avvocati hanno ricordato che Gu è "pazza", da tempo sotto cure mentali e le è facile mentire.

Ancora più dura la risposta alla testimonianza di Tang Xiaoling che sostiene di aver passato a Bo tangenti per 3,4 milioni di dollari, venendo spesso incontro a bisogni di Gu e dei suoi figli (viaggi, case, incontri con amici,...). Bo ha negato di aver preso tali tangenti e ha definito Tang un "cane pazzo" che mente per difendere i suoi interessi.

Bo ha anche ritrattato un'ammissione di colpevolezza da lui espressa durante un'inchiesta interna del Partito, dicendo che essa gli era stata estratta contro la sua volontà. "Non sono un uomo perfetto - egli ha detto - e non ho sempre una forte volontà. Ma voglio proclamare la verità sulle accuse che mi fanno".

Il rifiuto delle accuse da parte di Bo rende questo processo molto diverso da quello della moglie, che invece da subito ha accettato accuse e verdetto. Gli osservatori si domandano se i contrasti di Bo con la corte siano concordati - come spesso avviene nella giustizia cinese - o se sono un imprevisto colpo di scena che può spaccare la società.

Il processo è stato preparato fin negli ultimi dettagli, perfino nella scelta di poliziotti più alti del già alto Bo Xilai (1,80metri), per dare un senso di dominio su di lui nelle immagini che vengono distribuite, insieme ai tweet ufficiali della corte. Immagini e messaggi sono diffusi per dare l'impressione di apertura e onestà al processo, ma vari studiosi dicono che il processo alla Banda dei Quattro, celebrato nel 1980 era molto più aperto: la gente era libera di entrare nell'aula, mentre ora si dà il permesso solo a 100 persone; la televisione dava in diretta le discussioni, mentre per Bo ci sono solo foto; la sede del processo era la capitale e non il periferico Shandong; i giudici davano molte più informazioni sul caso, mentre qui si danno brevi tweet ufficiali.

Intanto la polizia è impegnata a tenere lontano dalla corte tutti i sostenitori di Bo, che lo considera un benefattore del popolo e una vittima del presidente Xi Jinping e del premier Li Keqiang.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa